Museo della Città
Via L. Tonini, 1 (Domus del Chirurgo - piazza Ferrari)
Rimini (RN)
Cagnacci Guido
1601/ 1663
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 74 (la) 170 (a)
sec. XVII (1640 - 1645)
n. 603 PQ
Il giovane, di una raffinata bellezza, appare ritratto di tre quarti, con lo sguardo, estremamente intenso, rivolto verso lo spettatore. Lo splendido e luminoso incarnato del volto risplende anche nelle mani, che attirano l'attenzione del riguardante sul loro operato. Le lunghe dita affusolate saggiano, con naturalezza, le suture del teschio e lo misurano con il compasso. Poco più in basso, sul tavolo, compaiono degli strumenti chirurgici, illuminati da bagliori metallici. Alle sue spalle, a sinistra, è presente una mitria ed una grande libreria, dove sono allineati pesanti volumi. Sul ripiano superiore compaiono una clessidra ed alcune bottiglie.

Il dipinto è stato acquistato sul mercato antiquariale riminese nell'aprile del 1998 (cfr. Delibera G.C. n° 237 del 7/4/1998); precedentemente si trovava in una collezione privata cesenate, dove l'avevano già individuato, ed attribuito al Cagnacci, il prof. Pier Giorgio Pasini e il dott. Giordano Viroli.
La tela ha subito delle modifiche in epoca antica, imputabili ad una sorta di damnatio memoriae dell'identità dell'effigiato. E' stato infatti cancellato il nome, che compariva in alto insieme ad altre iscrizioni, disposte su due righe (a fatica si riesce a leggere Massa e arius). Lo specillo, con cui saggiava le suture del teschio, è stato trasformato in una penna d'oca, con cui sembra aver scritto "memento", anch'esso aggiunta. Con la sostituzione dei titoli sulla costola dei volumi, originariamente di carattere medico-scientifico (presumibilmente di Ippocrate e Galeno), questi sono strati trasformati in testi di tipo religioso (si riesce a leggere il De Trinitate di Sant'Agostino). Sul saio scuro - che potrebbe indicare l'appartenenza all'ordine agostiniano, servita o benedettino cassinese - è stato aggiunto un palio vescovile, il quale, insieme alla mitria alle sue spalle, anch'essa dipinta successivamente, conferisce l'autorità di abate al monaco. Attraverso le ricordate trasformazioni si è dunque proceduto, in epoca antica, a mutare l'identità del monaco, che originariamente si qualificava chirurgo ed anatomista; le ragioni di tali cambiamenti restano tuttora ignote, ma occorre ricordare che era proibito ai monaci professare la chirurgia.
Il dipinto è stato datato dal professor Pasini intoro agli anni '45, ovvero negli ultimi anni di attività del Cagnacci a Forlì, dove attese ai famosi dipinti per la cupola della Madonna del Fuoco. La tela prima del suo acquisto era inedita. Essa costituisce una preziosa testimonianza dell'attività di Cagancci quale ritrattista; sono noti infatti solamente il ritatto dell'Imperatore Leopoldo, eseguito nell'ultimo periodo di attività, nonché quelli riproducenti due ragazzi ciechi, effetuati proprio nel periodo forlivese.
Nel 1998 è stata effettuata una leggera pulitura, il reintegro di alcune lievi lacune ed è stato effettuato un esame radiologico.