Fondazione Museo Antonio Ligabue
Piazza Bentivoglio, 36
Gualtieri (RE)
Pizzi Pier Luigi
1930/ vivente
abito di scena

velluto tagliato,
velluto dorato
cm.
sec. XX (1960 - 1970)
Abito maestoso con mantello in velluto tagliato blu con decorazioni in oro che raffigurano animali mitologici, alternate a fiori stilizzati.

Si tratta del costume con mantello realizzato da Pier Luigi Pizzi per l'"Enrico IV" di Luigi Pirandello, a cura di Giorgio De Lullo. Fu indossato da Romolo Valli. Pier Luigi Pizzi, insieme a Piero Tosi, fu il più valente collaboratore di Umberto Tirelli. Dopo avere frequentato la facoltà di architettura Pizzi iniziò la sua carriera nel 1951 al Teatro Stabile di Genova. Nel 1957 incontrò il regista De Lullo con il quale instaurò un'intensa collaborazione destinata a protrarsi negli anni successivi, nell'ambito del teatro di prosa e lirico. Collaborò con De Lullo alla Compagnia dei Giovani allestendo numerosi spettacoli tra cui "La notte dell'Epifania" di Shakespeare (Verona 1961), e nel 1963 il memorabile "Sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello e "Il malato immaginario" di Molière al Festival di Spoleto. Per il teatro d'opera realizzò numerosi spettacoli, tra cui l'"Alceste" di Gluck (Maggio musicale fiorentino 1966), "I vespri siciliani" di Verdi, entrambi per la regia di De Lullo (Teatro alla Scala 1970). Interessante è stata la collaborazione con Luigi Ronconi, per il celeberrimo "Orlando furioso" nel 1969 e in seguito per la discussa edizione del "Ring" wagneriano. Le sue scenografie raffinate ed eleganti hanno costituito un "paradigma" visuale tendente al preziosismo; gli oggetti di scena sono diventati parte essenziale della scenografia, sino a determinarne l'essenza. Ha debuttato come regista nel 1977 con il "Don Giovanni" di Mozart (Teatro Regio di Torino). Una segnalazione particolare meritano il suo interesse e la sua passione per la messinscena di opere barocche: un percorso iniziato con l'"Orlando furioso" di Vivaldi (Verona, Teatro Filarmonico 1978) e sviluppato con la "Semiramide" (Aix-en-Provence 1980) e il "Tancredi" di Rossini (Festival di Pesaro 1982), per Umberto Tirelli e la sua sartoria. In questi allestimenti hanno predominato il colore bianco nella scenografia, la plasticità e i costumi, costruiti come forme e volumi (colonne, capitelli), perfettamente integrati nell'architettura di scena, per la sintesi nel dettaglio e la scelta cromatica. La sua attività di regista, scenografo e costumista si è sviluppata negli anni '80 producendo interessanti spettacoli, dove lo stile barocco viene esaltato nelle sue caratteristiche linee decorative, ottenendo impianti scenici di estremo rigore architettonico, a volte usando macchine e trucchi teatrali tipici del teatro sei-settecentesco. Tra le sue produzioni "Ippolito e Aricia" di Rameau (Festival di Aix-en-Provence 1983), "Ariodante e Rinaldo" di Händel (Parigi, Teatro Châtelet 1985), "Alceste" di Gluck (Roma, Teatro dell'Opera 1985), "La passione secondo San Giovanni" di Bach (Venezia, Teatro la Fenice 1984), "Armide" di Gluck come apertura di stagione al Teatro alla Scala (1996). Collabora frequentemente con il Rossini Opera Festival a Pesaro; tra le sue messinscene ricordiamo "Mosè in Egitto" (1983), "Comte Ory" (1984), "Maometto II" (1985), "Guglielmo Tell" (1996). Il suo stile eclettico e personale si integra anche con il melodramma ottocentesco, come "Capuleti e Montecchi" (1987), "I vespri siciliani" (1990), entrambe al Teatro alla Scala, "Don Carlos" (Maggio fiorentino 1989).