Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
ambito romagnolo (?)
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 96 (la) 129 (a)
altezza con cornice 151//larghezza con cornice 118
sec. XVIII (1745 - 1745)
n. 302128
L'Arcivescovo Ferdinando Romualdo Guiccioli è ritratto di scorcio, seduto su una sedia, a più che mezza figura. Alla sua sinistra è, posata su un tavolo, la mitria.

Della provenienza di questa tela e del suo artefice nulla è dato sapere. Neppure le "Carte Bernicoli", che menzionano l'altro dipinto raffigurante Guiccioli conservato alla Classense (la tela di Andrea Barbiani, cfr. scheda n. 00000077), fanno cenno di questo lavoro. Il dipinto che ritrae l'arcivescovo Ferdinando Romualdo Guiccioli di scorcio, seduto su una sedia, con la mitria impreziosita da pietre di valore posata su un tavolo, risale, data l'età mostrata, presumibilmente al 1745, allorché papa Benedetto XIV lo nominò arcivescovo. Di probabile ambito romagnolo, la tela non è di pregevole fattura: l'effigiato indossa la mozzetta bianca dei Camaldolesi e una cotta con trine. Il quadro è stato restaurato nel 1999 da Sandro Salemme.
Ferdinando Romualdo Guiccioli, nato a Ravenna nel 1686 e battezzato con il nome di Alberto, ripagò tutte le aspettative del padre che lo voleva dotato di un elevato livello d'istruzione: fu presto presso i Gesuiti nel Collegio dei Nobili di Ravenna dove si distinse nelle scienze e nei comportamenti volti a pietà. In seguito decise di farsi monaco Camaldolese e prese gli ordini nel 1706 assumendo il nome di Ferdinando Romualdo. Dopo essere stato destinato all'ufficio di Camerlengo, al termine dei suoi studi, divenne priore del Monastero di Forlì per volere dell'abate Canneti. Nel 1729 divenne abate e prese possesso del monastero dei Santi Ippolito e Lorenzo di Faenza indi, nel 1730, dopo la morte del Canneti fu destinato abate presso il monastero Classense di Ravenna. Meritoria fu la sua opera di persuasione che ebbe nei confronti dell'abate D. Casimiro Galamini affinché questi ripulisse e ornasse la Basilica di Sant'Apollinare in Classe. Benedetto XIV (il cardinale Prospero Lambertini) che lo stimava molto lo chiamò a Roma e lo consacrò vescovo di Licopoli, dandogli l'amministrazione delle chiesa ravennate. Tornato a Ravenna portò non solo a compimento in soli quattro anni i lavori già intrapresi per il rifacimento della chiesa Metropolitana, ma diede impulso a tutta una serie di lavori di restauro o di nuovi edifici chiesastici nell'ambito di tutta la Diocesi ravennate. Inoltre fece redigere gli indici delle numerose pergamene presenti all'interno dell'Archivio arcivescovile. Nel 1745 fu nominato da papa Benedetto XIV Arcivescovo di Ravenna. Morì nel 1763 a causa di un male incurabile gettando la popolazione in preda ad un profondo cordoglio. Per un elenco delle sue opere e dei suoi biografi si rinvia alle note riportate in calce alla biografia a lui dedicata dallo storico Pietro Paolo Ginanni (1769, pp. 408-427); cfr anche Tarlazzi 1852, pp. 561-579).