Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
Magazzari Vincenzo
1776/ 1826 post (?)
corno inglese

legno di acero,
corno,
cuoio,
ottone,
alpacca
mm
Misure: lu. totale 811//lu. della campana 187//distanza tra l'ingresso e I 201//II 242//III circa 280//V 382//V 424//VI 460//ch Do 589//ch Si 685//cannello per l'ancia lu. 72//diametro 3,3-5,8.,
Altre misure approssimative: lu. del pezzo superiore 309//lu.del pezzo inferiore 315//lu. del tenone del pezzo inferiore 28//diametro esterno degli anelli del pezzo superiore 27,9-27,8//del,
rigonfiamento del pezzo superiore 30,9//del pezzo superiore sotto il rigonfiamento e gli anelli 24,8 - 26,8//del rigonfiamento del pezzo inferiore 33,9//del pezzo inferiore sotto il rigonfiamento 28,2-31,1//del tellone del pezzo inferiore 22,1//del rigonf
sec. XIX (1830 - 1830)
n. 1787
In tre pezzi. Il corpo, coi fori per le dita, curvato, consta d'un pezzo superiore e di uno inferiore. L'ingresso è rinforzato con un rigonfiamento e con un anello da entrambi i suoi lati. Le estremità superiori del pezzo inferiore e della campana sono tornite a rigonfiamento. La campana è svasata in forma di fiasco e non ha fori di risonanza, essendoci una chiave per Si2. Alle estremità superiori dei tre pezzi ci sono anelli di corno. I pezzi superiore e inferiore sotto gli anelli di corno sono coperti di cuoio nero. La campana sotto l'anello è tinta scura. Il foro III è duplicato. Il foro I è obliquo verso l'ingresso, i fori III e VI sono obliqui verso la campana.
Chiavi:
Si3 (aperta, con leva lunga, per il pollice destro);
Do3 (aperta, per il mignolo destro);
Dodiesis (chiusa, per il mignolo destro);
Mib3 (chiusa, per il mignolo destro);
Fadiesis3 (chiusa, per l'anulare destro);
Soldiesis3 (chiusa, chiave traversa col piattino a destra, per il mignolo sinistro);
Sib3 (chiusa, con leva lunga, per l'indice destro);
portavoce (chiuso, per il pollice sinistro).
Le chiavi sono di ottone. Hanno piattini emisferici con cuscinetti. La paletta di Dodiesis si trova al di sopra di quella di Do: quando quella si apre, si chiude questa automaticamente. Le chiavi hanno supporti in colonnini su piastrine, e molle di alpacca ribadite alle palette. Le chiavi Si, Dodiesis
e il portavoce hanno selle conduttrici su piastrine. Il foro del portavoce ha la solita copertura di un piattino perforato; i fori delle altre chiavi sono rivestiti di ottone.
Il cannello per l'ancia è originale.

Sono da distinguere due tipi di strumenti ad ancia doppia, entrambi in origine sempre con un tubo diritto. Il primo tipo ha la cameratura cilindrica. A questo tipo appartengono l'aulòs dell'antichità greca, la tibia di quella romana; tale strumento è raffigurato anche nell'arte etrusca, ma il nome etrusco è sconosciuto. Tali strumenti venivano suonati sempre raddoppiati (un unico suonatore suonava due strumenti). L'ancia era spesso doppia, ma a volte era applicata un'ancia semplice battente. Questo tipo ha la sua origine nel bacino orientale del Mediterraneo, essendo usato anche dagli Egizi e dai Fenici. Tali strumenti, benché ormai senza raddoppiamento, sono usati nel Caucaso, in Cina (kuantzu) e in Giappone (hiciriki). A prescindere dal Caucaso, questo tipo è ormai estinto in Europa.
Il secondo tipo di strumento ad ancia doppia ha la cameratura conica. Il tubo è di legno, ma la campana può essere metallica. Era già noto nel Medio Oriente nei primi secoli dell'era volgare e fu poi diffuso dagli Arabi. Così raggiunse verso est la Persia (zurnâ), l'india, il Tibet, la Cina, la Mongolia, la Birmania, i paesi dell'Asia sudorientale, e diverse isole dell'Indonesia (Giava, Madura, Bali, Lombok, Celebes); e verso ovest la regione della penisola balcanica, e la regione maghrebina, da dove si diffuse verso il sud sino agli Haussa e i Peul.
