Armeria Albicini
Corso della Repubblica, 72
Forlì (FC)
manifattura bellunese
schiavona

acciaio,
legno
cm.
sec. XVII (1600 - 1610)
Schiavona con fornimento a gabbia realizzato da un elegante e robusto intreccio di rami. Il pomo trapezoide presenta un ringrosso emisferico su ciascuna faccia e foro in alto a destra. Impugnatura in legno. Monta una robusta e larga lama a due fili scanalata al forte.

Ottima arma da cavallo e da piede. La gabbia a tre rami obliqui e paralleli classifica la schiavona come "secondo tipo". Il marchio sulla lama identifica la produzione bellunese. Belluno fu la maggior produttrice di queste spade di origine "levantina", caratteristiche di alcune milizie della Repubblica Veneziana. La schiavona infatti fu l'arme bianca lunga tipica della Fanteria Oltramarina della Repubblica di Venezia. In antico si trattava di fanti di marina, armati di quelle "spade schiavonesche" a lama lunga e larga col pomo quadrotto assai pesante, impugnatura sovente da una mano e mezzo ed elso a bracci ripiegati fortemente "a esse" o a "ci" nel piano normale alla lama. Da queste armi discese la tipologia intermedia verso le spade da fanti con l'elsa "a esse" nel piano normale alla lama ma più semplice e col pomo di modello comune. La schiavona propriamente detta usata dagli Oltramarini al servizio della Serenissima ha un fornimento assolutamente tipico, contraddistinto da una ingabbiatura molto complessa che avvolge del tutto la mano. Nei tipi cinquecenteschi esso si presenta già come nell'esemplare schedato: il pomo è piatto e poco sagomato, con una semplice calotta rilevata al centro, la gabbia è formata da due o tre elementi obliqui in banda, dalla guardia arricciolata, da una parata diritta o ricurva in avanti e talora un po' calante, da due arresti che scendono uno per banda.
La schiavona in esame fa parte della Collezione del Marchese Raffaello Albicini, donata al comune di Forlì agli inizi del '900 dal figlio Livio. Inizialmente collocata nel Palazzo della Missione, l'Armeria è stata trasferita nel 1922 all'interno del Palazzo dei Musei, dove tuttora conserva, pressoché intatto, l'originale ordinamento con la disposizione delle armi "a trofeo" e la parata di armi in asta.