Museo Civico
Via Pillio, 1
Medicina (BO)
manifattura bolognese
burattino

legno/ pittura/ scultura,
cotone/ imbottitura/ pittura
cm. 52 (lu)
sec. XX (1900 - 1949)
n. 23
Il corpo del serpente è di stoffa per materassi dipinta di verde e imbottita. La testa è di legno dipinto di verde. La bocca è dipinta di rosso. In corrispondenza del collo c'è un foro filettato, in cui andava avvitato il bastone che permetteva di muovere il burattino.

Non è stato possibile svolgere ricerche documentarie in merito alla muta di burattini di Medicina, a causa dell'inconsultabilità dell'Archivio Comunule e di Deposito. Tuttavia, sulla base delle testimonianze orali delle maestre Guglielmina Cattani detta "Nina" ed Evelina Cussini, raccolte da Anna Brini e Giuliana Sarti, si è capito come la muta sia giunta al paese.
Il Comune di Medicina li acquistò da un burattinaio oggi d'identità incerta. E' possibile che il suo nome fosse Agostino Serra, un burattinaio che era solito tenere spettacoli di burattini presso le Scuole Elementari del paese. A quanto pare, il vecchio burattinaio che cedette la collezione, dovendo andare a vivere al ricovero e ritirandosi di conseguenza dal mestiere, aveva espresso il desiderio che i burattini fossero donati ai bambini. In via teorica, si può quindi far coincidere il nome del burattinaio di cui è comprovata l'attività presso le scuole di Medicina con quello del burattinaio che pensò ai bambini come ultimi destinatari del proprio materiale.
I burattini giunsero alle Scuole Elementari negli anni cinquanta del Novecento, e lì sono rimasti fino al 2001, quando furono trasferiti al Museo Civico, per iniziativa del Direttore didattico Raffaele Romano Gattei.
La muta è accompagnata da attrezzeria, vestiario e scenografie. Doveva esserci anche la baracca, ma secondo il racconto delle maestre essa è andata distrutta. I burattini furono utilizzati per spettacoli curati dalle maestre della scuola, e in particolare da Nina.
I burattini sono stati sottoposti a una leggera pulitura, eseguita da Anna Brini e Giuliana Sarti, sotto la direzione dell'Assessore alla cultura Lorella Grossi.
Il burattino veniva mosso con un bastone, avvitato all'interno del foro filettato. Il bastone doveva essere di ferro, col manico di legno, simile ai due esemplari della raccolta INVN: 29 e 30.