Artisti, artigiani, architetti, produttori

Ferrara (FE) , 1883 - Roma (RM) , 1964
pittore

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Giovanni Battista Crema nasce a Ferrara nel 1883 in una famiglia benestante di avvocati. Per seguire la tradizione di famiglia viene indirizzato verso gli studi classici, tuttavia il padre si rende conto presto della passione che il ragazzo tiene per la pittura e a quattordici anni lo manda a lezione di disegno dal maestro Angelo Longanesi; a sedici anni, dopo due anni di lezioni, Crema decide di trasferirsi a Napoli per iscriversi all’Accademia di Belle Arti.

In Accademia ha come insegnante Domenico Morelli che, insieme a Filippo Palazzi, furono coloro che diedero principio a quella che venne definita la scuola artistica meridionale: le loro lezioni erano incentrate verso lo studio della natura dal vero con il fine di trasferire le emozioni sulla tela, tuttavia rielaborate insieme al proprio pensiero, pertanto non una mera riproduzione della natura ma una profonda mediazione con se stessi.

Fino al 1901 Crema rimane a Napoli, poi decide di passare all’Accademia di Belle arti di Bologna dove è allievo di Domenico Ferri e due anni dopo si trasferisce a Roma con la madre, dove ha modo di introdursi in un ambiente molto stimolante dal punto di vista artistico; nel 1905 si presenta con il trittico “L’istoria dei ciechi dolorosa” all’Esposizione di Belle Arti a Roma con il quale riscuote un notevole successo sia di pubblico che di critica.

Nel 1906 si sposa con Luisa Tucci, conosciuta in Accademia a Napoli e insieme al mestiere di pittore si dedica anche all’attività di giornalista collaborando con il periodico fiorentino “Arte e Storia” e con alcuni giornali di Ferrara. Nel 1907 l’Esposizione di Belle Arti di Roma gli riserva una sala dove il pittore presenta dodici opere, nel 1909 espone a Rimini dove ottiene la medaglia d’argento e alla Donatelliana a Livorno in cui si aggiudica la medaglia d’oro.

Nel 1910 Giovanni Battista Crema partecipa all’Internazionale di Buenos Aires e nel 1911 alla stessa rassegna a Barcellona, nel 1913 viene coinvolto nella stesura del volume “Leggende Romane” in cui realizza dodici illustrazioni ed un’acquaforte. Con l’avvento della prima guerra mondiale viene arruolato nell’esercito, questa esperienza lascia segni profondi nell’animo del pittore infatti, all’Esposizione d’Arte ferrarese a cui partecipa nel 1920, ci sono numerosi quadri che hanno come soggetti imprese di guerra.

Nel 1922 presso Palazzo Crema a Ferrara viene allestita una rassegna personale dell’artista con trenta opere a tematiche diverse, questa mostra è un grande tributo della città al proprio concittadino e nel 1927 la Banca Popolare di Ferrara acquista due opere che hanno come soggetto le attività commerciali e industriali del territorio ferrarese.

Nel 1928 Giovanni Battista Crema tiene una mostra personale alla Villa Comunale a Napoli, questa esposizione ha un grande successo sia di pubblico che di critica, tanto è vero che in seguito Crema riscontra nei suoi confronti svariate sollecitazioni da parte delle avanguardie nascenti ad abbracciare i nuovi linguaggi artistici; ciò non lo convince comunque ad allontanarsi dal proprio stile e da questo periodo in poi declina gli inviti alle numerose rassegne a cui avrebbe potuto partecipare, si limiterà ad interviene con sue opere solo se invitato espressamente.

Durante la seconda guerra viene arruolato per il Ministero della Marina che gli assegna il compito di raffigurare momenti di vita militare, la guerra è per lui di nuovo un’esperienza molto dolorosa. Finito il conflitto nel 1946 muore la moglie Luisa, proprio in un momento non già felice per l’artista. Nel 1950 acconsente di far parte della Giuria Internazionale della Mostra Mondiale di Arte Sacra a Roma, nel 1954, per i cinquanta anni della sua carriera, viene pubblicata una monografia delle sue opere dagli Editori Fratelli Palombi e un anno dopo, alla Pinacoteca Civica di Palazzo dei Diamanti a Ferrara, gli viene destinata una sala. Nel 1957 muore il figlio, questo grave lutto lo porta ad allontanarsi del tutto dalla vita pubblica, fino alla morte che avviene a Roma nel 1964.

Testi: Cecilia Iacopetti

© Studio d’Arte dell’800

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