Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
Rafi Claude
notizie 1515-1553
flauto traverso tenore

legno di bosso,
ottone
mm
Lu. totale 682//lu. della testata senza tenone 313,5//lu. del tenone 32,3//lu. del corpo 368,5//distanza tra il centro del foro d'imboccatura e I 255// II 299//III 335//IV 387,4//V 427,4//VI 467,5//l'uscita 576//diametro esterno della testata tra 27,4 e 2
sec. XVI (1515 - 1553)
n. 3288
In due pezzi. All'ingresso e alle due estremità del corpo c'erano delle ghiere. Nel restauro del 1989 queste furono fatte in ottone. La cameratura è ormai ovaloide.

I flauti sono aerofoni in cui il flusso d'aria è diretto contro lo spigolo di un'apertura situata nella parte iniziale del tubo. Esistono nel mondo numerose specie di flauti. In Europa sono da distinguere principalmente - laddove si prescinde da certi flauti di natura etnica o popolare - due tipi: i flauti dolci e quelli traversi.
I flauti traversi sono flauti che il suonatore tiene in posizione più o meno orizzontale, quindi trasversale rispetto al suo corpo. Il foro d'imboccatura è laterale e ha uno spigolo aguzzo, contro cui il suonatore dirige direttamente il fiato. Sino alla metà del secolo XVII il corpo del flauto ha sei fori laterali per le dita. Per quanto sia possibile accertare, la cameratura in questo periodo è più o meno cilindrica. Sino al secolo XVI il flauto è normalmente costruito in un solo pezzo. Tra l'ingresso del tubo e il foro d'imboccatura dei flauti traversi è sempre inserito un sughero spostabile che garantisce l'intonazione giusta dei suoni.
Il flauto traverso, come tipo, proviene anch'esso dall'oriente e penetrò in Europa attraverso l'impero bizantino, l'Ungheria, la Boemia, poi la Germania, da dove fu introdotto più tardi nei paesi del meridione e dell'occidente. La prima menzione del flauto traverso in Germania è del secolo XII (Herrad von Landsberg, Hortus Deliciarum). Fuori della Germania lo strumento mantiene sino al secolo XVIII il nome di flauto alemano, fiùte allemande, German flute, ecc.
Come s'è già osservato riguardo ai flauti dolci, anche i flauti traversi del '500 e della prima metà del '600, sempre conservando la cameratura più o meno cilindrica, i sei fori per le dita e il sughero, sono costruiti in varie misure con fondamentali diversi, quindi come una famiglia che, però, non ha tanti membri come quella dei flauti dolci. Vengono costruiti flauti traversi in tre misure:
soprano fondamentale La3
tenore fondamentale Re3
basso fondamentale Sol2.
I soprani sono sempre fatti in un solo pezzo; i tenori lo sono spesso, benché s'incontrino anche tenori in due pezzi (come quello esaminato nella presente scheda ed in quella con nctn 00000009); i bassi sono generalmente in due pezzi (cfr. nctn 00000010). Negli strumenti in due pezzi il tenone è sempre un prolungamento della testata; nel corpo si trova allora la mortasa corrispondente. In tal caso la testata ha il foro d'imboccatura, il corpo ha invece i sei fori per le dita. Negli strumenti in due pezzi l'ingresso e l'estremità superiore del corpo intorno alla mortasa portano ghiere o rinforzi in forma di avvolgimenti. In certi casi tali rinforzi si trovano anche intorno all'uscita.
Il marchio si trova normalmente tra l'ingresso e il foro d'imboccatura.
Generalmente i flauti traversi rinascimentali hanno un corista basso. Il corista può essere circa un tono sotto il corista attuale (La3 = 403 Hz; presente scheda), in Francia eventualmente una terza minore sotto il corista a cui siamo abituati (La3 = 367 Hz; nctn 00000009). Flauti traversi di questo periodo con un corista più alto (cfr. nctn 00000010) sono piuttosto eccezionali.
Claude Rafi fu attivo come costruttore di flauti traversi e dolci a Lione dal 1515 al 1553 (Tricou 1913). Il trifoglio nel marchio dello strumento è per il momento senza spiegazione. Altri flauti dolci e traversi sono conservati coi marchi G. Rafi e M. RAFI. Questi costruttori sono forse discendenti o altri parenti di Claude Rafi. Gli strumenti con questi ultimi marchi possono essere stati fatti in un'epoca posteriore a quella di Claude Rafi, ma probabilmente prima del 1600.