Museo Romagnolo del Teatro
Corso Garibaldi, 96
Forlì (FC)
ambito veneto-tirolese (?)
violino

legno di acero,
legno di abete,
legno/ tintura
mm 573 (lu)
lunghezza del fondo 353//larghezza massima superiore del fondo 165 (285)//larghezza minima nelle CC del fondo 106,5 (204)//larghezza massima inferiore del fondo 204 (67)//lunghezza della tavola 352//altezza delle fasce al tassello del manico 31//altezza d
sec. XVIII, sec. XIX (1700 - 1799)
n. 703
Il fondo è in due pezzi non simmetrici di acero, quasi senza marezzatura. La sguscia esterna è larga, mentre la bombatura è squadrata e imponente. Le punte non sono scaricate. Il fondo è in pessimo stato, con tracce di attacchi di tarli, crepe e una rottura alla nocetta, riparata in modo estemporaneo con chiodi. Le fasce sono dello stesso legno, per quanto sia possibile vedere. La tavola è in unico pezzo di conifera a venatura irregolare con anelli annuali marcati ma poco visibili per via della vernice. La sguscia del bordo è assente. La testa è in acero e la chiocciola è regolare. Il filetto del fondo è di legno. La tastiera è di ebano, la cordiera è di legno tinto e apparteneva forse allo strumento n. 695. I piroli sono di diversa fattura. Il bottone della cordiera è di ebano con un occhio di madreperla. La vernice è di colore violaceo-rossastro, sotto a questa sul fondo, si trova ancora parte della vernice originale.

Questo strumento, dall'apparente aspetto artigianale ed etnico nasconde in verità una storia molto complessa e ha conosciuto diversi cambi di stato e di contesto di impiego.
La parte originale dello strumento è costituita dal fondo e dalle fasce. Il fondo appartiene ancora ad uno strumento barocco del XVIII secolo, probabilmente di area veneto-tirolese. La fattura è buona, il filetto ha un ottimo disegno ed è accuratamente inserito nelle punte, la schiena d'asino della bombatura del fondo è tipica dell'epoca e dell'area tedesca. Le controfasce e gli zocchetti interni sono accuratamente rifiniti da mano esperta e sopravvivono tutti, compreso quello di innesto del manico, ora tenuto da una vite, ma che in origine ospitava probabilmente un chiodo come in tutti gli strumenti barocchi. Lo stesso zocchetto sembrerebbe ospitare ora due chiodi, ma la visione è difficile e occorrerebbe una radiografia per avere qualche indicazione in più. Il manico, sebbene incastrato nella cassa e modificato nella forma dell'impugnatura, appartiene ad uno strumento dell'inizio del XIX secolo oppure è stato costruito ad hoc in quell'epoca. Ha parzialmente un assetto moderno, ma conserva l'allineamento con la cassa, mentre l'angolo delle corde e della tastiera è dato da due cunei di legno incollati tra manico e tastiera. La sua fattura è corretta ed il profilo è piacevole e ben rifinito, anche se il riccio è poco scavato. Anche questa non è una caratteristica insolita in questi strumenti.
La tavola è di fattura semplice e amatoriale, appartiene ad una epoca ancora successiva, probabilmente verso la fine del XIX secolo. La bombatura è scarsa, il filetto è sostituito da un solco a graffietto. La differenza della qualità tra tavola e fondo è evidente, specie se si immagina lo strumento senza quella verniciatura violacea che conferisce un sapore "antico ed etnico".