Bologna, Teatro Eleonora Duse, la sala vista dal palcoscenico (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, la sala verso il palcoscenico (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, la sala vista dalla ribalta (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, la cupola e il lampadario della sala (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, il lampadario della sala (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, il lampadario della sala (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, particolare del lampadario (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, la sala vista dalla I galleria (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, particolare della decorazione dell'arcoscenico (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, particolare della decorazione dell'arcoscenico (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, particolare della decorazione dell'arcoscenico (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, scorcio della platea (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, particolare della platea (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, sala teatrale particolare di un palco (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, particolari della sala (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, la sala vista su gallerie e barcacce (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, applique (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, elemento illuminante (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, la sala vista da una barcaccia (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, la sala vista da una barcaccia (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, la sala vista da una barcaccia (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, particolare di una barcaccia (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, corpo illuminante (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, il caffè del teatro (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, atrio d'ingresso (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, busto in terracotta di Eleonora Duse (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, targa commemorativa posta nell'atrio (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, targa commemorativa posta nell'atrio (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, esterno del teatro (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna, Teatro Eleonora Duse, esterno del teatro (foto Andrea Scardova, IBC) 2014
Bologna

Teatro Eleonora Duse ex Teatro Brunetti

Dati tecnici
pianta rettangolare con gallerie, barcacce e loggione
capienza totale della sala 949 posti
1945
Pubblicazioni e Cataloghi
U. Pesci, Anche il Duse restaurato, in "Musica e musicisti", 2 (1905), p. 105-108;
R. Morara, voce Bologna (Teatro Duse), in Enciclopedia dello Spettacolo, Roma 1975, II, p. 734-735;
A. Vianelli, Teatro Duse (ex Brunetti) story, in "La Ribalta", 8 (1986), p. 1-2;
Gaetano Lodi, catalogo della mostra, Bologna 1987;
M. Calore, Il Teatro Brunetti di Bologna. Dai nobili convittori alla divina Eleonora Duse, in "Il Carrobbio", XVI (1990), p.88-95;
A. Antonelli-C. Ferretti-R. Pedrini, Storia del Teatro "Eleonora Duse". Dal San Saverio al Duse: quattro secoli di vicende teatrali, Bologna 1997.
via Cartolerie, 42
Bologna (BO)

opera di inaugurazione:
Rigoletto di G.Verdi
Fondazione: XVII (1600-1699)
Fin dalla metà del Seicento esisteva, nell'antico palazzo del Giglio sito in via Cartoleria Vecchia, una sala teatrale utilizzata dai convittori del Collegio dei Nobili intitolato a S. Francesco Saverio. Gli allievi vi portavano in scena le recite di carnevale e le accademie di fine anno. Afferma Marina Calore nel più recente e ampio saggio che sia stato prodotto su questo teatro: "Per tutte queste esibizioni da tenersi davanti ad un pubblico qualificato di invitati, è lecito supporre si utilizzasse una sala teatrale (e per le "arti marziali" pure una "cavallerizza") vasta e ben fornita dal momento che le recite in particolare, lo deduciamo dagli "argomenti" o "scenari" a stampa, prevedevano la presenza sul palco di molti personaggi, l'impiego di complesse e svariate scenografie e l'accompagnamento di una piccola orchestra"(cit. Calore 1990, p. 88). Di tale sala non ci è pervenuta nessuna descrizione e questo lascia supporre fosse piuttosto anonima. Il teatro (con il nome di S. Saverio) risulta nel 1806 nella lista compilata per ordine del Prefetto del Dipartimento del Reno, insieme ad altre tre sale private bolognesi ad uso di compagnia dilettanti, il teatro Taruffi, il teatro Felicini, il teatro Legnani. Nel 1822 fu acquistato da Antonio Brunetti, che evidentemente lo trovò ancora agibile poiché lo diede in affitto per spettacoli di marionette, molto di moda all'epoca.
Nella primavera del 1830, il proprietario che di professione faceva l'ingegnere, pose mano ad una radicale opera di restauro ed ampliamento del teatro. Era sua intenzione modificarne lo status e porlo in condizioni tali da poter imporre il pagamento del biglietto d'entrata al pubblico che assisteva alle recite. Ossia ottenere la qualifica di "venale", per la quale il teatro doveva rispondere a determinati requisiti. I lavori terminarono alla fine di quello stesso anno e l'inaugurazione avvenne con lo spettacolo di prosa Amore e crudeltà. Nella cronaca di un periodico dell'epoca risulta che questo teatro era a pianta rettangolare, con quattordici palchetti (disposti su tre ordini di fronte al palcoscenico) quattro dei quali costituivano l'ingresso ad altrettante ringhiere poste ai due lati della sala, al medesimo livello dei palchi (cfr. Calore 1988, p. 88 e nota 6).
L'interno dei palchi, i parapetti, le ringhiere e il soffitto del teatro pare fossero dipinti con buon gusto ed eleganza. Il palcoscenico era dotato di un buon numero di scenari opera di valenti artisti, di cui non ci è dato conoscere l'identità. Ma nonostante gli onerosi sforzi di Antonio Brunnetti il teatro non ottenne la qualifica di "venale". Il sopralluogo del tecnico comunale e del rappresentante della Nobile Deputazione agli Spettacoli, diede esito positivo relativamente alle strutture, ma sfavorevole parere da parte della Deputazione. Si criticò in primo luogo la posizione infelice, inoltre fu osservato che non era opportuno attivare un altro teatro in quanto la città ne aveva già a sufficienza. Nel frattempo, in questa sala teatrale, furono date rappresentazioni a scopo filantropico da parte di compagnie dilettanti, particolarmente attive in quel periodo (1831) segnato dai moti insurrezionali e dall'impegno civile. Si rammentano in particolare un Filippo di Vittorio Alfieri portato in scena da Antigono e Agamennone Zappoli e un'Antigone interpretata da Annina Ghirlanda. Nel frattempo il Brunetti ottenne alcune deroghe al veto, imposto dalla Deputazione, di dare spettacoli a pagamento. In particolare il teatro fu dato in gestione per quattro anni al famoso marionettista Onofrio Samoggia che in quest'arte aveva raggiunto un livello qualitativo piuttosto elevato.
Tra alterne vicende (il teatro era stato intanto ereditato dai nipoti di Antonio Brunetti: Cesare ed Emilio) si giunge alla soglia del 1860. La mutata situazione politica risultò decisiva per il destino di questo luogo teatrale. La provvisoria Giunta di Governo si mostrò assai più benevola nei confronti dei teatri, pertanto l'ennesima richiesta di esercitare venalmente fu accolta favorevolmente, previa esecuzione di urgenti lavori di restauro, che furono eseguiti assai rapidamente, consentendo al teatro di riaprire la sera dell'11 febbraio 1860 con l'opera in musica.
L'intero impianto necessitava comunque di un intervento globale in quanto era troppo modesto, sporco, male illuminato e privo di strutture collaterali adeguate. Pertanto nel 1863 fu aperto il cantiere. Emilio Brunetti, che amava appassionatamente il mondo dello spettacolo e si era già impegnato a fondo per sollevare le sorti artistiche del teatro di famiglia, investì ingenti risorse affinché la nuova sala risultasse moderna e confortevole. Il teatro riaprì la sera del 18 febbraio 1865 con una festa in maschera riscuotendo l'unanime consenso dei partecipanti. La sala aveva due ordini di gallerie e un loggione sostenuti da sottili colonne in ferro, le decorazioni pittoriche erano opera di Valentino Solmi e Gaetano Lodi. Inoltre sul soffitto della platea si apriva un lucernaio mobile a cristalli, era dotato di un moderno impianto di illuminazione a gas (fu il primo teatro di Bologna ad averlo) e di un sistema di riscaldamento mediante caloriferi posti nei sotterranei, nonché di una cassa armonica posta sotto l'orchestra. Era infine dotato di un ampio foyer sito al primo piano. A partire dal 25 marzo di quello stesso anno gli spettacoli cominciarono a susseguirsi con frenetico ritmo, dapprima con l'esibizione della compagnia acrobatica Ciniselli, poi con opere in musica: Norma, Un ballo in maschera, Barbiere di Siviglia fino alla fine dell'estate, grazie alla presenza del lucernaio mobile. Il teatro conobbe in quegli anni una notevole fortuna grazie soprattutto al dinamismo di Emilio Brunnetti che sapeva bene scegliere gli spettacoli diretti ad un pubblico popolare, da divertire ed istruire allo stesso tempo.
Nel 1873 il teatro fu nuovamente chiuso per lavori di risistemazione che risultarono piuttosto onerosi, tanto che si scatenò una lite fra i due fratelli proprietari del teatro, di conseguenza il tutto passò sotto amministrazione controllata. Cionondimeno per il teatro inizi una fase assai prestigiosa. Proprio nel 1873 fu avviata la stagione di operetta destinata ad avere più ampio spazio. Successivamente, dal 1879, si diedero i cosiddetti concerti popolari, nel corso dei quali direttori d'orchestra di buon livello portavano alla conoscenza del pubblico i progressi della musica strumentale europea (cfr. Calore 1990, p. 93). Il 6 novembre 1878 re Umberto I e la regina Margherita, su invito della Società Operaia ed Artigiana di Bologna, assistono ad uno spettacolo in questo teatro. Inoltre non mancarono le conferenze ivi tenute da illustri personaggi quali Crispi e Carducci. Infine nel marzo 1882 vi recitò la grande Sarah Bernhardt che conquistò il pubblico con La Dame aux camélias e Frou-Frou.
