Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
Loredano Ruggero
1535 ca./ 1609-10
Altra Attribuzione: Longhi Luca
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 192 (la) 158 (a)
sec. XVI (1570 - 1580)
n. 302045
La Madonna col Bambino al centro sospesi sulle nuvole tra i Santi Apollinare, a destra, e Teodoro a sinistra. Ai piedi della Madonna, tra le nuvole, sono tre teste di angeli.

Il dipinto è stato attribuito da Mazza, nel 1992, a Ruggero Loredano, artista attivo a Ravenna tra la seconda metà del Cinquecenti e gli inizi del Seicento. Viroli, l'anno prima, ipotizzando l'attribuzione a un pittore ravennate del XVII secolo, si scosta dalle attribuzioni a Luca Longhi presenti nelle guide locali e riconosce nel dipinto "quella Madonna con il Bambino ed i Santi Apollinare e Teodoro" che si trovava nella stanza del "Collegio de' Signori Savj". A seguito di una preziosa indagine archivistica condotta da Repetto Contaldo (Verona Illustrata, 1991, n. 4) si giungeva ad individuare un dipinto raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Zeno e Daniele, dalle fonti ritenuto di Domenico Brusasorci, ed a riconoscerne l'autore in Ruggero Loredano. La studiosa collega all'artista, di cui si conosceva unicamente la pala della Madonna del Rosario nella chiesa di Santa Maria a Zevio, anche una Madonna del Rosario della pieve di San Floriano in Valpolicella, del 1600, precedentemente attribuita alla scuola del Brusasorci e una Madonna con San Pietro martire e due santi martiri, passata dalla chiesa di Santa Maria dei Domenicani alla parrocchiale di Soave. L'iscrizione presente su questa tela, da cui Castagnedi, nel 1898, ricava il nome dell'autore, apre la strada, come sostiene Mazza, alla possibilità di anticipare l'inizio dell'attività veronese dell'artista di un decennio, rispetto alla data di esecuzione della pala dei Notai di Verona datata al 1600 grazie alla documentazione reperita da Repetto Contaldo. Tenendo conto che Loredano era sicuramente attivo a Verona a partire dal 1570, Mazza gli assegna la presente pala, concordando poi con Viroli circa l'identificazione con quella del Collegio dei Notai di Ravenna. L'ipotesi di questa originaria collocazione è suffragata anche dall'iscrizione "PUBLICA NEGOCIORUM FIDES" riportata sul libro tenuto da San Teodoro. Mazza ipotizza che la datazione dell'opera, rispetto alla pala del 1660, possa essere anticipata nettamente "per i tenui passaggi chiaroscurali e la grazia ancora raffaellesca della figura della Vergine, ingentilita dalla timidezza arcaica di Luca Longhi".
La tela, come è evidente sin dal primo sguardo, ha subito riduzioni nel tempo: il nimbo della Madonna è tagliato, così come pare si apra una voragine in basso fra i santi.
Lo schema compositivo, con la Madonna e il Bambino collocati al centro e sospesi su nuvole con il fondo luminoso che ne accentua la miracolosità, ricorda molto da vicino quello dei Longhi. I due Santi sono rappresentati simmetricamente, ai lati in posizione eretta e rivolti leggermente verso la Madonna.
La tela è stata restaurata nel 1999.