Artisti, artigiani, architetti, produttori

Faenza (RA) , 1830/09/20 - Faenza (RA) , 1912/07/14
pittore

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Nato a Faenza da famiglia modesta, si formò al Ginnasio locale poi alla Scuola di Disegno e Pittura dove ebbe come maestri Pietro Tomba architetto, Giuseppe Marri incisori e Achille Farina pittore. Nel 1852 si trasferì a Firenze per studiare all'Accademia di Belle Arti con gli insegnanti Ciseri, Enrico Pollastrini (1817-1876) e Stefano Ussi (1832-1901). Ma oltre l'apprendimento accademico frequentò e si legò al gruppo dei macchiaioli che propugnavano la libertà della pittura contro le pastoie dell'accademismo per la ricerca del vero, dalla natura, secondo la poetica della macchia. Conobbe Giovanni Fattori (1825-1908), Luigi Becchi (1830-1919), Odoardo Borrani (1833/4-1905) con cui ebbe lo studio, Giovanni Costa (1826-1903) e partecipò con loro agli incontri al Caffè Michelangelo in via Larga (oggi via Cavour) aperto verso la metà del secolo e chiuso nel 1866. In quegli anni eseguì tavolette ispirate a opere di Ussi (marocchini camusi) e interpretò liberamente quadri di Bechi, Borrani e Fattori.
Ma l'improvvisa morte del padre Giacinto nel 1855 e l'aggravarsi dei problemi economici lo costrinsero nel 1857 al ritorno a Faenza, ove dovette accettare lavori modesti come colorare fotografie fino al 1864, anno in cui Achille Farina si dimise dalla Scuola di Disegno e Pittura e Berti gli subentrò come vincitore per concorso nella cattedra di Disegno ornamentale e figurato per poi divenire anche direttore nel 1879, all'atto di trasformazione in Scuola di Arti e Mestieri, fino al 1906. Fecondo il magistero quarantennale di Berti, improntato a solidità e rigore nell'amorosa cura della formazione dei giovani a cui dava una profonda preparazione e permetteva di saggiare le loro capacità. Da Tomaso Dal Pozzo a Domenico Baccarini molti artisti del secondo ottocento e del primo Novecento furono suoi allievi, fra i quali Francesco Nonni, Achille Calzi, i ceramisti Pietro Melandri, Anselmo Bucci e Riccardo Gatti, gli scultori Ercole Drei e Domenico Rambelli.
Dalla "Mostra degli artisti romagnoli dell'Ottocento" allestita a Faenza nel 1955, in cui fu fra le personalità più rappresentate, con diciassette opere esposte, ebbe inizio la sua rivalutazione critica.
Altro ambito della sperimentazione di Berti fu la pittura su maiolica; lavorando alla fabbrica Ferniani per quasi dieci anni eseguì dipinti ad impasto policromo, a sanguigna, a mezza macchia monocroma. L'attività di Berti alla Ferniani è del resto documentata da Luigi Zauli Naldi (Antonio Berti e la sua opera ceramica", in: "Faenza", XLVI (1960) n. 3, pp. 65-69, tavv. XVII-XIX): le indicazioni di Malagola della data 1878 fa ipotizzare che Berti lavorasse alla Ferniani prima e dopo tale anno. Conferma l'ipotesi una nota manoscritta nell'Archivio Ferniani riportata da Zauli Naldi che precisa il periodo dal 1867 al 1875 circa. Morì il 14 luglio 1912 a Faenza in via XX Settembre 46.

Antonio Berti: l'assillo della forma in uno scultore moderno, (a cura di) Silvia Cangioli, Francesca Bardazzi; presentazione di Raffaele De Grada, Firenze, Centro Di, 1989.

Antonio Berti: pensiero d'affetto, Faenza, Tipografia sociale, 1906.


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