Museo della Città
Via L. Tonini, 1 (Domus del Chirurgo - piazza Ferrari)
Rimini (RN)
Donnini Girolamo
1681/ 1743
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 164 (la) 270 (a)
sec. XVIII (1720 - 1730)
n. 187 PQ
La Madonna, con ai piedi Cristo morto, è seduta su un trono, collocato su di un alto piedistallo; a sinistra un angiolino porge una corona di spine. Davanti al piedistallo, su gradini, è collocato un angiolino con in mano un giglio. Ai lati del piedistallo, a sinistra, un santo Vescovo che indica il Cristo; sotto di lui, orante, un santo monaco. A destra, seduto, è presente un maturo santo monaco, con croce in mano. Sopra di lui, in piedi, una santa monaca in posa di adorazione.

"E' citata, con dipinti del Creti e del Triga, nella Chiesa delle Monache di Santa Eufemia da Carlo Francesco Marcheselli come "maestrevol lavoro". Dopo la soppressione del monastero e la chiusura della chiesa (1805), la pala entrò in possesso della Congregazione di Carità, che la depositò prima nell'oratorio dell'Aspettazione, poi in quello di Santa Maria della Misericordia" (Pasini, 1983, p. 171).
L'opera del Donnini venne collocata in seguito negli uffici della U.S.L. n° 40 "Rimini nord", luogo nel quale venne restaurata da Adria Santunione negli anni ottanta. Venne ritirata dagli uffici della U.S.L. il 15 giugno del 1985, insieme ad altre otto opere. Nella delibera del Consiglio d'Amministrazione dell'Ente Ospedaliero, n° 686 del 30 dicembre 1980, avente per oggetto la ricognizione dei beni immobili, mobili ed attrezzature da trasferire ai comuni al fine della loro attribuzione alle UU.SS.LL., nell'allegato C (Opere di interesse artistico e storico), l'opera in questione è citata al n° 49 "Gerolamo Donnini - Pietà e Santi - tela XVIII secolo - dimensioni: cm. 1,64x2,70", fra le 32 opere rimaste presso gli uffici dell'Ente. (cfr. documenti allegati alla scheda cartacea)
La Pietà e Santi resta per ora l'unica testimonianza della presenza del Donnini a Rimini, perchè l'altra sua opera, il Sant'Antonio da Padova del Tempio Malatestiano, è andata distrutta durante la seconda guerra mondiale. Collocabile all'incirca nel terzo decennio del XVIII secolo, fu sensibilmente apprezzata dagli artisti locali, in virtù della sua composizione equilibrata e classicheggiante, dai toni lisci e leggeri.