Alla fine del secolo il teatro fu acquistato da Cazzani e Lambertini (quest'ultimo proprietario anche del teatro del Corso), il quale pensò bene di cambiargli la denominazione dedicandolo ad Eleonora Duse. La cerimonia ebbe luogo il 14 giugno 1898 con un famoso discorso di Enrico Panzacchi, cui seguì l’interpretazione della stessa Duse de Il sogno di un mattino di primavera di Gabriele D'Annunzio. L'attrice, che aveva recitato per la prima volta in questo teatro a soli 7 anni interpretando Cosetta ne I miserabili di Victor Hugo, calcherà ancora queste scene sempre acclamata dal pubblico.
Poco tempo dopo il teatro fu acquistato da Re Riccardi e fu nuovamente restaurato su progetto dell'architetto Lorenzo Colliva. Nel corso di questo intervento l'edificio venne rialzato per ampliare le gallerie superiori, fu riformato il boccascena, costruite nuove scale per maggiore comodità e sicurezza del pubblico, introdotto l'impianto elettrico e rifatte le decorazioni ad opera di Trebbi e Bazzani. In una veste per quei tempi moderna e sontuosa il teatro Duse fu nuovamente inaugurato il 7 novembre 1904.
Dell'intervento di Colliva attualmente il teatro conserva assai poco essendo stato rinnovato nel 1940. Il 25 dicembre 1945 con la rappresentazione di Rigoletto ha riaperto al pubblico nella veste attuale: platea, due profonde gallerie, barcacce, loggione, due foyer e un ampio caffè. I soli elementi decorativi interessano il boccascena che presenta una bella cornice modanata con alcuni semplici motivi e sovrastante finto arlecchino modellato in stucco e dipinto in rosso con frange dorate. Dal soffitto pende un fastoso lampadario di cristallo anni Quaranta.
Su questo palcoscenico si sono avvicendate tutte le più famose compagnie di prosa (classica e contemporanea) e di rivista, spettacoli di impegno civile, cantanti di musica classica e leggera, esibizioni di danza classica e moderna, perpetuando la fortunata stagione avviata da Emilio Brunetti.
Dal 1963 per trentasette anni il teatro è stato gestito dall'Ente Teatrale Italiano, dal 2011 l’attività è garantita dall’operatività di sei imprenditori, esperti da tempo attivi nel panorama teatrale italiano.
(Lidia Bortolotti)

A theatre hall used by the boarders at the Collegio dei Nobili – named after S. Francesco Saverio and located in Palazzo del Giglio in Via Cartoleria Vecchia – was in existence since the mid-1600s. Pupils staged carnival plays and end-of-year recitals. According to Marina Calore, author of the newest and most detailed study on the theatre: "For all these performances, held before a selected, invited audience, one can reasonably assumed that a large, well-furnished theatre hall was used (and for martial arts, a gymnasium as well) since plays in particular, as we can deduce by the printed ‘scenarios’, called for the presence of many actors on stage, the use of complex and varied stage props, and a small orchestra "(cit. Calore 1990, p. 88). No description of such a hall exists, and it was presumably rather plain. In 1806, the theatre (bearing the name San Saverio) was part of the list of performance spaces compiled by order of the prefect of Reno Department along with three private halls in Bologna used by amateur troupes, Teatro Taruffi, Teatro Felicini, and Teatro Legnani. In 1822 it was purchased by Antonio Brunetti, who still found it fit for use since he leased it for puppet shows, which were quite popular at the time.
In spring 1830 the owner, an engineer by trade, launched a radical restoration and enlargement effort. His intention was to change the theatre’s status so as to be able to charge admittance to the audience. This meant meeting the criteria of obtaining the status of “venal”. The work was completed at the end of 1830 and the theatre was inaugurated with the prose performance Amore e crudeltà. A newspaper of that era described the theatre as having a rectangular floor plan, with fourteen boxes (on three orders facing the stage), four of which provided access to four railings located on the hall’s two lateral sides, at the same level as the boxes (Calore 1988, p. 88 and note 6).
