Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito romagnolo
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 74 (la) 99 (a)
sec. XIX (1846 - 1878)
n. 302166
Il pontefice è rappresentato in età giovanile, volto di tre quarti a sinistra e a mezza figura, in atto di benedire. Indossa la mozzetta di velluto rosso carminio bordata di ermellino sopra la quale porta la stola ricamata.

La tela in esame, raffigurante il pontefice Pio IX, non coincide con quella ricordata nelle famose Carte Bernicoli (Busta XIV 92/4) conservate nell'Archivio Storico Comunale di Ravenna dove si fa menzione di un dipinto raffigurante il ritratto di Pio IX che, in data 22 dicembre 1846, era quasi ultimato (in quell'anno il Mastai Ferretti era salito al soglio pontificio assumendo, appunto, il nome di Pio IX) dal pittore forlivese Giovanni Orsi. Negli stessi appunti si ricorda, alla data 18 marzo 1847, che l'Orsi a Roma stava per terminare il quadro facendo aggiustature ispirate dal ritratto fatto dal pittore Podesti. Il quadro dell'Orsi, dice la nota, "rappresenta il Papa che segna l'amnistia", dunque non può trattarsi del dipinto oggetto di questa schedatura, anche perché in confronto, le misure del quadro di Orsi (12 palmi romani nell'altezza, e di 8 palmi nella larghezza), sono parecchio più grandi. La collocazione del quadro di Osi attualmente non è conosciuta. Nell'appunto di Bernicoli, databile agli inizi di questo secolo, lo si dice allocato nel Gabinetto di Studio dell'Arcivescovo di Ravenna. L'immagine del papa, per quanto assolutamente somigliante, è quanto mai stilizzata: la regolarità del viso tondo non contribuisce a definire i volumi, anzi tende al loro appiattimento; del pari anche nel torso, l'ignoto autore, privilegia linea e superficie, a detrimento della volumetria. E' l'aspetto devozionale quello che il dipinto vuole trasmettere: il viso dolce e mansueto di questo papa caratterizzerà anche tutte le altre sue raffigurazioni, costituendo, dunque un vero e proprio tratto iconografico. D'altronde, come ha sottolineato Federico Zeri (1957), la Chiesa davanti all'incalzare della modernità non poteva che ripiegare "su tranquilli orti botanici di arcaismi e di convenzioni". Infatti il Codice dell'Arte Sacra vieta ai quadri di assorbire, anche solo di riflesso le innovazioni di una cultura viva e operante, salvo adottare solo superficialmente quel che rimaneva del principio della "regolata mescolanza" di Giovanni Andrea Gilio e della formula "senza tempo" di Scipione da Gaeta. "Così, appare evidente in questo ritratto il tentativo di isolare l'immagine dalla condizione figurativa comune a fatti estranei alla religiosità e alla spiritualità, anzi a esse opposti; di vietare cioè nell'immagine ogni accento troppo scopertamente naturalistico e veristico" (Viroli (1993). Fra i tanti ritratti di Pio IX, si ricorda quello, quasi identico all'opera in esame nell'impostazione della figura, conservato nel museo Pio IX di Senigallia, di misure leggermente ridotte rispetto alla tela in questione (cfr. Flamini, Mariotti 1991, pp. 44 e 45, n. 129). Nato il 13 maggio 1792 a Senigallia col nome di Giovanni Maria Mastai Ferretti da Girolamo (membro della nobile famiglia dei conti Mastai Ferretti) e Caterina Solazzi, fu ordinato sacerdote nell'aprile del 1819, divenne arcivescovo di Spoleto nel 1827, qui gestì con abilità, moderazione e una certa apertura i moti del 1831. Ciò avrebbe contribuito, al momento della sua elezione a Papa, a confortare l'illusione dei patrioti italiani che il Mastai Ferretti fosse uomo di idee liberali e aperto alla causa nazionale. Nel 1832 fu nominato arcivescovo di Imola. Fu creato cardinale da Papa Gregorio XVI nel concistoro del 14 dicembre 1840. Il 16 giugno 1846 venne eletto Papa col nome di Pio IX come successore di Papa Gregorio XVI, e il suo pontificato di quasi 32 anni rimane il più lungo della storia della Chiesa, dopo quello di San Pietro. Morirà infatti il 7 febbraio 1878. Fu l'ultimo Papa a risiedere nel Quirinale: sotto il suo pontificato infatti la Chiesa perse ogni dominio temporale all'infuori della Città del