"Lucy" australopitecina vissuta in Africa circa 3 milioni di anni fa
"Homo erectus" calotta cranica di Pitecantropo rinvenuto a Giava nel 1892 dal medico olandese E. Dubois
Calco del cranio del "vecchio" di La Chapelle aux-Saint (Francia) riferibile a "Homo sapiens neanderthalensis"
Manufatti litici del Paleolitico inferiore rinvenuti a Ozzano dell'Emilia (Bologna)
Calco di cranio del "vecchio" di Cro-Magnon presente in Europa intorno a 30000 anni fa (Homo sapiens sapiens"
Sepoltura di infante rinvenuta nel fossato neolitico di Fornace Cappuccini (Faenza)
"Veneri", tipiche rappresentazioni femminili dell'arte del paleolitico superiore
Bologna

Collezione di Antropologia

Orari e Tariffe
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Accessibile
Servizi
Tipologia Collezioni
Storia dell'edificio
Pubblicazioni e Cataloghi
Museo di Antropologia, in Franzoni G., Baldi F. (a cura di), Bologna: una provincia, cento musei: l'archeologia, le arti, la storia, le scienze, l'identità: guida, Bologna, Provincia Settore cultura, Pendragon, 2005, p. 78.

Lenzi F., Museo di Antropologia, .in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, p. 95, n. 20.

Facchini F., Belcastro M.G., Giusberti G., Mariotti V., Veschi S. (a cura di), Paleoantropologia e Preistoria: il Museo di Antropologia dell’Università di Bologna, Bologna, Barghigiani, 1999.

D'Amico C., Dalla terra alle stelle, <IBC informazioni>, 4, n. 6, 1996, pp. 65-66.

Calanchi E., Facchini F., La diversità umana nelle collezioni del Museo di Antropologia dell’Università di Bologna, Bologna, 1996.

Facchini F., Giusberti G., Belcastro M.G. (a cura di), Il Museo di Antropologia dell’Università di Bologna: sezione di Paleoantropologia e Preistoria, Bologna, Barghigiani, 1991.

Calanchi E. a cura di), La collezione degli strumenti del Museo di Antropologia, Bologna, CLUEB, 1991.

Facchini F., Il Museo di Antropologia, in I luoghi del conoscere. I laboratori storici e i Musei dell’Università di Bologna, Banca del Monte di Bologna e Ravenna, 1988, pp. 203-207.
Via Selmi, 3
Bologna (BO)
Tel: 051 209 419 6
Storia e scienze naturali
Antropologia
Archeologia preistorica/paletnologia
Fondato nel 1908 da Fabio Frassetto in collegamento con il nuovo insegnamento universitario e trasferito nel 1933 nell'attuale sede, documenta in prevalenza l'evoluzione della specie umana a partire dai Primati, in un viaggio a ritroso nel tempo dalla comparsa delle Australopitecine sino alle moderne forme di Homo Sapiens Sapiens. Si articola in tre sezioni: Paleoantropologia e Preistoria, Strumenti e metodi dell'Antropometria, Popolazioni umane attuali e adattamento.

Il percorso espositivo si apre con una serie di teste umane in gesso e di calchi facciali, spesso policromi, delle diverse razze umane. Fra questi spicca la collezione costituita, tra il 1927 e il '32, dall'antropologo fiorentino Lido Cipriani per conto della Reale Società Geografica come sostegno didattico all'insegnamento di Biologia delle Razze. Di notevole interesse l'insieme dei calchi cranici esibiti per documentare le deformazioni etniche in uso presso alcune popolazioni a scopo estetico, rituale o sociale. La sezione è corredata da microdiorami sugli aspetti dell'adattamento della specie umana ai condizionamenti ambientali. Nel complesso degli strumenti impiegati dall'Istituto di Antropologia nel corso del Novecento per gli studi nel campo dell'osteometria, della fisiologia, della morfologia umana, figurano svariati utensili per la misurazione della vista, della sensibilità cutanea, delle dimensioni dello scheletro, l'antropometro di Frassetto, tavolette e scale cromatiche per la valutazione dei colori dell'occhio, della pelle, dei capelli. Il cuore del percorso espositivo è costituito da un itinerario che ripercorre le tappe dell'ominazione, ponendole in relazione con lo sviluppo fisico dell'uomo, le caratteristiche paleoambientali, le testimonianze della cultura materiale. La rassegna si conclude con una serie di reperti osteologici del periodo compreso tra il Neolitico e l'età romana. Di interesse locale la documentazione relativa ai siti della Grotta di Gaibola, della Grotta e del Sottoroccia del Farneto e ad alcune sepolture villanoviane o di fase felsinea rinvenute nell'area metropolitana bolognese.

Founded in 1908 by Fabio Frassetto in connection with the new university teachings and transferred to its current venue in 1933, the museum chiefly documents the evolution of the human species starting with primates, in a journey through time from the appearance of australopithecines to modern forms of Homo sapiens sapiens. It is divided into three sections: Palaeoanthropology and Prehistory, Anthropometric Instruments and Methods, Current Human Populations and Adaptation.

The exhibition layout commences with a series of human heads made of plaster and facial casts – many of which polychrome – of the different human races. One of the most notable is the collection established between 1927 and 1932 by the Florentine anthropologist Lido Cipriani for the Royal Geographical Society as a teaching support for racial biology. The set of cranial casts, exhibited to document ethnic deformations used among certain populations for aesthetic, ritual or social purposes, is particularly fascinating. The section features micro-dioramas on aspects of the adaptation of the human species to environmental conditions. In the complex of instruments used by the Institute of Anthropology during the 20th century for studies in osteometry, physiology and human morphology, there are various implements for measuring sight, skin sensitivity and skeletal size, a Frassetto anthropometer, and plates and colour scales to evaluate eye, skin and hair colour. The heart of the exhibition is an itinerary that examines the stages of hominisation, set in relation to the physical development of man, palaeoenvironmental characteristics and the testimony of material culture. The overview ends with a series of osteological findings from the period between the Neolithic and the Roman age. The documentation from the sites of Grotta di Gaibola, and Grotta and Sottoroccia del Farneto, and several Villanovan and Felsinean burials found in the metropolitan area of Bologna are of local interest.

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