tela/ pittura a olio
altezza con cornice 225//larghezza con cornice 103
secc. XIX/ XX (1899 - 1909)
Fu il figlio dell'effigiato a donare l'opera al Comune di Ravenna, come si apprende da una lettera di ringraziamento dell'allora sindaco Celso Cicognani, datata 2 gennaio 1957. Il critico letterario Giuseppe Lesca, colto nell'atto di scendere dallo scalone della "Lectura Dantis" in Orsanmichele a Firenze, è rappresentato nell'ambiente che meglio lo qualifica socialmente e professionalmente, con un chiaro intento da parte dell'artista di connotarne i tratti psicologici. Edgardo Saporetti, nato a Bagnacavallo di Romagna nel 1865, è l'artista che firma il dipinto. Allievo del Moradei all'Accademia di Ravenna, si recò in seguito a Napoli dove studiò nell'Istituto di Belle Arti guidato da Domenico Morelli. Artista versatile eseguì dipinti di genere ma soprattutto ritratti e fu anche apprezzato sculture. Artista prolifico, dal tratto rapido e privo di incertezze, eseguì molti dipinti, diversi dei quali presentati in esposizioni nazionali e internazionali. Dopo un soggiorno a Londra, avvenuto a cavallo dei due secoli, fu nominato, nel 1903, professore aggiunto nell'Accademia fiorentina. Morì prematuramente nel 1909, lasciando incompiuto un quadro, di grandi dimensioni, raffigurante I funerali di Dante Alighieri. L'anno seguente venne organizzata a Firenze una retrospettiva delle sue opere, dove ebbero un gran successo il Ritratto di Moroni e una Via Crucis, già di proprietà Alinari, ora nella Galleria d'Arte Moderna di Milano. Per ulteriori informazioni biografiche cfr.: De Gubernantis 1889, p. 452; Thieme-Becker 1935, voI. XXIX, p. 457; Comanducci 1962, voI. IV, p. 1716. Un suo dipinto, che rappresenta un Ritratto di signora, fu comperato dal dal Ministero e concesso in deposito all'Accademia di Belle Arti di Ravenna (cfr. Notiziario 1915, p. 803; Golfieri 1955, n. 374 p. 54 e De Grada 1974, pp. 84-85, fig. 93).
Giuseppe Lesca, nato a San Benedetto del Tronto nel 1865 e morto a Colasca, Napoli, nel 1944, fu insegnante di lettere presso l'Istituto superiore femminile di Firenze, si dedicò agli studi danteschi, nelle quali dimostrò profondo equilibrio nel prospettare ed affrontare i problemi proposti alla luce della migliore tradizione esegetica e culturale. Le sue letture della Divina Commedia (in particolare il canto XII dell'Inferno, Firenze s.d., il canto IX del Purgatorio, Firenze 1919, e il canto XX del Paradiso, Firenze 1909), sono particolarmente efficaci ed agili caratterizzate come sono da una estrema semplicità espositiva pur non trascurando di presentare e discutere i termini critici delle questioni proposte dai singoli canti.
Di Lesca si ricorda anche la raccolta di poesie Una vita (1884-1914) pubblicata nel 1914 a Bologna, con una prefazione scritta dallo stesso autore.