Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
Barbiani Andrea
1708/ 1779
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 149 (la) 220 (a)
sec. XVIII (1760 - 1760)
n. 302088
Il Cardinale Cesare Rasponi è ritratto a figura intera, seduto su un seggiolone con alto schienale con indosso mozzetta rossa su camice bianco. Sul tavolo, a destra, è un mazzo di fogli legati con nastro rosso.

La tela rappresenta il Cardinale Cesare Rasponi a figura intera seduto su un seggiolone con alto schienale con indosso la mozzetta rossa su camice bianco merlettato. Dal viso del porporato, ("quasi una maschera plasmata sul volto", Viroli 1993) caratterizzato da occhi leggermente strabici, carnagione rossastra con baffi, mosca, barba e lunghi capelli scuri, paiono trasparire modi ostentatamente gentili ma forti. L'opera, che presenta il cardinale in un aspetto un po' grottesco, è caratterizzata oltreché dai dettagli delle trine, anche dai decori del seggiolone e degli oggetti posati sul tavolo, fra i quali spicca un mazzo di fogli legati con nastro rosso. Il dipinto è di Andrea Barbiani, come risulta dal documento di pagamento datato 8 maggio 1760 (ASCRA, n. 183, c. 166). Andrea Barbiani pittore ad oggi sostanzialmente sconosciuto ma degno rappresentante della ritrattistica Settecentesca tout cour (a Ravenna, dopo il grande Luca Longhi, per circa due secoli non si era registrata la presenza di un grande ritrattista). Ricordato da Luisa Faenzi nel Dizionario biografico degli Italiani (vol VI, 1964) come esecutore di cinque ritratti e di tele inerenti unicamente oggetti sacri riconducibili per lo più alla tradizione bolognese vicina alla cultura del Cignani. Per l'impostazione della figura l'opera in esame ricalca fedelmente il Ritratto di Clemente IX di Carlo Maratta alla Pinacoteca Vaticana. Circa l'identificazione dell'effigiato con Cesare Rasponi occorre precisare che è basata sul confronto con altre rappresentazioni del cardinale fra le quali spicca l'incisione riprodotta da Umberto Foschi nel suo lavoro sulle Case e famiglie della vecchia Ravenna (1983, p. 19), fisiognomicamente identica al ritratto in oggetto.
Il cardinale Rasponi nacque nel 1615 dal padre Francesco e dalla madre Clarice di Guido Vaini di Imola che nel 1621, già vedova, lo conduce a Roma. Dall'abate Pietro Paolo Ginanni, che nel suo lavoro sugli Scrittori ravennati (1769, t. 2, pp. 239-256) ne aveva tracciato la biografia, apprendiamo che fu accolto nel Seminario Romano dei Gesuiti dove fu iniziato alla grammatica e alla retorica, divenendo in seguito uomo di grande erudizione. Dapprima prese possesso del Canonicato di San Lorenzo in Damaso (1636) ed in seguito, nel 1643, passò al Canonicato di San Giovanni in Laterano, dove fu incaricato di sistemare l'enorme archivio e redasse una interessante storia della Basilica che riusci anche a pubblicare. Vestì l'abito prelatizio e, anche in virtù degli incarichi sempre più importanti che riceveva, nel 1648 si recò a Parigi con la madre e fu accolto dalla regina e dal cardinale Mazzarino; scrisse al ritorno a Roma nel 1650 un Diario ricco di annotazioni di quel viaggio. Nel 1655, anno dell'elezione pontificia di Alessandro VII, si distinse per le importanti decisioni prese riguardo alla peste e nel 1666, a seguito di una importante conciliazione che condusse a termine fra il cardinale Francesco Barberini (che lo aveva ordinato sacerdote) e la Repubblica di Venezia, fu eletto cardinale dal papa. Questi lo aveva apprezzato anche per la risoluzione della vertenza aspra intorno al ducato di Castro conteso fra il Vaticano e i Farnese e per la conclusione di un trattato di pace fra Luigi XIV e la Chiesa. Autore di varie opere letterarie (ricordate da Ginanni), fu uomo pio al punto da dedicare gran parte dei suoi averi, prima di morire, ad un'opera di bene fondata dal sacerdote concittadino Francesco Negri. All'epoca si narrava che, se non fosse incorso in una morte prematura, probabilmente sarebbe divenuto papa. I ravennati, che esultarono per il suo cardinalato, eressero in suo onore una statua in bronzo, realizzata da Francesco Maria Bandini: originariamente in piazza Maggiore fu in seguito spostata in un chiostro di San Vitale.