tela/ pittura a tempera
sec. XIX (1815 - 1820)
Fa parte di un gruppo di sei paesaggi dipinti a tempera su tela dello stesso formato e probabilmente in origine destinati a sovrapporte di un qualche palazzo di Cesena. Inventariati da Piraccini come di mano di un anonimo pittore cesenate (nn. 163 ÷ 166, 238 ÷ 239 sono stati attribuiti a Pietro Piani dalla Cellini per la loro ottima fattura, espressione della cultura artistica innovativa il cui centro propulsore fu la Faenza della fine del XVIII e dell'inizio del XIX secolo. Caratteristica che accomuna le tele è l'amenità del paesaggio che non trasmette mai inquietudine anche nel caso dell'accampamento militare. Piccole ed eleganti figure popolano questi ambienti fuori dal tempo in cui la natura ha un aspetto selvaggio. La Cellini ha confrontato questi paesaggi con due dipinti provenienti da palazzo Severoli (ora presso la Curia Vescovile di Faenza) databili introno al 1811 ed eseguite dal Piani nello stesso tempo in cui in quella dimora lavorava Felice Giani e ne ha concluso che sono animati dallo stesso stile pittorico influenzato da quest'ultimo maestro, in particolare questa tela e la 163 sembrano proporre la stessa messa in scena spaziale. La studiosa propone per le opere di Cesena una datazione sul finire del secondo decennio del XIX secolo. Tutti i dipinti si caratterizzano per una gamma cromatica armonica ove dominano le varie tonalità di verde della vegetazione, l'azzurro del cielo e l'ocra della terra e delle costruzioni.
I numeri di inventario riportati dalla Cellini (1988) sono sbagliati non corrispondendo ai cartellini posti nel retro dei dipinti.