Musei di Arte Antica - Museo Schifanoia
Via Scandiana, 23
Ferrara (FE)
Filippi Sebastiano detto Bastianino
1532 ca./ 1602
Altra Attribuzione: Leonardo da Brescia
dipinto

tela/ pittura a tempera
cm. 75 (la) 93 (a)
sec. XVI (1565 - 1568)
Dipinto su tela raffigurante una figura femminile seduta, vestita in abiti antichi, che volge il busto e il volto verso destra, dove sono due putti.

Il dipinto fa parte della serie delle dodici sibille dipinte da Bastianino per l'altare del transetto destro della chiesa di S. Cristoforo alla Certosa.
Il 16 agosto 1565 i monaci certosini stipularono un contratto con Camillo Filippi e i due figli Cesare e Sebastiano per l'esecuzione di due ancone destinate agli altari dei transetti della chiesa, recanti per soggetto l'Assunzione di Gesù e della Vergine. Della decorazione delle cornici venne incaricato Ercole Aviati da Cento.
Le Sibille (sei ottagoni e altrettanti rettangoli), unitamente alla "Profetessa Anna" e all'"Annunciazione", erano incastonate in uno scheletro ligneo che circondava la tavola centrale con l'"Assunzione della Vergine". Quest'ultima, come ha sostenuto la Bentini (1985), fu ben presto sostituita in un secondo tempo con un "Giudizio universale".
Se la critica moderna concorda nell'attribuire le dodici Sibille al Bastianino, le fonti più antiche manifestano perplessità circa l'autore. E' lo Sclabrini (1773) ad avanzare il nome di Leonardo da Brescia, seguito dalla Fachini (la quale propone il Brescia anche per i Profeti disposti attorno all'"Ascensione di Cristo") e dal Cittadella (1868, p. 91). Quest'ultimo, pubblicando il contratto stipulato fra i Filippi e i certosini, aggiunge che "dacché per nulla tengono il fare di Bastianino, e di Camillo di lui padre", le opere devono essere state eseguite da Cesare Filippi o dal Brescia.
Ritroviamo due delle dodici Sibille - che già non fanno più parte del ciclo in Certosa quando Cesare Cittadella redige il suo Catalogo Storico - nell'inventario della collezione Barbicinti del 1843, ai numeri 421 e 422. In questa collezione rimangono fino al 1893, anno in cui, secondo un'indicazione del Droghetti, vengono riconsegnate all'Arciconfraternita della Morte e, nel mese di agosto, ricollocate in Certosa.
Le dodici tele a causa del lungo abbandono della chiesa e degli spostamenti forzati in tempo bellico, ed essendo "dipinte a tempera in assenza totale di strati preparatori", presentano oggi numerose lacune, strappi e cadute di colore. Dal 1978 sono in deposito presso i Musei Civici d'Arte Antica.