Museo Arcivescovile
Piazza Arcivescovado, 1
Ravenna (RA)
ambito alto adriatico
Altra Attribuzione: scuola ravennate
maestranze veneziane e locali
decorazione musiva

pasta vitrea/ mosaico,
marmo/ mosaico,
pietra/ mosaico,
lamina d'oro,
pietra,
marmo
cm. 105 (la) 185 (a)
sec. XII (1112 - 1112)
La Vergine, a figura intera, è posta frontalmente con le braccia alzate ed allargate in atteggiamento di preghiera. Si staglia su di un fondale aureo fra due cortine tese ai lati del capo; è avvolta da un manto turchino e poggia i piedi su un prato cosparso di fiori. Ai lati del nimbo, filettato di bianco, rosso e nero, si trova un'iscrizione latina.

Nell'anno 1112 l'arcivescovo Geremia commissionò la decorazione a mosaico dell'abside e dell'arco trionfale della basilica ursiana, il che significa che a quell'epoca la decorazione originaria della tribuna deve essere scomparsa. Queste notizie si possono dedurre da un'epigrafe che era posta alla base del catino absidale: "HOC OPUS EST FACTUM POST PARTUM VIRGINIS ACTUM, ANNO MILLESIMO CENTENO POST DUODENO". Il mosaico medievale venne però distrutto nel 1741 durante i lavori di ricostruzione della cattedrale e di esso ci restano solo sei piccoli frammenti. L'architetto del nuovo duomo, Buonamici Gianfrancesco, prima della distruzione dell'abside, ne aveva tratto un disegno, che ci è noto attraverso una riproduzione incisa dall'Amadesi. La rappresentazione iconografica è volta a celebrare due soggetti: da un lato il tema della Risurrezione, poichè ad essa è dedicata la cattedrale e dall'altro la chiesa ravennate attraverso i suoi presuli e in particolare il proprio protovescovo sant'Apolinnare. La parte superiore dell'arco trionfale era occupata dalla scena della Risurrezione: Cristo con croce sulle spalle tra due angeli; la Vergine e la teoria apostolica; nei rinfianchi due episodi relativi alla vita di sant'Apollinare. Il tema della risurrezione campeggiava anche al centro del catino absidale, svolto in tre episodi concatenati: a sinistra l'annuncio dell'angelo alle pie donne, al centro un gigantesco Cristo disceso negl'inferi a liberare i progenitori e a sinistra Pietro e Giovanni che si recano a fare visita al sepolcro (di questa scena restano oggi le teste dei due apostoli). Nella fascia centrale, quella finestrata, vi erano all'estremità altre due scene riferite a sant'Apollinare e tra le finestre: la Vergine orante, san Giovanni Battista, sant'Ursicino e san Barbaziano (anche di questi ultimi due santi si conservano solo i busti). La fascia inferiore celebrava la chiesa di Ravenna attraverso i suoi vescovi: al centro il protovescovo in posizione orante e convergenti verso di lui due schiere dei più illustri successori tra cui i primi vescovi ad essere eletti, detti "colombini" perchè scelti, secondo una leggenda, dalla colomba dello Spirito Santo, ed altri venerandi tra cui Orso, Pietro, Giovanni Angelopte, Pier Crisologo, Massimiano ed il martire san Vitale. Ognuno era chiaramente individuato dal nome scritto in latino accanto al capo con in mano una corona trionfale oppure un libro, Orso e Massimiano con il modellino delle chiese che avevano fatto erigere. Dal punto di vista stilistico i contatti più stringenti si rilevano con l'ambiente culturale veneto bizantino e in particolare coi santi raffigurati nel catino absidale di San Marco a Venezia, con gli apostoli della cattedrale di Trieste e con gli apostoli dell'abside centrale di S. Maria assunta a Torcello.