Dipinto murale, Fancelli Giuseppe e Pietro, 1815.
La Desolazione, Vela Vincenzo, 1875.
Figure allegoriche rappresentanti la Belle Arti, Vannini V. Roncagli L., 1815.
Bologna

Certosa Monumentale

Orari e Tariffe
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Tipologia Collezioni
Pubblicazioni e Cataloghi
Pesci G. (a cura di), La Certosa di Bologna: guida, con testi di Cristina Rocchetta e Cristina Zaniboni, Bologna, Editrice Compositori, 2001.

Bacchini M. (a cura di), Certosa monumentale, Bologna, (con schede di Francesca Mambelli) , Bologna, Centro regionale per il catalogo e la documentazione, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna, 2000.

Pesci G. (a cura di), La Certosa di Bologna: immortalità della memoria, Bologna, Editrice Compositori, 1998.
Via della Certosa, 18
Bologna (BO)
Tel: 051 225583
Arte
Arte contemporanea storica (1900-1950)
Arte contemporanea attuale (1950 ad oggi)
Arte figurativa
Arte astratta
Arte concettuale
Parco artistico
Il Cimitero della Certosa di Bologna, tra i complessi monumentali più rilevanti d’Europa, venne istituito nel 1801 presso il monastero della Certosa di san Gerolamo di Casara, soppresso nel 1797. Questo edificio, fuori dalle mura cittadine e in zona periferica come prescritto dalla vocazione eremitica dell’ordine, era sorto nel 1334 grazie a un lascito del giureconsulto Giovanni d’Andrea; nel 1359 era stata consacrata la chiesa, arricchita nel tempo dalle committenze dei certosini. Molte e pregevoli furono le opere d’arte che la decoravano, come, ad esempio, il polittico di Antonio e Bartolomeo Vivarini dedicato al Beato Nicolò Albergati, confluito in età napoleonica alla Pinacoteca Nazionale di Bologna insieme a tele del Guercino e di Ludovico e Agostino Carracci. Restano nella collocazione originaria grandi pale di Bartolomeo Cesi, Giovanni Andrea ed Elisabetta Sirani, Lorenzo Pasinelli, Domenico Maria Canuti, Giovanni Maria Galli Bibiena e del napoletano Nunzio Rossi. Pregevole il coro intarsiato da Biagio de’ Marchi (1538).
Nel primo decennio del XVII secolo Tommaso Martelli progettò il campanile maggiore, mentre nel 1768 Gian Giacomo Dotti disegnò l’ingresso monumentale del monastero, Casa primaria di tutto l’Ordine dal 1792.
Nel 1869 suscitò viva impressione il ritrovamento, in quello stesso sito, di un importantissimo sepolcreto etrusco identificato da Antonio Zannoni: 417 furono le tombe dalle quali provengono i materiali accorpati nella sezione etrusca del Museo Civico Archeologico di Bologna, punto di riferimento per lo studio di un periodo cronologico denominato: “fase Certosa”.


La prima fase di recupero dei locali del monastero adibiti a cimitero secondo le concezioni dell’igienismo illuminista è testimoniata da una serie di disegni dell’architetto Angelo Venturoli, che insieme a Luigi Marchesini progettò il reimpiego degli spazi preesistenti. Nel 1802 Ercole Gasparini ideò l’ingresso monumentale dal quale si diparte il viale rettilineo che conduce alla Cappella del Suffragio (1811), e promosse la costruzione di un portico collegato a quello di San Luca. L’utilizzo degli spazi ad uso sepolcrale procedette dal Chiostro Terzo al Chiostro d’ingresso e alle sale della Pietà e delle Tombe. Tra i luoghi più scenografici di questo luogo definito “Cimitero che si può chiamare Museo” da Aleksandr Turgenev e visitato da Byron e Leopardi, si ricordano in particolare la Loggia delle Tombe (1833), rielaborata da Coriolano Monti, e l’Aula Gemina, dominata al centro dal monumento all’agronomo Giovanni Francesco Contri (Salvino Salvini, 1873). Già dal primo quarto del XIX secolo erano sorte infatti le tombe che l’aristocrazia bolognese aveva commissionato ai più importanti scultori dell’epoca: pregevoli i monumenti Acquisti (Luigi Acquisti, 1823), Angelelli (Lorenzo Bartolini, 1827), Murat Pepoli (Vincenzo Vela, 1864), Baruzzi (Cincinnato Baruzzi, 1878), Bisteghi (Enrico Barberi, 1891). Molti furono i sepolcri decorati ad affresco da pittori prestigiosi come Pietro Fancelli, Flaminio Minozzi, Filippo Pedrini, Antonio Basoli, Pelagio Palagi. Affreschi a massello raffiguranti la Vergine, provenienti da altri edifici religiosi vennero trasferiti nel chiostro “delle Madonne”. Tra i monumenti del primo Novecento si ricorda, al centro del chiostro VI, il monumento ai Caduti della prima guerra mondiale. (Ercole Drei). Annessi al cimitero sono gli spazi per gli Acattolici (1822), il cimitero ebraico (1869), l’ara crematoria e il cinerario (1888). Tra le sepolture famose si segnalano quelle di Carlo Broschi detto il Farinelli, Isabella Colbrtan, moglie di Rossigni, Gioacchino Napoleone Pepoli, Giuseppe Grabinski, Giosuè Carducci, Marco Minghetti, Enrico Panzacchi, Riccardo Bacchelli, Ottorino Respighi, Giorgio Moranti, Giovanni Cappellini ed altri personaggi celebri.
Nel 2008 il Pantheon alla Certosa, spazio destinato ai riti laici, è stato arricchito e rinnovato con l'allestimento "Sala d'attesa" dell'artista Flavio Favelli, il quale non ha alterato lo spazio preesistente ma lo ha ridisegnato tramite alcuni attenti accorgimenti. La nuova pavimentazione in marmo bianco e nero poggia su pannelli di legno per non danneggiare l'originale; le pareti sono adornate da tende che lasciano però scoperte le colonne color avorio; di fronte all'entrate è posizionata una grande specchiera e la sala è illuminata da 25 lampadari di cristallo. Il tutto è completato lateralmente dalle panche in legno posizionate secondo il modo dell'anfiteatro e centralmente si trova il palco, costituito da un piano in legno, atto ad ospitare il feretro.

