tela/ pittura a olio
sec. XVII (1620 - 1640)
La paternità di questo quadro è stata molto discussa: fino al 1922 fu esposta come opera del Tiepolo, poi furono proposti svariati nomi; di recente si è concordi con l’attribuzione fatta dal Golfieri a Bernardo Strozzi, autore di una serie di Giuditte, Salomè e Dalile che tengono in mano o su un vassoio teste di morto.
Bernardo Strozzi nacque a Genova nel 1581, a diciassette anni entrò nell’Ordine dei Cappuccini, dove continuò a dipingere. L’apprezzamento suscitato dalle sue opere gli fece ottenere la licenza per lasciare l’Ordine anche se ciò creò diversi contrasti.
Lavorò moltissimo per i Doria, nobile famiglia genovese, tale situazione gli permise di ampliare le sue conoscenze artistiche, consolidare la sua fama di pittore e partecipare a imprese prestigiose.
L’artista realizzò moltissime opere, ma con poca varietà di soggetti replicati da lui stesso o dai suoi allievi. Erano a volte gli stessi committenti a richiedere soggetti tipici o di moda. La conoscenza di nuove culture figurative, come il contatto con la colonia genovese di fiamminghi ed il caravaggismo nordico romano, arricchì il suo repertorio di soggetti con l’aggiunta anche di temi popolareschi.