The interior of the boxes, the parapets, the railings, and the theatre’s ceiling were apparently tastefully and elegantly painted. The stage featured numerous backdrops painted by talented artists, whose identity is unknown to us. However, in spite of Antonio Brunetti’s valiant efforts, the theatre never obtained the status of “venal”. An inspection by a municipal technician and a representative from the Noble Delegation for the Performing Arts resulted in a positive assessment by the former, but a negative one by the latter. The theatre’s poor location was one reason for the rejection, the other being the lack of a need for yet another theatre, since the city already had enough. In the meantime, the theatre hall held benefit performances by amateur theatre troupes, which were particularly active in that period (1831) marked by civic commitment and stirrings of insurrection. In particular, Antigono and Agamennone Zappoli staged Vittorio Alfieri’s Filippo, and a performance of Antigone with Annina Ghirlanda as the leading actress. In the meantime, Brunetti managed to obtain a few exemptions from the veto on charging admittance imposed by the Delegation. In particular, the theatre was leased for four years to the famous puppeteer Onofrio Samoggia, who had reached a high quality level in his craft.
The theatre went through ups and downs (after being inherited by Antonio Brunetti’s grandchildren Cesare and Emilio) until 1860. The changed political situation was a boon to the theatre’s destiny. The provisional Government Junta was quite amenable to the needs of theaters, and finally the request for charging admittance was accepted, on the condition that urgent restoration work be completed. This was done quite quickly, and the theatre reopened on the evening of 11 February 1860, with an opera performance.
Nevertheless, the entire theatre needed further restoration, since it was too small, dirty, poorly lit and lacking adequate support services. Work began in 1863. Emilio Brunetti, who passionately loved the performing arts and was already deeply committed to improve the artistic fortunes of the family theatre, invested significant resources to modernize the theatre and make it more comfortable.
The theatre reopened on the evening of 18 February 1865 with a costume party that was considered a unanimous success by those in attendance. The hall had two orders of galleries and a loggione supported by thin iron columns, and was decorated by the painters Valentino Solmi and Gaetano Lodi. The main floor’s ceiling featured a movable, crystal skylight, it was the first theatre in Bologna to have modern gas lighting, a heating system that took advantage of heaters placed in the cellar, and a harmonic chamber underneath the orchestra. Finally, it had a large foyer on the first floor. Starting on March 25 of that year, performances began to be staged at a dizzying pace, starting with a performance by the Ciniselli acrobats’ troupe, and continuing with operas - Norma, Un ballo in maschera, The barber of Seville through the end of the summer, thanks to the movable skylight. In those years, the theatre enjoyed great success, thanks in large part to the dynamism of Emilio Brunetti, who was skilled in choosing the right performances for a working class public, who needed to be both entertained and educated.
In 1873, the theatre was once again closed for renovation, which turned out to be rather costly, leading to a dispute between the two brothers who owned the theatre, which was put in temporary receivership. Nevertheless, a prestigious period for the theatre began. In 1873, an operetta season was launched; it would grow in importance. Subsequently, starting in 1879, the so-called “popular concerts” were launched, during which well-established orchestra conductors brought to the public’s attention the progress achieved by European instrumental music (Calore 1990, p. 93). On 6 November 1878 King Umberto I of Italy and Queen Margherita, invited by the Bologna artisans and workers’ society, attended a performance at this theatre. Illustrious personalities, such as Francesco Crispi and Giosuè Carducci, held conferences here. Finally, in March 1882 the great Sarah Bernhardt performed here, conquering the audience with La Dame aux camélias and Frou-Frou.
At the end of the century the theatre was purchased by Cazzani and Lambertini (the latter also owned Teatro del Corso), who decided to name it in honour of Eleonora Duse, the ceremony taking place on 12 June 1898 and featuring a now-famous speech by Enrico Panzacchi, followed by performances of D’Annunzio’s Il Sogno and Goldoni’s La locandiera. Lambertini died soon thereafter; the theatre was purchased by Re Riccardi, and restored by the architect Lorenzo Colliva. During this effort the building was raised in order to widen the upper galleries, the proscenium took on a new shape, new staircases were built for the audience’s comfort and safety, an electrical system was installed, and the decorations redone by Trebbi and Bazzani. The theatre, sumptuous and modern for its time, was inaugurated anew on 7 November 1904.
Little of Colliva’s work is still standing. On 25 December 1945 (with a performance of Rigoletto) the theatre reopened to the public in its current shape, quite simple and free of its original decorations. The elegant balconies were turned into two large galleries.
Nevertheless, the theatre continued to host performances by all the most prestigious prose and revue troupes, classical and pop singers, and famous dancers, in keeping with the successful tradition started by Emilio Brunetti.
(Lidia Bortolotti)

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