Madonna col Bambino, (1900/1950).
Forlì

Palazzo comunale

Orari e Tariffe
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Pubblicazioni e Cataloghi
Antonio Mambelli, Il Palazzo Comunale di Forlì: notizie storiche ed artistiche: splendori e decadenza, modifiche e contrasti nel Settecento, la Sala del Bibiena e le sue pitture, dalla Cisalpina ai nostri giorni..., Forlì, Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura, 1972

Renzo Tani, Le vicende edilizie del palazzo comunale, in Invito a palazzo: mostra sulla Piazza Grande e sul Palazzo Comunale di Forlì, Forlì, Comune di Forlì, 1989, pp. 37 e sgg.
piazza A. Saffi, 1
Forlì (FC)

Arte
Arte contemporanea storica (1900-1950)
La prima notizia certa dell'esistenza in Forlì di un palatium comunis risale al 1203. Danneggiato dai tumulti popolari del 1332, l'edificio fu riedificato per volontà del cardinale Albornoz nell'ambito della ricostituzione dello Stato Pontificio in Romagna. La guida di Forlì del Calzini e Mazzatinti (1893) ricorda “un grande arco, accompagnato da un fregio a punta di diamante in terracotta”, ma della struttura non restano oggi tracce visibili. Divenuto residenza degli Ordelaffi in seguito all'instaurarsi della signoria sulla città, il palazzo fu adeguato al nuovo volto urbano della città da Cecco III e Pino III Ordelaffi. L'assetto rinascimentale del complesso, che nel 1459 fu integrato nell'ala meridionale da un portico a piano terra, proseguito nel 1466, è testimoniato dall'Incoronazione della Vergine di Baldassarre Carrari, nella Pinacoteca Civica di Forlì (1512), dove si vedono le bifore al piano nobile dell'edificio, descritto come pregevole negli Annales Forlivenses. Sullo scorcio del XV secolo anche la torre civica assunse un nuovo assetto architettonico, conseguito all'incendio del 1468, con le grandi bifore rinascimentali inscritte entro un arco a tutto sesto; l'orologio è documentato invece al secolo XIV. Gerolamo Riario e Caterina Sforza confermarono poi la funzione di rappresentanza della residenza signorile, che a metà Cinquecento, in seguito al passaggio di Forlì allo Stato Pontificio (1504), venne decorato da Francesco Menzocchi nella Sala delle Muse, o delle Ninfe e nella Sala degli Angeli (1563), integrata in parete con le Storie della Genesi dipinte dal figlio di Francesco. Altri ampliamenti produssero le Stanze Fantine (1594) volute da mons. Fantino Petrignani, identificabili forse con il tratto edilizio corrispondente al versante affacciato sulla piazzetta della Misura (portico e loggiato rinascimentale).

Altri rifacimenti seguirono nel 1654 e nuovamente nel 1664, quando al primo piano fu costruita una lunghissima stanza, che diventò il primo teatro stabile della città, denominato nel 1673 Teatro del Pubblico ed integrato nel 1710 da trentacinque palchetti permanenti, disposti su tre ordini. Nessuna traccia rimane dell'Apollo affrescato da Carlo Cignani.
Nel 1753, per la super visione di Giuseppe Merenda e del nobile Antonio Dall'Aste, seguì un nuovo cantiere, culminato nel 1754 con la sopraelevazione dell'edificio. Nel 1761 Antonio Galli Bibiena venne incaricato di ricostruire la sala grande e la scala, terminata nel 1765, due anni dopo l'inizio delle operazioni pittoriche per l'attuale Sala Comunale (1763), a quel tempo Sala dei Fasti, decorata dal forlivese Giuseppe Marchetti con episodi di storia forlivese. Nel 1773 si concluse la vicenda edilizia del teatro, progettato da Cosimo Morelli.
Dal 1802 Felice Giani decorò il “quartiere” del podestà nel Palazzo Comunale, sistemato in facciata da Antonio Farini; in particolare, il pittore piemontese intervenne nella Sala della Pace e della Guerra, nella Sala del Console Fabrizio e nella Sala delle Donne spartane.
Tra il 1819 e il '22 ebbero luogo altre consistenti operazioni di consolidamento statico, e tra queste la sopraelevezione della torre civica, mentre tra il 1822 e il '26 il rifacimento del prospetto principale su progetto di Gottardo Perseguiti e Giovanni Bertoni, completato dall'abbattimento dell'arco di piazza finalizzato all'agevolazione del traffico cittadino (1824), contribuì al nuovo assetto dell'edificio.
Nel 1929, durante alcuni lavori di ristrutturazione nella parte posteriore del palazzo, fu riportata in luce la loggetta quattrocentesca.