The Monumental Cemetery of the Certosa of Bologna, one of the most celebrated of its kind in Europe, was established in 1801 in the monastery of the Certosa di San Gerolamo di Casara, which institution had been suppressed in 1797. This monastery, located outside of the city walls and in a peripheral area in keeping with the eremitic vocation of the order, was established in 1334 thanks to a bequeathment by the jurisconsult Giovanni d’Andrea; the church was consecrated in 1359 and embellished over time at the hands of the monks. Numerous valuable works of art decorated it, such as Antonio and Bartolomeo Vivarini’s polyptych dedicated to the Blessed Nicolò Albergati, which was acquired by the Pinacoteca Nazionale in Bologna during the Napoleonic era along with paintings by Guercino and Ludovico and Agostino Carracci. The original collection still holds large altarpieces by Bartolomeo Cesi, Giovanni Andrea and Elisabetta Sirani, Lorenzo Pasinelli, Domenico Maria Canuti, Giovanni Maria Galli Bibiena and the Neapolitan Nunzio Rossi. The intarsia of the choir, by Biagio de’ Marchi (1538), is also of great interest.
During the first decade of the 17th century, Tommaso Martelli designed the main bell tower, while in 1768 Gian Giacomo Dotti designed the monumental entrance to the monastery, which became the main house of the religious order in 1792.
In 1869, the finding of a major Etruscan burial site here caused a stir. Discovered by Antonio Zannoni, it comprised 417 graves, the source of the material held in the Etruscan section of the Civic Museum of Archaeology in Bologna, a key institution for the study of a chronological period known as the “Certosa phase”.

The first step in the conversion of the monastery’s facilities into a cemetery that would abide by the Age of Enlightenment’s concept of hygiene is evidenced in a series of drawings by the architect Angelo Venturoli, who along with Luigi Marchesini planned the reconversion effort. In 1802 Ercole Gasparini designed the monumental entrance, the starting point for the straight path that leads to the Cappella del Suffragio (1811), and called for the construction of a portico that would be linked to that of San Luca. The areas designated for burial extended from the Third Cloister to the Entrance Cloister and the Sala della Pietà and Sala delle Tombe. Some of the most scenic spots in the entire site – dubbed a “cemetery that could be called a museum” by Aleksandr Turgenev and visited by Byron and Leopardi – include the Loggia delle Tombe (1833), reworked by Coriolano Monti, and the Aula Gemina, with its large central monument to the agronomist Giovanni Francesco Contri (Salvino Salvini, 1873). As early as the first quarter of the 19th century, the site hosted many tombs that Bologna’s aristocrats had commissioned to some of the main sculptors of the time: of particular note are the Acquisti (Luigi Acquisti, 1823), Angelelli (Lorenzo Bartolini, 1827), Murat Pepoli (Vincenzo Vela, 1864), Baruzzi (Cincinnato Baruzzi, 1878), and Bisteghi (Enrico Barberi, 1891) burial monuments. Many sepulchres were decorated with frescoes by prestigious painters such as Pietro Fancelli, Flaminio Minozzi, Filippo Pedrini, Antonio Basoli, and Pelagio Palagi. Frescoes depicting the Virgin and executed with the stacco a massello technique, originally from other religious buildings, were transferred to the “Madonne” cloister. Monuments from the early 20th century include a World War I memorial by Ercole Dei in the middle of cloister VI. Adjacent to the main cemetery are burial plots for non-Catholics (1822), a Jewish cemetery (1869), the crematorium and the cinerary (1888). Famous people buried here include Carlo Broschi (also known as Farinelli), Rossini’s wife Isabella Colbran, Gioacchino Napoleone Pepoli, Giuseppe Grabinski, Giosuè Carducci, Marco Minghetti, Enrico Panzacchi, Riccardo Bacchelli, Ottorino Respighi, Giorgio Morandi, Giovanni Cappellini and others.
In 2008 the Pantheon of the Certosa, reserved for secular rites, was renovated and enhanced with a “Waiting Room” by the artist Flavio Favelli, who carefully re-designed the existing space without altering it. The new black-and-white marble floor rests on wooden panels in order not to damage the original floor; the walls are decorated with curtains that do not hide the ivory-coloured columns; a large mirror stands in front of the entrance and the room is lit by 25 crystal chandeliers. To the sides are the wooden benches, positioned as if in an amphitheatre, and at the centre is the wooden stand for the coffin.

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