Vaticano, considerata "prigione dorata" dei papi fino al 1929. Il conclave del 1846, che seguì la morte di Papa Gregorio XVI, si svolse in un periodo molto turbolento per la storia della penisola italiana. Per questo motivo molti cardinali stranieri decisero di non partecipare al conclave. Soltanto 46 dei 62 cardinali erano infatti presenti. Secondo gli storici, il cardinal Ferretti era a quel tempo considerato un liberale, avendo supportato cambiamenti amministrativi negli anni passati alla guida delle diocesi di Spoleto e di Imola. I cardinali si separarono subito nella fazione conservatrice, che supportava il cardinal Luigi Lambruschini (segretario di Stato del precedente pontefice), e in quella progressista, che supportava due candidati: il cardinal Tommaso Pasquale Gizzi e il 54 enne cardinal Ferretti. Al primo scrutinio i voti si divisero egualmente fra i diversi candidati, ma a quel punto i favoriti Lambruschini e Gizzi sembravano fuori gioco. Il 16 giugno, secondo giorno di conclave, Ferretti fu eletto al soglio pontificio assumendo il nome di Pio IX: scelse questo nome in onore a Papa Pio VII che aveva incoraggiato la sua vocazione al sacerdozio. In ogni caso il nuovo Papa era assai inesperto in questioni diplomatiche. Per questo motivo l'impero asburgico aveva mandato a Roma l'Arcivescovo di Milano, il cardinal Gaisruk, per porre il veto all'elezione di Ferretti. Ma Gaisruk arrivò troppo tardi: Ferretti era già stato acclamato Papa. Pio IX fu incoronato il 21 giugno e scelse subito il cardinal Gizzi come Segretario di Stato. L'Europa liberale applaudì alla sua elezione. Il suo pontificato è stato il più lungo della storia (seguito da quello di Giovanni Paolo II e quello di Leone XIII). Nei primi due anni del suo pontificato governò lo Stato Pontificio con una progressiva apertura alle richieste liberali della popolazione, concedendo una costituzione. Ma la sua posizione si spostò ben presto su linee molto conservatrici. Comunque, il 24 novembre 1848 la rivolta che portò alla costituzione della Repubblica Romana lo costrinse a rifugiarsi a Gaeta presso i Borbone delle Due Sicilie (ebbe modo di ricambiare ospitandoli a sua volta a Roma dopo l'assedio di Gaeta del 1861). Nell'aprile del 1850 fece ritorno a Roma grazie alla protezione delle truppe francesi di Napoleone III. Durante il Risorgimento, Roma venne risparmiata dalla campagna del 1860 di Vittorio Emanuele II, ma nel 1870, alla caduta di Napoleone III, le truppe del Regno d'Italia entrarono a Roma (con la breccia di Porta Pia) ed il Papa si ritirò nel Vaticano, rifiutando di riconoscere il nuovo stato. Questa situazione, indicata come Questione Romana, durò fino ai Patti Lateranensi del 1929. Fino alla sua morte il Papa continuò a definirsi "prigioniero dello stato italiano". Dal punto del suo insegnamento, l'8 dicembre 1854 Pio IX proclamò con la costituzione apostolica Ineffabilis Deus il dogma dell'Immacolata concezione della Vergine Maria. Nel novembre del 1864 emise l'enciclica Quanta cura sui mali della modernità, seguita l'8 dicembre 1864 dal Syllabus con una lista di errori del liberalismo e delle altre ideologie nascenti (socialismo e comunismo). Si dichiaro nemico del secolarismo, del razionalismo e del modernismo in tutte le sue forme, ergendosi a paladino dei conservatori. Nel 1869 convocò il Primo Concilio Vaticano, che come principale risultato enunciò il principio dell'infallibilità del Papa. Il dogma a quel tempo fu contestato sia in ambienti laici che religiosi.Nel 1874 istituì il non expedit, locuzione latina con la quale espresse il divieto ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana. In nome del papa-re furono uccisi molti 'rivoluzionari' che si opponevano al potere temporale della chiesa. Non si tratta solo dei più noti Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, o del suo concittadino senigalliese Girolamo Simoncelli, ma di centinaia di persone portate sul patibolo o sotto il fuoco delle pallottole di piombo dei plotoni d'esecuzione formati dai soldati pontifici. La sua tomba è nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura.