Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
Trasuntin Guido
notizie 1560-1606
monocordo

legno di cipresso,
legno di ebano,
avorio,
pergamena,
ferro,
ottone
mm
Misure: lu. senza le cornici 665//la. senza le cornici 54,5//h. senza i piedi 53//h. coi piedi 70// distanza dall'estremità con le punte d'attacco al centro della rosetta (misurata senza cornici) 498//diametro della rosetta 31//lu. vibrante delle corde 53
sec. XVII (1606 - 1606)
n. 1767
La cassa, interamente di cipresso, con sagoma e sezione rettangolari consta d'un fondo, a cui sono applicate lateralmente le due fasce lunghe, delle fasce corte che sono inserite tra le fasce lunghe e che poggiano sul fondo, e della tavola armonica sovrapposta alle fasce. Una cornice superiore e una inferiore, entrambe modanate, sono applicate lateralmente alle quattro fasce. La cassa ha quattro piedi modanati. Il fondo porta la scritta in inchiostro nero TRECTA CORDO.
Le corde sono attaccate a quattro punte di ottone. - Un blocchetto di cipresso in forma di trapezio isoscele coi lati concavi, con un bordo modanato, serve da ponticello sulla tavola. Questo blocchetto porta l'iscrizione in inchiostro nero VT/32. "VT" può essere interpretato come "ut" (antico nome per "do") o come iniziali di Vito Trasuntini. "32" si riferisce al 32° tasto della tastiera del cembalo che rende il Do2. - Servono da tastiera 42 strisce di cipresso, tra le quali ci sono scanalature, in cui può essere immesso un ponticello, ora mancante. Invece dell'ultima striscia c'è un blocchetto di cipresso in forma di trapezio isoscele coi lati concavi. Questo blocchetto porta la scritta in inchiostro nero AL ONISONO, riferentesi indubbiamente al fatto che le quattro corde sono da accordare all'unisono. - Nella tavola c'è una rosetta di legno su pergamena con un bordo di cipresso. La rosetta è geometrica, a base trilobata. - Un blocchetto di cipresso in forma di trapezio isoscele coi fianchi concavi, con un bordo modanato, serve da ponticelo sul somiere. - Il somiere ha quattro caviglie di ferro. Nelle scanalature tra le strisce di cipresso sono inserite placche di avorio con numeri neri: 33, 35, 36, 38, 39, 41, 43, 44, 46, 48, 49, 51, 53, 54, 56, 57, 59, 61, 62, 64, 66, 67, 69, 70 e 72; e placche di ebano con numeri dorati: 34, 37, 40, 42, 45, 47, 50, 52, 55, 58, 60, 63, 65, 68, 71 e 73.

Le cetre in senso generico sono cordofoni con una corda o più corde tese sopra un risonatore, a cui sono aggiunti i mezzi per tendere le corde (somiere, blocco d'attacco), senza altre aggiunte come un manico, braccia con un giogo o un modiglione. I risonatori delle cetre fuori dell'Europa possono avere le forme più disparate: d'un arco, d'una fossa scavata nella terra, d'un bastone rotondo o appiattito, d'una trave, d'un tubo con sezione rotonda o semicircolare, d'una zattera o d'una trave arcuata. Solo nei paesi di cultura islamica e in Europa s'incontrano cetre con un risonatore in forma di cassa di legno, con un fondo, una tavola armonica e generalmente con fasce.
Cetre con tali risonatori sono tra l'altro, le arpe eolie, i salteri di varie forme, i monocordi e le cetre in senso specifico. La maggior parte delle cetre in senso generico è composto delle parti sopra menzionate, così le arpe eolie e i salteri. I monocordi e le cetre in senso specifico possono, però, avere una tastiera per raccorciare con le mani le corde, o per lo meno alcune corde. Tale tastiera è stata adottata dai liuti in senso generico, sicché i monocordi e le cetre in senso specifico possono essere strumenti ibridi.
