Palazzo Tozzoni
Via Garibaldi, 18
Imola (BO)
Saviotti Pasquale
1792/ 1855
decorazione parietale

intonaco/ pittura a tempera
cm.
sec. XIX (1818 - 1818)
Decorazione illusionistica a colori chiari costituita da un basso zoccolo di finto marmo su cui si impostano lesene scanalate con capitelli sostenenti una trabeazione decorata con motivo a greca. Tra le lesene due riquadri profilati da finte cornici inframmezzati da fascia con motivo decorativo a "postes".

La decorazione a tempera dei tre ambienti (sala da pranzo, salottino, camera da letto), che costituiscono l'appartamento impero, fu eseguita da Pasquale Saviotti e da alcuni suoi collaboratori tra il novembre e la metà del dicembre del 1818. I lavori furono saldati il 20/ 01/ 1819. L'opera del Saviotti iniziò non appena fu terminata la ristrutturazione architettonica delle due stanze del piano nobile (situate ad est) voluta da Giorgio Barbato Tozzoni che era in procinto di sposarsi con Orsola Bandini. I lavori di ristrutturazione, iniziati nell'estate del 1818, furono affidati al capomastro Luigi Rossi che trasformò i due grandi ambienti di struttura settecentesca in tre stanze più piccole rispondenti al gusto del tempo: la stanza rettangolare detta "dei cardinali" fu trasformata nell'elittica camera da pranzo e la camera "degli arazzi" fu divisa in due locali, il salottino e la camera da letto. Giorgio Barbato seguì da vicino la ristrutturazione degli ambienti e l'apprestamento dei loro arredi. Il Mazza ipotizza che il Tozzoni abbia incaricato lo stesso Saviotti di coordinare i diversi artigiani e di sovrintendere ai lavori di decorazione pittorica, alla realizzazione del mobilio ed alla scelta della suppellettile. Nella decorazione pittorica il Saviotti, che, come suggerisce il Mazza, forse si avvalse dell'aiuto del pittore e ornatista faentino Antonio Liverani (1795-1878), adottò gli schemi già utilizzati da Gaetano Bertolani (1762-1856), collaboratore di Felice Giani (1758-1823), rinnovandoli con una più puntuale attenzione alle grottesche del repertorio della cultura archeologica cinquecentesca. Sempre il Mazza osserva che il Saviotti in palazzo Tozzoni non raggiunge, però, quell'armonica compostezza da bassorilievo antico che caratterizza il fregio della palazzina Bucci di Faenza eseguito poco dopo.
Pasquale Saviotti definì la tipologia faentina della decorazione dei soffitti con riquadri figurati, per lo più solo al centro del soffitto, contornati da scomparti con elementi ornamentali "alla raffaellesca". Questo modello, che godette d'ampia fortuna per tutto l'Ottocento, si contrappose al modello più propriamente neoclassico del Giani, attivo a Faenza nel 1786, nel 1794 e nei primi due decenni dell'Ottocento, che prevedeva più riquadri figurati variamente sagomati e disposti.
La sobria decorazione delle pareti a semplice, illusionistica, partizione architettonica con lesene scanalate e capitelli di modesto aggetto e trabeazione che segna il passaggio tre le pareti e il soffitto, rientra nel gusto neoclassico affermatosi in Francia all'epoca di Luigi XVI (1774-1792) e diffusosi anche in Italia. Imola risentì dell'influenza della vicina Faenza, che vide l'attività di Felice Giani, e che nei primi decenni dell'Ottocento fu uno dei centri propagatori della cultura neoclassica.
Gli stessi Pasquale Saviotti e Angelo Bassi, l'ebanista che realizzò il mobilio per l'appartamento impero di palazzo Tozzoni, provengono da Faenza.
La lesena scanalata e i motivi decorativi a greca, a ovoli e a postes si ritrovano anche negli intagli e nelle decorazioni a pastiglia o in bronzo dorato dei mobili degli stessi anni.