Lo strumento fu introdotto nell'Europa occidentale dagli Arabi attraverso la Sicilia e il continente italiano: vi è attestato nell'iconografia già nel secolo XII. Dall'Italia si diffuse verso il Nord, e ancora nel secolo XIV veniva chiamato in Germania walsch rôr (tubo romanico, o italiano). Tali
cialamelli, come s'è già detto, potevano avere nel Medioevo italiano grandi campane metalliche, ma in genere avevano - e hanno ancora - campane lignee. Questo vale ancora per il successore dello strumento medievale nella musica popolare italiana: il piffero, generalmente suonato insieme con la zampogna.
Dalla fine del secolo XV sino alla metà del secolo XVII gli strumenti ad ancia doppia ebbero uno sviluppo senza pari. In primo luogo vennero ideate molte varianti, in parte in Italia (bassanelli, sordoni, doppioni, dolzaine), in parte al nord delle Alpi (fagotti, cortaldi, cialamelli con cappelletto, cromorni, schryari). Le differenze tra queste varianti consistono in vari elementi: la conicità (o il grado di conicità) o cilindricità della cameratura; la sua eventuale piegatura (sordoni, doppioni. fagotti, cortaldi), e l'uso d'un cappelletto (cialamelli a cappelletto, doppioni, dolzaine, cromorni, schryari) o meno.
In secondo luogo, quasi ognuna di queste varianti fu estesa a formare una famiglia con un numero di membri tra tre (bassanelli, schryari) e sei. I cialamelli normali e i fagotti si svilupparono sino a formare famiglie con sei formati e sei fondamentali diversi.
Questa predilezione per le ance doppie e per il timbro stridente prodotto da esse scomparve quasi di colpo intorno alla metà del secolo XVII. Strumenti ad ancia doppia con un cappelletto hanno lo svantaggio che con essi è impossibile produrre armonici, sicché l'ambito rimane sempre ristretto, generalmente a una nona. Scomparvero intorno al 1650, dunque, tutti i tipi di strumenti con cappelletto. Scomparvero anche molti tipi di strumenti ad ancia doppia senza cappelletto, benché qualcuno (specie il cortaldo) rimanesse in uso, però con cambiamenti di forma e di tecnica, sino all'inizio del '700. Di tutta la ricchezza rinascimentale rimasero solo il cialamello soprano su Re2 o Do3, e il "fagotto corista" o fagotto basso su Do1. Entrambi questi strumenti hanno una cameratura conica e vengono suonati senza cappelletto. Intorno al 1650 l'ambito del cialamello soprano era d'una duodecima (ottava e quinta), mentre il "fagotto corista" si estendeva per due ottave e mezza (decimanona). In linea di principio il cialamello e il "fagotto corista" sono ricavati - come i flauti dolci e traversi e tutti gli altri strumenti ad ancia doppia con l'eccezione del bassanello - da un unico pezzo di legno. Tra cialamello e "fagotto corista" ci sono tre differenze principali. In primo luogo, benché entrambi gli strumenti abbiano una cameratura conica, la conicità è ben più spiccata nel cialamello, che ha inoltre una campana con un forte allargamento. In secondo luogo, il cialamello ha sempre un tubo diritto, mentre il tubo del fagotto ha una piegatura: dall'esse il tubo procede verso il basso, poi in fondo alla culatta si svolge in su sino al foro d'uscita che si trova ben più in alto dell'esse. In terzo luogo, l'ambito del fagotto ha un'estensione notevole verso i bassi. Semplificando un poco, si può dire che il cialamello soprano produce con la copertura dei fori I-VI il Re3, e che ha poi un foro per il mignolo o una chiave aperta d'estensione, pure per il mignolo, per Do3. Il "fagotto corista" invece produce con la copertura dei fori I-VI il Sol1, mentre ha fori e chiavi d'estensione, con cui viene raggiunto verso i bassi il Do1.
