Pinacoteca Nazionale di Ferrara
Corso Ercole I d'Este, 21
Ferrara (FE)
Carracci Ludovico
1555/ 1619
Altra Attribuzione: Carracci Annibale
dipinto

rame/ pittura a olio
cm. 47.5 (la) 26.5 (a)
sec. XVII (1602 - 1602)
Piccolo rame raffigurante la raccolta della manna. Sulla sinistra è rappresentato Mosè; sulla destra uomini e donne in abiti contemporanei si affrettano, con vasi ed altri mezzi di fortuna, a raccogliere la manna.

Il piccolo rame era collocato, insieme al suo pendant, l'"Ultima cena" di Agostino Carracci, nel grandioso tabernacolo di legno eseguito da Marcantonio Maldrati nel 1596-97 per l'altar maggiore della chiesa della Certosa. Scacciati i monaci in seguito alle soppressioni napoleoniche i due rami, insieme al "San Bruno genuflesso" già attribuito al Guercino, vennero trasportati nel palazzo del Magistrato (Canonici Fachini, 1819), e successivamente - con ogni probabilità attorno al 1836 - in Pinacoteca. Dopo il restauro del tabernacolo, nella metà dell'800 i due rami vennero sostituiti con opere di Francesco Saraceni (Canonici Fachini, 1859).
Nel 1914, su proposta della Commissione provinciale conservatrice dei monumenti di Ferrara, nonostante il parere contrario della Commissione municipale di belle arti dispiaciuta di dover privare la pinacoteca delle uniche due opere dei Carracci e contraria ad una destinazione diversa da quella originaria, i due rami tornarono in Certosa per essere collocati nel parapetto del nuovo altare maggiore della chiesa ideato da Adolfo Magrini. Lì si trovavano ancora nel 1944, allorchè ne venne ordinato il trasferimento nella parrocchiale di Stellata per evitare che venissero danneggiati dai bombardamenti. Anche questa collocazione si rivelò poi inadeguata data la posizione geografica della frazione adagiata sul fiume Po.
Costantemente attribuito ad Agostino Carracci, il piccolo rame ha avuto minor fortuna critica rispetto al suo pendant assegnato, almeno a partire dal XIX secolo, ad Annibale. Il primo a riconoscere la paternità di Ludovico fu Francesco Arcangeli (1956) che datò l'opera al 1602, mettendola in relazione con la "Natività del Battista" della chiesa di San Giovanni Battista. Maria Angela Novelli ritiene poco plausibile tale datazione in quanto posteriore di parecchi anni al completamento del ciborio da parte di Marcantonio Maldrati. Concorda con l'opinione di Arcangeli la Bentini la quale, per motivi di ordine stilistico, ritiene che Ludovico abbia inviato il quadro a ciborio già ultimato.