The earliest undisputable evidence of the existence of a palatium comunis in Forlì dates back to 1203. After sustaining damage during the 1332 riots, it was rebuilt on the orders of Cardinal Albornoz as part of the reconstitution of the Papal States in Romagna. Calzini and Mazzatinti’s 1893 guide to Forlì describes “a large arch, with a terracotta diamond-patterned frieze”, of which there are no longer any visible traces. The Ordelaffi dynasty chose it as its residence when they ruled the city during the Signoria era, and the palace was renovated in light of the city’s new urban landscape by Cecco III and Pino III Ordelaffi. The Renaissance nature of the compound – to whose southern wing a ground floor portico was added between 1459 and 1466, - is evidenced by Baldassare Carrari’s painting The Corononation of the Virgin (1512) in the Civic Pinacotheque of Forlì, which depicts the mullioned windows on the piano nobile of the building, described as remarkable in the Annales Forlivenses. Towards the end of the 15th century, the civic tower was also renovated to repair damage from a fire in 1468, with the large Renaissance mullioned windows inscribed in a round arch. The clock instead is from the 14th century. Gerolamo Riario and Caterina Sforza further confirmed the ceremonial functions of this aristocratic residence, which after Forlì’s annexation on the part of the Papal States (1504), was decorated in the mid-16th century by Francesco Menzocchi in the Hall of Muses or Nymphs and the Hall of Angels (1563), whose walls are decorated with scenes from the Book of Genesis painted by Francesco’s son. Other additions to the building included the Stanze Fantine (1594) commissioned by Monseignor Fantino Petrignani, which may have been located along the facade overlooking Piazzetta della Misura (Renaissance portico and gallery).

The building was further renovated in 1654 and additionally in 1664, when a very long room was built on the first floor, which eventually became the city’s first theatre, dubbed Teatro del Pubblico in 1673, and enlarged with three orders of permanent boxes in 1710. Nothing is left of the Apollo, decorated with frescos by Carlo Cignani. In 1753, new construction efforts began under the supervision of Giuseppe Merenda and the aristocrat Antonio Dall'Aste, which culminated in 1754 with the raising of the building. In 1761 Antonio Galli Bibiena was hired to rebuild the main hall and the staircase, which he completed in 1765, two years after the current Municipal Hall – at the time known as the Hall of Splendour – began to be decorated by the local artist Giuseppe Marchetti’s scenes from the history of Forlì. The completion of the construction of the theatre took place in 1773 under the supervision of Cosimo Morelli.
Starting in 1802, Felice Giani began to decorate the podestà’s quarters in Palazzo Comunale, whose facade was renovated by Antonio Farini; in particular, the Piedmont-born painter focused his efforts in the Hall of War and Peace, the Hall of the Consul Fabricius, and the Hall of the Spartan Women.
Static consolidation efforts took place between 1819 and 1822, and included the raising of the civic tower, while the main facade was renovated between 1822 and 1826 under the supervision of Gottardo Perseguiti and Giovanni Bertoni. In 1824, the arch over the square was demolished to facilitate traffic, contributing to the building’s new appearance.
Finally, during renovation work on the posterior part of the building in 1929, the 15th century gallery was once again brought to light.

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