Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
ambito europeo
flauto dolce tenore

legno di bosso,
legno di conifera,
ottone
mm
Misure approssimative delle parti originali: lu. senza il tenone inferiore 476//distanze tra l'ingresso e il bordo superiore della bocca attualmente 56//distanza tra il bordo superiore della bocca e p 195//I 258//II 293//III363//IV 412//V 449//VI 484//boc
secc. XVI/ XVII, sec. XIX (1500 - 1699)
n. 1839
Lo strumento subì gravi cambiamenti probabilmente nell'Ottocento. La parte originale comprende una sezione dell'ingresso, la bocca, il foro p e i fori I-VI. Questa parte è ricavata da un solo pezzo di bosso. In origine l'ingresso col blocco aveva un taglio trasversale piano all'estremità superiore e una capsula in forma di tronco di cono. In occasione della trasformazione l'ingresso fu modellato in forma di becco d'uccello, e fu scartata la capsula che si è persa. Il blocco di conifera non è quello originale, sicchè non si sa niente del canale d'aria originale. In occasione della trasformazione fu tolta la parte inferiore del tubo col foro m. L'estremità inferiore della parte rimanente fu modellata come tenone. Fu aggiunto un pezzo inferiore, pure di bosso, con una mortasa circondata da una ghiera di ottone all'estremità superiore. Il nuovo pezzo porta quattro chiavi di ottone, dall'alto in basso:
1. una chiave chiusa per il mignolo destro; piattino rettangolare e piatto, con guarnizione di cuoio incollata al piattino, il quale è ribadito alla leva; la molla di ottone è ribadita alla paletta ricurvata; supporto in un rigonfiamento del tubo;
2. una chiave aperta per il mignolo destro; piattino rettangolare e patto, con guarnizione di cuoio incollata al piattino; la molla di ottone è ribadita alla paletta ovale; il supporto della leva in un rigonfiamento del tubo, quello del piattino in blocchetti ricavati dal legno;
3. una chiave chiusa, ora mancante, per il mignolo sinistro, con supporti nel rigonfiamento del tubo, e con blocchetti ricavati dal legno del tubo per guidare la leva;
4. una chiave aperta, ora mancante, per il mignolo sinistro; supporto della leva in un rigonfiamento del tubo, quello del piattino in blocchetti ricavati dal legno del tubo: due blocchetti di questo tipo servono per guidare la leva.

I flauti sono aerofoni in cui il flusso d'aria è diretto contro lo spigolo di un'apertura situata nella parte iniziale del tubo. Esistono nel mondo numerose specie di flauti. In Europa sono da distinguere principalmente - laddove si prescinde da certi flauti di natura etnica o popolare - due tipi: i flauti dolci e quelli traversi.
I flauti dolci hanno un tubo nel cui inizio è inserito un blocco (l'anima) sì che resta libero un canale d'aria tra la superficie superiore del blocco e la parete del tubo. Sotto il canale d'aria si trova nel tubo un'apertura (bocca), il cui orlo inferiore è smussato a spigolo di sopra. L'aria proveniente dal canale d'aria è diretta contro questo labium (labbro) smussato.
Il flauto dolce fu introdotto nell'Europa occidentale nel secolo XI. Proviene in parte dai paesi arabi tramite la penisola iberica - il tipo è ormai obsoleto nella regione di cultura islamica -, in parte da paesi di popolazione slava, dove sino ad oggi i flauti in genere e i flauti dolci in specie rivestono una parte importante nella musica etnica.
Il flauto dolce subì uno sviluppo speciale nell'Europa occidentale. La prima tappa di questa evoluzione si constata nel '500 e nella prima metà del '600. Gli strumenti costruiti in questo periodo appartengono a un tipo cosiddetto rinascimentale. La seconda tappa è situata tra il 1650 e la seconda metà del '700. Gli strumenti costruiti in questo secondo periodo appartengono a un tipo che chiamiamo qui barocco. Dato che è impossibile sfumare la dinamica nel suono del flauto dolce, il tipo principale sparì dalla musica europea nell'epoca dei primi inizi del romanticismo, quindi nella seconda metà del '700.
Rimasero in uso solo certe varianti del flauto dolce nella musica etnica o popolare. Menzioniamo qui il flauto a una mano, generalmente con tre fori per le dita, ancora in uso in Provenza (galoubet), nelle province basche e nella cobla in Catalogna; i vari tipi di flagioletti in uso sino all'Ottocento; i flauti d'accordo soprattutto nella Baviera Superiore.
In italiano per questo tipo di strumento si usa l'espressione flauto dolce, che non corrisponde sempre alla realtà poiché il timbro dello strumento non è sempre molto dolce. Si usa anche l'espressione flauto a becco, una traduzione dal francese che qui evitiamo, perché solo i flauti dolci alti hanno un ingresso del tubo in forma di becco d'uccello. L'unico termine corretto sarebbe "flauto a blocco" (ted. Blockflöte), eventualmente "flauto ad anima" (ted. Kern(spalt)flöte), ma questi termini sono inusitati in italiano.
Ricordiamo che i registri labiali dell'organo sono composti di canne che hanno la stessa costruzione dei flauti dolci e appartengono pure a questa categoria di strumenti. S'intende che nell'organo l'aria non proviene dai polmoni del suonatore, ma da mantici. Dato che in questa collezione non figurano organi, non trattiamo in questa sede le caratteristiche delle canne labiali dell'organo. L'ocarina è un flauto globulare. Tali strumenti in origine non hanno l'imboccatura del flauto dolce, e sono allora varianti del semplice flauto verticale, di cui non parliamo in questa sede. E possibile applicare l'imboccatura del flauto dolce a un flauto globulare a condizione che quest'ultimo sia di terracotta o eventualmente di porcellana. Tali flauti globulari di terracotta o di porcellana con l'imboccatura del flauto dolce possono opportunamente essere inseriti nella categoria dei flauti dolci, alla quale appartiene dunque anche l'ocarina.
