Pinacoteca Civica "G. Cattabriga"
Piazza Garibaldi, 9
Bondeno (FE)
Benini Antonio
1835/ 1911
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 125 (la) 186 (a)
sec. XIX (1855 - 1865)
n. 5440
Dipinto a olio su tela raffigurante un uomo di spalle completamente nudo, con solo un mantello rosso appoggiato alla spalla che scende lungo il fianco destro. Il personaggio, il mitico principe di Numidia Giugurta, si appoggia con la mano destra alle pareti umide e scrostate della cella; con la mano sinistra prova ad aprire il portone chiuso davanti a lui. L'ambiente è avvolto dalla più totale oscurità, con pochi lampi di luce che illuminano i particolari principali della scena.

Il dipinto non è firmato ma è sicuramente identificabile con quel "Giugurta prigioniero" citato da Ferraresi tra le opere che il Benini lasciò al Municipio di Bondeno " per sua volontà e per debito di riconoscenza" (Ferraresi, 1989). La scelta del soggetto, il principe di Numidia vissuto nel II secolo a.C. che, sconfitto dalle truppe romane di Caio Mario, fu da questo fatto prigioniero e strozzato in carcere, è forse da riferire all'ammirazione che il Benini nutriva per il poeta Vittorio Alfieri, autore della traduzione della "Guerra Giugurtina" di Gaio Sallustio Crispo. Nella scheda del catalogo della Pinacoteca Lucio Scardino, a proposito del "Giugurta prigioniero", osserva: "Nel quadro si rileva il contrasto fra luci e ombre - caratteristico del Benini - assieme al taglio compositivo deciso e netto e alla teatralità del gesto che si ritrova, ad esempio, ne "Gli ultimi momenti di Edipo re", conservato presso il civico Museo d'arte moderna di Ferrara. Si tratta di quadri d'ambientazione greco-romana, che rivelano in Benini una vena "archeologico-ricostruttiva" ancor più evidente nella "Egiziana sterile", esposta a Roma nel 1883 e nella "Cleopatra che tenta di sedurre Ottaviano con vezzi e doni", donata alla Pinacoteca di Ferrara". Riferimenti stilistici si possono cogliere sia al romanticismo di stampo francese (Delacroix e Gericault), sia, come sempre accade in Benini, alla pittura emiliana del Seicento.
Per quanto riguarda l'epoca di esecuzione, l'opera è da mettere in relazione all'"Olimpia abbandonata" e può essere datata quindi attorno agli anni Sessanta dell'Ottocento.