Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
Andrade don Mariano
notizie sec. XVIII
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 50 (la) 65 (a)
sec. XVIII (1700 - 1799)
n. 302102
Padre Gerolamo da Pistoia è ritratto a mezzo busto con le mani alzate quasi a voler respingere il cappello cardinalizio posato sul tavolo in basso, alludendo al rifiuto della dignità cardinalizia, mentre la spada, anch'essa sul tavolo, richiama alla partecipazione di Padre Gerolamo alla guerra navale. Nella mano destra reca un crocefisso.

Fra i ritratti postumi del padre Gerolamo da Pistoia, tratti probabilmente da un originale dell'epoca, si rammenta un medaglione a stampa, di gusto accademico, inciso da Luigi Cunego, contenuto insieme alla ricostruzione biografica della vita di Gerolamo pubblicata nei Cenni biografici e ritratti di Padri Illustri dell'Ordine Cappuccino meritevoli e rinunzianti, pubblicato in Roma nel 1850 (vol. III). L'opera in esame proviene quasi certamente dal convento cappuccino di Ravenna, dal quale fu allontanata in occasione di una delle ripetute soppressioni (per informazioni relative alle soppressioni del convento dei Cappuccini di Ravenna si veda Donato 1959, Il, p. 255 e Mulazzani 197, pp. 66-98). Il dipinto, secondo Viroli (1993), potrebbe forse essere ricondotto a don Mariano Andrade, sudamericano di cui si hanno scarse notizie (sec. XVIII) e del quale sono presenti altri ritratti di cappuccini nel convento di Ravenna tutti segnalati dal padre Donato (1959, pp. 306-309). E' un prodotto artigianale, modesto, "...che fa di questo frate una sorta di diafano santone, tutto chiuso nel suo fragile riserbo, nell'esercitata modestia." (Viroli 1993). Il citato volume dei Cenni biografici fornisce una nota biografica dell'effigiato: "il Padre Gerolamo da Pistoja della Provincia di Napoli ascrittosi all'Ordine dei Cappuccini, tal saggio vi diede di virtù, e dottrina, che fu promosso a Lettore Generale, quale impiego esercitò in Roma, Firenze, e Napoli con tanto frutto, che non pochi de' suoi allievi fecero grande avanzamento nella pietà e nelle scienze. Dopo sostenute le prelature minori colla carica di Difinitore Provinciale fu eletto a Provinciale della sua Provincia, e di altre, e tanto crebbe la stima verso lui, che nell'anno 1555 fu eletto Difinitore Generale. La fama delle sue virtù non istette ristretta nei Chiostri, ma si sparse anche fuori; mentre essendosi dato alla predicazione, ebbe tutta l'Italia ammiratrice della sua dottrina e dello zelo Apostolico, col quale muoveva gli animi a penitenza. Argomento ben chiaro dell'alta stima, alla quale era salito anche presso li Sommi Pontefici fu, che celebrandosi il sagro Concilio di Trento, si vidde spedito al medesimo in qualità di Oratore, e fece diverse orazioni a quei Padri, presso dei quali ebbe a disputare sopra diversi punti di Religione. Fu sovra tutti carissimo al Sommo Pontefice S. Pio V, che conoscendo i meriti singolari del Padre Gerolamo, non solamente lo dichiarò suo Teologo, ma ne ascoltava ancora i consigli nelle cose della Chiesa. Non contento di ciò stabilì di promuoverlo alla dignità Cardinalizia; ma l'umilissimo Padre che non ambiva gli onori di questa terra, non si lasciò abbagliare dallo splendore della Porpora, ma con fermezza la ricusò". In seguito, poiché Padre Gerolamo ardeva di zelo per la fede e per la salute spirituale del prossimo, "nella spedizione che si fece contro de' Turchi fu destinato dal detto Sommo Pontefice con trent'altri Capuccini all'armata navale Pontificia per l'ajuto spirituale de' prossimi. Difficil cosa è ridire quante calamità sostenesse questo insigne banditore della divina Parola, e quante fatiche sì nell'assidua predicazione della Parola divina e sì nel prestare ogni sovvenimento a' soldati afflitti dalla peste. Dal peso di tante fatiche, e travagli rimase alla fin estinto".