I flauti dolci del '500 e della prima metà del '600 hanno normalmente un tubo ricavato da un unico pezzo di legno, escluse la capsula e la fontanella. Quando il costruttore non aveva a disposizione un pezzo di legno abbastanza grande per ricavarne uno strumento intero, i bassi e i contrabbassi potevano essere composti di due o addirittura tre pezzi, ma allora le divisioni tra i pezzi si trovano intorno alla chiave per il mignolo (si veda sotto) e/o all'inizio del piede. Queste divisioni differiscono da quelle dei flauti dolci del tipo barocco.
La cameratura è generalmente conica inversa, ma può allargarsi nella prima e nell'ultima parte del tubo. Ci sono sempre sei fori davanti (I-VI) e un foro - quello più alto - sul retro per il pollice (p). Sotto i sei fori anteriori c'è un settimo foro, a cui torniamo.
Il fenomeno che si evidenzia in questo periodo è che tutti gli strumenti musicali - anche i flauti dolci - sono costruiti in varie misure con fondamentali che variano dall'alto in basso, che poi formano una famiglia. All'inizio del '500 sono noti tre membri della famiglia dei flauti dolci, all'inizio del '600 si sale per lo meno a sette. Semplificando un poco, si può constatare che nel 1619 Michael Praetorius, a prescindere dal gar klein Plockflötlein (flauto dolce piccolissimo) uno strumemo identico al galoubet francese, cita i membri seguenti:
Exilent (sopranino) con fondamentale Sol4
Diskant (soprano) con fondamentale Do4 o Re4
Alt (contralto) con fondamentale Sol3
Tenor (tenore) con fondamentale Do3
Bassett (bassetto) con fondamentale Fa2
Bass (basso) con fondamentale Sib1
Grossbass (contrabbasso) con fondamentale Fa1
Le misure variano tra poco più di 20 cm (sopranino) e poco meno di 200 cm (contrabbasso).
Nei membri più piccoli della famiglia - sopranini, soprani, contralti e a volte tenori - l'ingresso del tubo ha la forma d'un becco di uccello. I contrabbassi, bassi, bassetti e a volte i tenori hanno un ingresso con un taglio trasversale piano, coperto da una capsula (cappelletto) in forma di tronco di cono. Nei tenori e nei bassetti questa ha un'apertura rettangolare laterale, mentre nei bassi e contrabbassi più lunghi la capsula ha un'apertura rotonda in cima, dove entra un esse di ottone.
Come s'è già detto, sotto i sei fori anteriori (I-VI) c'è un settimo foro per il mignolo (m). Questo dito, essendo più corto degli altri, non raggiungerebbe il foro nei tenori, contralti e a volte anche nei soprani, se il foro si trovasse al centro in linea coi fori I-VI. Per questa ragione il foro per il mignolo viene spostato verso la destra o la sinistra del tubo. Come s'è già spiegato, sino alla seconda metà del '700 i musicisti non suonavano sempre - come oggi - con la mano sinistra sopra e quella destra sotto, ma talvolta anche in posizione inversa. Perciò, era necessario provvedere un foro per il mignolo destro e uno per quello sinistro. Infatti, i flauti dolci tenori, contralti e a volte anche quelli soprani hanno due fori per il mignolo, uno a destra e uno a sinistra. Il foro che non era usato veniva tappato con cera.
I bassetti, i bassi e i contrabbassi erano troppo grandi perché il mignolo potesse raggiungere il foro m. Questi membri della famiglia avevano una chiave aperta, nella maggior parte dei casi in ottone, che si chiude quando il mignolo preme la paletta. A volte tale strumento ha anche più chiavi aperte. Il piattino della chiave è rotondo e piatto, con una guarnizione di cuoio cucita al piattino. Perché la paletta sia alla portata del mignolo destro come di quello sinistro, è in forma di farfalla (a coda di rondine). Il piattino e la leva hanno un asse sostenuto in due occhielli (uno da entrambi i lati), fissati nel tubo. La molla di ottone è fissata nel legno del tubo mediante un chiodo o una vite, con l'estremità situata sopra la leva, la cui parte inferiore è premuta dalla molla in modo che un'estremità della leva stia vicina al tubo il più possibile, e l'altra estremità con la paletta a farfalla stia lontana dal tubo il più possibile. La chiave chiude un foro che, nelle descrizioni che seguono, sarà designato come ch.
Al di sopra della chiave si trova una fontanella (capsula protettrice), generalmente dello stesso legno del tubo, perforata con fori a rosoncino, con una ghiera di ottone alle due estremità.
La maggior parte dei flauti dolci del tipo rinascimentale ha un corista, allora in uso nella musica da camera, alquanto più alto di quello odierno. Il corista si trova generalmente tra La3 = 450 Hz (circa un sesto di tono sopra il consta odierno) e La3 = 468 Hz (approssimativamente un semitono sopra il corista attuale).
Purtroppo i quattro strumenti di questa categoria conservati nel Museo hanno subito gravi cambiamenti (cfr. il flauto in esame e quelli di cui alle schede da nctn 00000002 a 00000004). Degli strumenti presenti nella collezione finora non sono state fatte radiografie, sicché non è sempre possibile in questa sede dare dettagli precisi sulla costruzione della cameratura o sul sottotaglio dei fori per le dita.