Museo d'Arte della Città
Via di Roma, 13
Ravenna (RA)
Martelli Sarti Ferdinando
1811/ 1872
scultura

marmo/ scultura
cm. 35 (la) 55 (a) 21 (p)
sec. XIX (1840 - 1848)
n. 18
Il ritratto, in forma di erma di severo stile antico, raffigura Ignazio Sarti con barba alla Cavour e capelli lunghi sulle orecchie.

Il busto venne scolpito da Ferdinando Martelli Sarti, filgiastro di Ignazio, e donato all'Accademia di Ravenna il 6 maggio 1854. Il patrigno era morto il 13 aprile dello stesso anno, è quindi deve avere una datazione antecdente, anche per i tratti fisiognomici che non sembrano essere quelli di un sessantaquattrenne prostrato dai lutti e dalle sventure.

Ignazio Sarti, scultore, architetto e incisore, nasce a Bologna il 30 luglio 1790. Studia all'Accademia della sua città, seguendo il corso di Giacomo De Maria. Apprende successivamente l'arte incisoria da Francesco Rosaspina, di cui diviene poi intimo amico. Artista assai prolifico, inciderà moltissimo, realizzando tavole con prospettive e paesaggi, ma più che realizzare tavole di sua invenzione riprodurrà invece opere di altri artisti. A titolo di esempio segnaliamo le lastre tratte da Antonio Basoli e da Simone Cantarini. La sua capacità incisoria era tale che ricevette il premio Curlandese, questa volta per una lastra tratta da un suo disegno e dedicata alla principessa Ercolani. Nel 1810 viene premiato sia per la classe di ornato, sia per gli elementi di figura. Contestualmente espone un Antinoo a lapis copiato dall'antico (elementi di figura), un vaso antico, ed una mensola all'acquerello (ornato) e infine un vaso antico sul piedistallo all'acquerello. In questo periodo esegue un monumento funerario nel cimitero bolognese della Certosa. Sotto la regia di Vincenzo Vannini il Nostro esegue la tomba di Sebastiano Tattini, collocata nel Chiostro Terzo, o della Cappella. Al 1819 si deve il suo Grande Premio per l'Architettura con un progetto per una biblioteca. La commissione valuta che le elevazioni esterna ed interna sono di buono stile, e l'ordine architettonico vi è "saviamente impiegato". Approva quindi il lavoro trovando che "i pregj vincono i difetti". Si reca poi a Roma, dove affina il suo stile studiando architettura e scultura. Nel 1826 vince il concorso bandito dal Comune di Ravenna per la cattedra di ornato e architettura nel Collegio Convitto. Si trasferisce a Ravenna nel 1827. La proposta di istituire un'Accademia di Belle Arti a Ravenna, avanzata da Lavinio de' Medici Spada trova nel Sarti un convinto sostenitore. E' inoltre l'inizio di una lunga carriera che lo vede dapprima tra gli artefici dell'Accademia stessa in quanto responsabile del progetto della facciata e della ristrutturazione architettonica dei locali prescelti e in seguito, su nomina del cardinale Rivarola, professore e Direttore a vita dal 1829 al 1854. I lavori per la costruzione della fabbrica dell'Accademia furono avviati nel settembre 1827 e della facciata originaria sopravvivono ancora tre arcate dell'edificio ottocentesco progettato dal Sarti. Il gonfaloniere Carlo Arrigoni approvò che il Sarti "partisse per Bologna a provveder stampe per la scuola di intaglio e per Roma a provveder gessi per quella di scultura". Sarti si occupò anche della sistemazione delle opere secondo il gusto dell'epoca: opere disparate senza "nessun criterio né di scuole né di tempo".
Attivissimo anche come scultore, realizzerà un nutrito numero di busti-ritratto e monumenti funebri, tra cui quello del cardinale Ferdinando Romualdo Guiccioli, sito nella chiesa Metropolitana. Nell'Accademia di Ravenna si conserva un suo ritratto del cardinale Luigi Amat, datato 1840, mentre nella Pinacoteca della medesima città si trova il ritratto di Lavinio de Medici Spada.
Muore il 13 aprile 1854. A suo ricordo due anni dopo viene edito un elogio a firma di Alessandro Cappi, il quale scrive che "Sarti, nato a Bologna il 30 luglio 1790, morì in una villa presso Ravenna il 13 aprile 1854. Cominciò dall'intagliare, dal dipingere, e poi si dette con migliore fortuna all'architettura ed alla scoltura. Conobbe il Canova, che l'amò e favorì, sebbene avesse risaputo di alcune appuntature di lui alle sue Ebij che già all'acuto giudicio del giovane parevano dipartirsi un poco dalla finezza greca. Tra l'altre sue opere si loda un suo bassorilievo nel Teatro anatomico di S. Gallicano in Trastevere, e rappresenta Esculapio apportatore in Roma della salutare medicina, mettendovi stanza nell'isola, che dal Tevere si nominava. È da vederne la elegante descrizione del Cappi, che narra assai bene gli altri meriti e le virtù del Sarti, al quale debbono principalmente i Ravennati il diffuso amore delle arti del disegno e i progressi dell'educazione tecnica degli artefici.".
Per approfondimenti cfr. Nadia Ceroni in Exempla Virtutis, Bologna 2013, pp. 154-157.