Pinacoteca Civica "Graziano Campanini"
Via Rizzoli, 2
Pieve di Cento (BO)
manifattura Schneider
servizio di bicchieri

vetro/ stratificazione
cm. 7 (a)
sec. XX (1922 - 1924)
n. 52
Servizio composto da sei bicchieri a coppa piatta in vetro incolore, con base e vassoio in vetro color tango.

Come per Daum, anche per Schneider la firma rappresenta due fratelli, Ernest e Charles, il primo con incarico alla direzione commerciale, il secondo responsabile della creazione artistica. E coincidenza vuole che abbiano entrambi lavorato per Daum, Ernest dal 1903 nel settore amministrativo, Charles dal 1905 come ideatore di modelli di vasi e di sculture in pasta di vetro. Nato, quest'ultimo, nel 1881, aveva coltivato i suoi interessi artistici frequentando l'Ecole des Baux-Arts di Nancy e tutto il "cenacolo" di Emile Gallé, da cui era stato fortemente influenzato. Viene poi ammesso all'Ecole des Beaux-Arts di Parigi dove si specializza nella scultura. Ha quindi tutta questa preparazione alle spalle sia quando arriva a collaborare con Daum, sia quando, nel 1911, acquista, insieme al fratello, una piccola vetreria a Epinay-sur-Seine, destinata a diventare, negli anni 1926-27, la più importante vetreria d'arte francese. Se in un primo tempo è evidente l'influenza di Gallé, Daum e, in genere, dell'Ecole de Nancy, dal 1918 circa si afferma definitivamente la profonda originalità della sua opera con la creazione delle prime "coupes bijoux" e delle grandi "coupes à pied noir". Le loro forme insolite, unite a dei colori inventati (come ad esempio il colore "tango", un arancio intenso in seguito largamente imitato), raffinati, violenti, spesso giustapposti, fanno apparire questa creazioni quasi sconcertanti. Si tratta, infatti, di uno stile assolutamente nuovo che ha i suoi punti di forza in alcune realizzazioni tipiche: il primato del lavoro a caldo del maitre verrier su quello a freddo del decoratore, l'impiego delle polveri colorate sparse a caldo fra due strati di vetro incolore (tecnica adoperata già da Emile Gallé e Daum, ma esplorata a fondo solo da Sehneider, che ne farà un uso intensivo fino al 1930) e la soffiatura di piccoli pezzi direttamente sulla fiamma. E' evidente quindi, non solo il rifiuto di qualsiasi produzione seriale anche se artistica, ma l'importanza che viene ad assumere il maestro vetraio e l'ideatore stesso, Schneider, che presiede infaticabile a tutto il ciclo della creazione, dal modello, alla scelta dei colori, alla presenza attiva sul luogo della lavorazione. E anche se, nel suo periodo di maggior espansione, la manifattura raggiunge i 500 dipendenti, la produzione resta di tipo artigianale: ogni vetro può assomigliare ad un altro ma è sempre differente. Questo per quanto riguarda l'aspetto tecnico; dal punto di vista estetico gli oggetti creati rivelano un'innovazione formale e decorativa che marcherà profondamente lo stile Art Déco. Così nella coppa il piede, per lo più nero, valorizza il calice là dove i colori esplodono violentemente: questa geometrizzazione delle forme e opposizione dei colori ricordano l'estetica costruttivista. Lo stesso accade nei vasi dove l'essenzialità della forma, molto vicina all'ovale, permette di evidenziare i contrasti dei colori. In questo modo Io sguardo non è distratto dalla forma ma si concentra sulla materia e sui colori. Tutto ciò permette a Charles Schneider di acquisire una tale reputazione che nel 1925 è nominato membro della giuria dell'Esposizione Universale delle Arti Decorative a Parigi: lui stesso vi partecipa e le sue opere, ovviamente fuori concorso, costituiranno una dimostrazione dei livelli qualitativi ed artistici raggiunti. Negli anni successivi la produzione, alla ricerca di nuove espressioni più rispondenti ai tempi, varia molto esaltando la linea diritta e con essa la stilizzazione del disegno, fino alla purezza della linea-forma. Troviamo così vetri lisci e colorati nella massa ed altri molto geometrici incisi profondamente all'acido, oppure la serie dei vasi a "bulles" ed altri detti "cordés", robusti e molto spessi, dalle applicazioni a caldo che creano scultorei rilievi. Poi la seconda guerra mondiale, l'occupazione della fabbrica da parte delle truppe tedesche, la distruzione completa dell'archivio, la crisi post-bellica, la morte di Charles nel 1952, l'esplosione nel 1957 dell'impianto a gas, il trasferimento totale di tutta la manifattura a Lorris nel Loiret: tutta una serie di eventi negativi e circostanze avverse da cui la "Cristallerie Schneider" (diventata tale nel 1949) non si risolleverà più e che porterà alla sua definitiva chiusura nel marzo del 1981.