ambito faentino
dipinto

tavola/ pittura a olio
cm. 52 (la) 79 (a)
sec. XIX (1800 - 1810)
n. 5
Tavola lignea rettangolare dipinta, a cui è stata aggiunta, lungo il lato inferiore, una seconda tavoletta più ridotta di dimensioni su cui è dipinta un'iscrizione. Il tutto è inquadrato da cornice in legno dorato e dipinto in bianco.
Su uno sfondo a cielo aperto, una figura di santo con veste bianca di tre quarti, regge rivolto a destra un foglio su cui è disegnata la sagoma di una mano con pentagramma e note musicali e una fascia lunga con l'indicazione di altre note. Sulla sinistra, una mitra vescovile. In basso corre un'iscrizione latina. Colori: bianco, azzurro, nero, ocra, rosso.

Un'iscrizione latina a pennello, posta sul bordo inferiore della tavola recita "B.GUIDO.ABBAS.CAMALDULENSIS.INVENTOR" e con ogni probabilità, identifica il monaco camaldolese ritratto nel più conosciuto Guido d'Arezzo, musicista vissuto tra il 990 e il 1050 circa, dapprima monaco a Pomposa. L'importanza di Guido è grande per aver indirizzato le precedenti ricerche sulla semigrafia e sull'insegnamento della musica verso una riforma destinata a durare non meno di cinque secoli. Egli infatti risolse la notazione neumatica, determinando il numero delle linee del rigo, adoperando le lettere-chiavi e i colori giallo e rosso per i diversi suoni della scala; inoltre, insegnò a distinguere e intonare i diversi intervalli, e diede inizio ad una nuova e fortunata forma di solfeggio. L'iconografia della tavola dipinta lo ritrae in veste monacale e ne sintetizza la riforma musicale con la rappresentazione delle note e del rigo pentagramma.
E' assai probabile che l'opera provenga dalla collezione di arredi del Teatro Masini, e si possa far risalire ad ambito locale di primo Ottocento, come farebbe supporre la mitria raffigurata sulla sinistra, per tipologia riferibile ad una moda di tarda attestazione e comunque non precedente alla fine del XVIII secolo.