Musei di San Domenico
Piazza Guido da Montefeltro, 12
Forlì (FC)
Menzocchi Pier Paolo
1532 ca./ 1589
affresco

intonaco staccato/ pittura a fresco
cm. 250.5 (la) 145 (a)
sec. XVI (1574 - 1574)
n. 257
L'affresco ritrae sulla sinistra due scene differenti: nella prima, Lot invitato dagli angeli in un'ambientazione architettonica; nella seconda, due uomini a terra dopo la sparizione di Lot. A destra è ripreso un castello fortificato, in cima a una collina verdeggiante.

Quest'opera appartiene al ciclo decorativo, che illustra le Storie dell'Antico Testamento, che in origine decorava la Sala del Consiglio nel Palazzo Comunale di Forlì. La decorazione era così composta: nel soffitto, i quattro "Fiumi" e la "Cacciata dal Paradiso"; nelle pareti le "Storie dell'Antico Testamento" grandi e piccole; in un atrio le "Muse" o "Ninfe". Era inoltre decorata la "Sala degli angeli". Nella scena, oggi perduta, raffigurante la "Cacciata dal Paradiso" si leggeva la data 1563 (Calzini, 1894). Di Pier Paolo, figlio di Francesco Menzocchi, sono rimasti quasi nove frammenti riportati su tela nel 1840 dal restauratore Giovanni Rizzoli e in seguito risanati e fissati su tela da Tranchina. Calzini (1898) per primo distinse queste opere da quelle dell'Agresti (al quale venivano attribuite dalle guide locali ottocentesche) individuò in esse "un fare grazioso e delicato che... si discosta dalla maniera assai più libera e forte" di Francesco Menzocchi. Cionostante, riferì a Pier Paolo l'esecuzione, ma non il disegno. La Filippini Baldani (1942) esaminando il tipo delle composizioni con fuoco prospettico laterale che mira a porre in vista sfondi paesistici, attribuì le opere interamente a Pier Paolo. Viroli (1980) aggiunge: "In effetti, pur nelle goffaggini riscontrabili in alcune scene, dovute all'inesperienza e alla relativamente giovane età del Menzocchi figlio, questi è quanto mai autonomo rispetto alla visione paterna con caratteri che lo diversificano quasi del tutto da Francesco. E' certo che se, in queste decorazioni, qualche riflesso dello spirito del padre appare soprattutto nei paesaggi, invano vi si cercherebbe il gusto per una più composta imponenza delle figure che gli è peculiare. L'artista che opera in questi affreschi dimostra una fantasia ricca sì, ma vivace e spigliata, uno splendore di tinte squillanti sui bianchi del fondo, una pennellata estrosa e guizzante e uno spirito gentile, raffinato e pungente insieme". Alle influenze del Genga e alle suggestioni del Dossi, il Menzocchi aggiunge una cultura figurativa emiliana, con chiare inclinazioni verso il Parmigianino e verso il Bastarolo (soprattutto nell'elesticità dei movimenti e le singolari tipologie dei visi). Viroli (1980) menziona una comunicazione orale di Antonio Corbara in cui osserva che un altro pittore forlivese, Gian Francesco Modigliani, possa avere trovato un certo punto d'avvio da queste opere.