Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
Ferrari Angelo
1799/ 1894
Altra Attribuzione: Giani Felice
dipinto murale

intonaco/ pittura a tempera
cm.
sec. XIX (1875 - 1894)
La decorazione pittorica, che si sviluppa su tutta la superficie della volta a schifo, è costituita da grottesche, allegorie entro medaglioni dipinti di blu e da animali e uccelli entro lunette che si rincorrono sopra la linea di imposta.

I complessi decorativi delle sale Ricci II e Ricci III sono stati attribuiti ad Angelo Ferrari da Gianni Morelli (La Dipinta Storia di Ravenna. I pittori Ferrari e gli stemmi nel Palazzo della Prefettura, Ravenna, 2005).
Il ravennate Angelo Ferrari nella sua lunga vita (1799-1894) lavorò come decoratore, prima insieme al padre Gaetano, accademico nella Accademia di Belle Arti, poi solo, anche all'estero, e dispiegò le sue doti nelle decorazioni degli appartamenti signorili di principi, di nobili, di cardinali.
Ha attraversato in vita un secolo intero, dal 1799 al 1894. Come artista è andato oltre, fondendo e confondendo la propria poetica con quella del padre Gaetano - anch'egli pittore ornatista e testimone eccellente del "bello stile" napoleonico - maturandola fino a farla diventare una linea mobile di demarcazione tra due apparenti antagonismi, il neoclassicismo e il romanticismo. A Ravenna la loro arte è presente in quasi tutte le decorazioni dei palazzi nobili, nelle dorature delle chiese fin nella sede vescovile.
Per quanto concerne le decorazioni della Biblioteca Classense che qui si esaminano, e di altri edifici ravennati, riportiamo integralmente il passaggio di Morelli che chiarisce gli aspetti attributivi: "Pitture attribuite con troppa fretta ed incautela al grande Giani, delle quali i Ferrari menano invece più sicuro vanto. Certamente Felice Giani e Gaetano Ferrari hanno lavorato assieme e tra i due sono corsi sentimenti di stima e di amicizia non superficiali, ma un diverso temperamento li guidava a sponde pittoriche distanti tra loro: fantasticante e visionaria quella del Giani, rigorosa e di più pacato criterio, quella del nostro. Il "taccuino di lavoro" di Felice Giani, attendibile in quanto funziona come un registro dei pagamenti in rapporto ai lavori eseguiti a Ravenna, indica tre soli interventi in città: il teatro, il palazzo del conte Crispino Rasponi e il palazzo del legato, ma nulla rimane. Sono da escludere pertanto dal suo catalogo i seguenti palazzi a lui incautamente attribuiti: Cavalli, Guiccioli, Osio, Pasolini Dall'Onda, Rasponi (ex palazzo di giustizia), Rasponi-Murat, Rasponi-Bonanzi, Santacroce Pasolini. All'interno di tali palazzi hanno per contro lavorato i pittori Ferrari ai quali, con buona approssimazione, spettano le opere decorative. Ai Ferrari potranno ragionevolmente essere attribuite, previa verifica ulteriore, le pitture di questi altri palazzi ravennati: Biblioteca comunale o Classense, Bacinetti, Grossi, Galletti Abbiosi, casa Ghezzo, casa Monaldini, casa Vignuzzi, palazzo Rasponi poi Bellenghi, Serena Monghini, Spreti, Cappi, Argelli, Cavalli, la sala giunta vecchia del palazzo comunale e Fepiscopio." (Morelli, op. cit. pp....)
La decorazione della cosidetta sala Ricci II è stata sottoposta ad attento restauro nel 1999 a cura del Laboratorio del Restauro di Ravenna che ha eliminato macchie dovute ad infiltrazioni di acque meteoriche ed ha ripristinato cromaticamente l'intero impianto decorativo, altrimenti deturpato e decoeso. Anche la finezza del disegno è stata restituita mirabilmente.
Per un quadro esaustivo delle vicende biografiche di Angelo Ferrari e del padre Gaetano, oltre al già citato testo, cfr. Lorenzo Miserocchi, Ravenna e ravennati nel secolo XIX, 1927, pp. 122-123, Giovanni Bosi Maramotti, Le tempere decorative di Angelo Ferrari, in Romagna ieri oggi e domani, n. 9, sett. 1989, pp. 38-40.