Generalmente le cetre in senso generico hanno corde pizzicate dal suonatore. In alcuni tipi di cetra in senso generico le corde vengono percosse (tambourin du Béarn o altobasso, salteri con una cassa in forma di trapezio isoscele nei paesi europei al Nord delle Alpi e dei Pirenei). Qualche cetra in senso specifico ha corde strofinate con un archetto (il langspil islandese, la jouhi kantele finlandese, a volte il Noordse balk dei Paesi Bassi, le cetre alpine ad archetto, inventate dall'austriaco Johann Petzmayer nel 1823). Le arpe eolie erano appese all'aria aperta in modo che il vento potesse generare vibrazioni delle corde, e quindi suoni.
Il monocordo è una cetra in senso generico con una cassa - in origine, e generalmente anche nel corso della sua storia - a sagoma e sezione rettangolari. Nell'antichità greca lo strumento aveva originariamente una corda (ciò che spiega il suo nome), più tardi anche più corde, poi un ponticello spostabile o più di uno. Lo strumento serviva come oggetto didattico per dimostrare il rapporto tra le altezze dei suoni e le lunghezze vibranti delle corde, come suppellettile didattica per l'insegnamento del canto, e anche come strumento che veniva suonato in complessi nella pratica musicale.
Tramite Boezio (De Institutione Musica, inizio del secolo VI) il monocordo fu tramandato al Medioevo. In questo periodo troviamo menzionati strumenti con un numero sino a otto corde. In casi eccezionali la cassa poteva anche avere la forma d'un altro cordofono, per esempio quella di trapezio, ma anche di viola o di ghironda. Con quest'ultimo passo è varcato il confine tra cordofoni semplici o cetre in senso generico da un lato, e cordofoni con manico o liuti in senso generico dall'altro. Data questa imprecisione dei confini tra i due tipi, e dato anche che il clavicordo fu sviluppato dal monocordo a più corde, non è sempre facile fare distinzioni precise tra i vari generi di strumenti nei casi in cui nel tardo Medioevo si scrive di "monocordi". Così, quando Johannes de Muris nella prima metà del secolo XIV nella sua Musica speculativa parla d'un monocordo con 19 corde, sembra probabile che non si riferisca a un monocordo in senso stretto, bensì a un clavicordo.
E necessario ad ogni modo supporre che nei casi in cui il monocordo è usato come strumento della pratica musicale, i ponticelli spostabili sono sostituiti con una tastiera con tasti fissi. Così un altro elemento (la tastiera) del liuto in senso generico fu applicato a un tipo di cetra in senso generico. Questa fu indubbiamente il punto di partenza per lo sviluppo delle cetre in senso stretto.
E un fatto che il monocordo continuò la sua vita sino al secolo XIX, in parte come oggetto didattico, poi anche come apparecchio per accordare soprattutto strumenti a tastiera. Allora può avere più di una corda, e sino al secolo XIX può avere ancora persino ponticelli spostabili. Lo strumento che si esamina in questa scheda è un "monocordo" a quattro corde (che il costruttore, con conoscenze imperfette del greco antico, battezzò "trectacordo") con ponticelli spostabili, per applicare un'accordatura giusta al cembalo inv. 1766 (scheda nctn 00000078), il quale possiede una tastiera complicata con 31 note nell'ottava.
Benché non esista nessuna notizia in proposito, sembra probabile che questo monocordo, destinato al clavemusicum omnitonum, abbia sempre accompagnato questo cembalo con 31 tasti nell'ottava (si veda la scheda inv. 1766, nctn 00000078). In tal caso lo strumento fu - insieme al cembalo - in possesso di Giuseppe Baini (1775-1844), che lasciò il monocordo per testamento al Liceo Musicale.
Vitus de Trasuntinis (Guido Trasuntin) fu attivo dal 1560 al 1606 "nell'arte d'arpicordi, clavicembali, organi et regali" (L. Fioravanti: dello specchio di scientia universale, Venezia, 1564, c. 273). Della sua officina sono conservati due clavicembali con tastiere normali e disposizione originale di 8'4' (Berlino, Milano), e il clavicembalo descritto nella scheda nctn 00000078.