Un fenomeno speciale nel fagotto rinascimentale è che a volte il foro d'uscita è coperto da una graticola di legno o di metallo per addolcire il suono. Tutto sommato, tale graticola non s 'incontra più dopo il 1700. Un'eccezione, però, è l'oboe tenore 2813/2814 (scheda 42 catalogo van der Meer) sempre della collezione del Museo della Musica che la possiede ancora.
Dall'ultimo decennio del secolo XVII s'incontrano anche oboi d'un formato più grande, quindi con un fondamentale più basso. Tali strumenti sono senza eccezione traspositori. Si distinguono in:
1. oboe d'amore, generalmente in La, dunque traspositore d'una terza minore bassa, con una campana svasata per addolcire il timbro. Questo tipo nacque verso in 1720 in Sassonia e fu costruito poi anche in altri centri della Germania, per esempio a Norimberga. Conosciute sono soprattutto le voci per tali strumenti nelle opere di Johann Sebastian Bach, ma anche altri compositori tedeschi da Telemann a Dittersdorf lo prescrivono. L'etimologia dell'espressione "d'amore" è ancora materia di discussione.
2. oboi in Fa, dunque traspositori d'una quinta bassa. Essi si distinguono in:
- oboi tenori;
- oboi da caccia;
- corni inglesi.
3. oboi baritoni o bassi all'ottava inferiore, nati nella prima metà del secolo XVIII. Sono conservati esemplari tedeschi (Johann Christoph Denner, Norimberga) e francesi (Charles Bizey, Parigi). Gli oboi baritoni o bassi hanno normalmente una forma diritta. A volte si trovano oboi da caccia all'ottava bassa (si vedano inv. 1786 e 1771, schede catalogo van der Meer 43 e 44).
4. Esistono persino oboi contrabbassi alla quindicesima inferiore, estremamente rari.
Il corno inglese è un oboe traspositore in Fa, dunque d'una quinta bassa, con la campana svasata che già incontrammo nell'oboe d'amore.
Nel secolo XVIII il corpo - a volte in un unico pezzo, a volte diviso in un pezzo superiore e uno inferiore - è curvato e costruito nella stessa maniera di quello dell'oboe da caccia. Fu indubbiamente il corpo curvato che fece chiamare lo strumento, che è in effetti un oboe, corno. L'etimologia di inglese è ancora materia di discussione. Ad ogni modo non si riferisce all'Inghilterra.
La forma curvata del corno inglese s'incontra a volte ancora sino al 1850. Intorno al 1800 si ideò una forma più facile da costruire: un pezzo superiore e un pezzo inferiore diritti sono collegati con un membro a gomito. Dal 1850 lo strumento viene costruito sempre di più nella forma diritta che prevale ancora oggi.
Il corno inglese nacque verso il 1720 ed è prescritto da compositori come Kuhnau e Johann Sebastian Bach. Già prima del 1750 fu adottato anche a Vienna e fu poi assunto in tutta l'Europa. Ancora oggi il corno inglese fa parte dell'orchestra sinfonica.
Il numero delle chiavi suggerisce che questo corno inglese non fu uno strumento precoce. L'uso delle selle conduttrici rimanda la data della costruzione al secondo quarto del secolo XIX. S'intende che l'uso di selle nei fagotti è attestato già nel secolo XVIII, ma la loro applicazione ad altri strumenti a fiato in legno non s'incontra prima del 1825. L'uso di supporti in colonnini s'incontra per la prima volta nel 1806, quando Laurent, a Parigi, li applica ai suoi flauti di cristallo. In altri strumenti i colonnini non si trovano prima del 1828, e diventarono usuali solo dopo il primo modello del flauto Bòhm, creato nel 1832. Per questa ragione si deve accettare una data di costruzione di questo corno inglese non prima del 1830.
E quindi evidente che il costruttore fu non Ermenegildo, ma Vincenzo Magazari.
Questi nacque a Bologna nel 1776, fu prima fabbro, poi tornitore e infine "fabbricatore d'istromenti". Dal 1800 al 1808 abitò in strada Castiglione 406, quindi fu vicino di casa del fratello maggiore. La data della morte di Vincenzo Magazari è sconosciuta, ma negli anni 1825-26 Luigi Magazari, figlio di Vincenzo, studiò contrabbasso al Liceo Musicale, sicché è da supporre che all'epoca vivesse e lavorasse ancora Vincenzo (Bernardini 1987-88).