Museo Civico "G. Ugonia"
Piazzetta Porta Gabolo, 6
Brisighella (RA)
Ugonia Giuseppe
1881/ 1944
dipinto

cartoncino/ acquerello
mm 146 (la) 200 (a)
sec. XX (1930 - 1930)
Santa Rita nel chiostro di Cascia è ritratta mentre annaffia un arbusto secco.

Questo acquerello appartiene a un ciclo di dodici pezzi che Ugonia realizzò appositamente per l'illustrazione di un libro di Tommaso Nediani sulla vita di Santa Rita da Cascia, intitolato "La mistica agostiniana di Cascia - Santa Rita", a cura dei Fratelli Lega (1930). Gli acquerelli illustrano i momenti più salienti della vita della santa e servirono come base per la realizzazione delle litografie pubblicate nel testo. Il coordinamento editoriale fu condotto da Giuseppe Liverzani, personaggio di spicco della cultura brisighellese che aveva diretto due importanti inziative: la rivista "Terzo Centenario della Madonna del Monticino" (1921-1927, 18 numeri) e "Valdilamone" (dal 1928 al 1935). In quegli anni lo stesso Liverzani aveva concepito l'idea di una collaborazione fra la scrittura di Nediani e l'arte di Ugonia. Ugonia accettò l'idea e si recò, dal 1926 al 1929, più volte in Umbria. Nel 1926 soggiornò a Cascia con la famiglia per due mesi, ritornando a Brisighella pieno di entusiasmo e con appunti, schizzi, bozzetti. Dopo mesi di lavoro concluse la realizzazione dei 12 acquerelli che rimasero, alla sua morte avvenuta nel 1944, di proprietà della vedova Elena la quale decise di venderli solo per ricavare la somma necessaria alla costruzione di una tomba decorosa per Ugonia, nel cimitero di Brisighella. Elena Ugonia propose la collezione a Vittorio Monduzzi, grande estimatore dell'arte del marito e brisighellese di origine. Il Monduzzi, allora era in partenza per l'Australia, per affari e acconsentì all'acquisto, pagando le opere una somma superiore a quella che gli era stata richiesta. In seguito i suoi figli donarono al Comune di Brisighella la collezione, in memoria dei genitori. I dodici acquerelli costituiscono un interessante episodio artistico nella carriera di Ugonia, che riesce a esprimere il suo afflato religioso, l'ammirazione nei confronti della santa e una sapienza artistica pienamente matura. Le opere, la cui versione definitiva risale al 1930 circa, dimostrano infatti un equilibrio raggiunto fra le istanze simboliche derivate dal circolo faentino del Baccarini, la presenza degli elementi naturali (dalle montagne, ai rivi d'acqua, alle atmosfere notturne) e della figura umana, che trova spazio e diventa protagonista nell'arte e nella poetica di Ugonia.