Museo Civico San Rocco
Via V. Monti, 5
Fusignano (RA)
manifattura riminese
targa devozionale

terracotta maiolicata,
terracotta dipinta
cm. 26.5 (la) 31.5 (a) 4 (p)
sec. XVII (1660 - 1660)
Targa plasticata da stampo di forma rettangolare, con cornice con modanature svasate verso l'interno. Recto e verso interamente smaltati. Impasto poroso, di colore paglierino chiaro. La targa rappresenta la Madonna a mezza figura che tiene con una mano il Bambino che le si stringe al collo, nell'altra un libro. Entrambi i personaggi, che si guardano teneramente negli occhi, hanno il capo circondato da aureola. Sul verso compare una iscrizione a pennello con lettere capitali nere su fondo biancastro. I colori predominanti sono il giallo, il blu, l'arancio e il bruno, con stesura fluida che non segue i contorni del modellato.

Il modello plastico per questa iconografia ha origine nella scultura quattrocentesca ma mancano notizie precise sul prototipo. Il tipo è presente in rilievi cinquecenteschi in terracotta o in scagliola, piuttosto diffusi in territorio bolognese. Un rilievo d'alabastro, al Victoria and Albert Museum di Londra, attribuito a Diego da Siloe, ha analogie iconografiche tali da ipotizzare un rapporto diretto tra l'opera dello scultore spagnolo e le plastiche cinquecentesche. Il tipo, nel Seicento, è prodotto in forma ceramica da un esemplare datato 1658 e conservato nel Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza. La stessa data è ripetuta normalmente per ricalco, ma in alcuni casi, come quello in questione, è aggiornata in pittura a date successive. L'opera fa parte del lascito del Prof. Sergio Baroni al Comune di Fusignano. Si tratta di 142 targhe devozionali in ceramica di epoca e provenienza diverse che costituiscono il primo importante nucleo del Museo Civico San Rocco. La nascita del museo ha realizzato il sogno di Mons. Antonio Savioli di Fusignano, che ha dedicato molti anni della sua vita alla ricerca e allo studio dell'iconografia mariana nelle targhe devozionali in Romagna. Tra Mons. Savioli e Vincenzo Baroni, padre del donatore, esisteva una forte amicizia fin dai tempi della prima giovinezza, e proprio questo legame è stato di stimolo al Prof. Baroni nella formazione della sua raccolta.