Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito veneto
cassone (?)

legno di cirmolo (?)/ pirografia
cm. 140 (la) 38 (a)
sec. XVI, sec. XVIII (1550 - 1599)
Il pannello è caratterizzato da due cartelle rettangolari incorniciate entro le quali sono raffigurati angeli musicanti; alle estremità è possibile distinguere due arbusti mentre al centro due amorini, posti in cima ad un vaso riccamente decorato con motivi geometrici e fitomorfi, reggono un cartiglio vuoto.

Durante il Rinascimento il cassone, divenuto più popolare rispetto alle epoche passate, fu adornato in vari modi e costituì il pezzo base del mobilio della casa italiana.
Da documenti scritti e dalle opere dell'arte figurativa si apprende che nelle stanze da letto i cassoni allineati contro il muro potevano servire da base per il letto oppure essere disposti in maniera da circondarlo su tre lati, formando così un corpo unico, il così detto letto a cassoni.
Inoltre potevano servire anche da sedile o supporto.
Nelle sale di rappresentanza delle grandi case i cassoni si alternavano con le panche.
Infine li ritroviamo nei municipi dove servivano per contenere documenti, sigilli, insegne dell'autorità di stato e nelle chiese per arredi sacri.
Tra i differenti tipi di casse in Italia il cassone nunziale occupa un posto speciale. In esso veniva conservata la dote della sposa. Di regola per il matrimonio venivano commissionati almeno due cassoni, erano blasonati con lo stemma gentilizio dello sposo e della sposa e spesso portavano lo stemma d'armi del loro paese nativo.
La decorazione era generalmente di carattere profano, rappresentante soggetti mitologici, storici, scene d'amore, episodi di caccia o cortei nuziali. Venivano usati diversi legni, principalmente castagno, olmo e pioppo bianco, dipinti e dorati con lavori a pastiglia o ad intarsio.
Tuttavia specialmente nel periodo in cui l'intaglio prevalse quale mezzo di decorazione il cassone era realizzato in noce. Il cassone generalmente variava da 160 a 180 cm così che i lunghi vestiti e gonne del periodo potevano essere depositate senza essere piegate, l'altezza delle casse non era più di 40 o 50 cm al fine di poter raggiungere il fondo con relativa facilità. All'interno era foderato con tessuto o cuoio, tuttavia è difficile dire come erano realmente gli interni in quanto nella maggior parte dei casi non sono sopravvissuti o furono rifoderati più tardi.
Nonostante i cassoni furono costruiti in tutta Italia i maggiori centri di produzione furono Firenze, Roma e Venezia.
Molte erano le misure adottate per questo tipo di mobilio: più o meno standard, come quelle, presumibili, dei cassoni a cui appartengono i due pannelli che stiamo esaminando; fuori misura, molto ricchi nella decorazione, fatti "su disegno" spesso di architetti o artisti illustri (Ammanati, Michelangelo, Pollaiolo). Per questi ultimi l'artigiano doveva corrispondere alla Corporazione una tassa speciale.
Il cassone è considerato il primo contenitore ad apparire nelle case usato per contenere di tutto: dai già citati vestiti che venivano riposti piegati sul fondo, al vasellame, stoviglie, libri e altro.
Durante il trascorrere dei secoli questi mobili sono stati spesso utilizzati per costruire altri tipi di mobili oppure hanno subito trasformazioni radicali: è, con ogni probabilità, quanto accaduto ai due pannelli riutilizzati per decorare la boiserie della Sala delle Arti della Biblioteca Classense. Gaetano Ravaldini (cfr. Bollettini Economici della CCIAA nn. 2 e 3, 1977) è l'unico autore a noi noto che cita le parti anteriori dei due cofani nuziali "...incastonate nel rivestimento di noce...lavorate a fuoco, con scene rappresentanti dame e cavalieri (sec. XVI)."
Per analogia stilistica è senz'altro possibile accostare i due pannelli alla splendida cassetta istoriata collocata presso la Saletta dei Mobili del Museo Nazionale di Ravenna (Inv. n. 8211), peraltro proveniente proprio dalle Collezioni Classensi. Taluni particolari concorrono a suffragare l'ipotesi che è stata la stessa mano a ombreggiare a fuoco le figure: le due arcatelle che racchiudono i guerrieri del pannello di sinistra (frammento analizzato nella scheda nctn 00000177) sembrano assolutamente identiche a quelle presenti sulla "cassetta"; inoltre la tecnica esecutiva è la medesima, infatti, oltre alla pirografia, comune è la punzonatura del fondo eseguita per aumentare l'effetto di contrasto. Ma è tutto l'impianto decorativo a rivelare una stretta parentela fra le tre opere. La cassetta del Nazionale è stata analizzata da Luciana Martini nel 1998 che l'ha ricondotta ad un autore di ambito veneto operante nella seconda metà del secolo XVI (cfr. L. Martini, Cinquanta capolavori nel Museo Nazionale di Ravenna, 1998).
L'epoca del riutilizzo è senz'altro riconducibile a quella di realizzazione degli arredi lignei della Sala, cioè fra il 1770 ed il 1780.