Mosaico con ingresso delle barche nel porto, dalla domus di Palazzo Diotallevi
Giovanni Bellini, Pietà, 1460 ca.
Erma di Dioniso
Allestimento della sezione archeologica
Allestimento della sezione archeologica
Mosaico con ingresso delle barche nel porto, dalla domus di Palazzo Diotallevi
Giovanni da Rimini, Il Giudizio Universale, 1310 ca.
La Domus del chirurgo (II-III sec. d.C.)
Guido Cagnacci, Vocazione di S. Matteo
Monumenti di età repubblicana nel Lapidario romano
Rimini

Museo della Città

Orari e Tariffe
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Accessibile
Servizi
Tipologia Collezioni
Storia dell'edificio
Pubblicazioni e Cataloghi
Orsini B. (a cura di), Le lacrime delle ninfe: tesori d'ambra nei musei dell'Emilia-Romagna, Bologna, Compositori, 2010, p. 287.

Museo della Città, in I musei di qualità della regione Emilia-Romagna 2010-20112, Bologna, Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna, 2010, p. 105.

Collina C. (a cura di), I luoghi d'arte contemporanea in Emilia-Romagna: arti del Novecento e dopo - 2. ed. aggiornata, Bologna, Clueb, 2008.


Museo della Città, Sezione Archeologica, in Cantieri culturali: allestimenti, didattica, catalogazione e restauro nei musei dell'Emilia-Romagna, Bologna, Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, 2006, p. 23.

Lapidario romano, Museo della Città, in Cantieri culturali: allestimenti, didattica, catalogazione e restauro nei musei dell'Emilia-Romagna, Bologna, Istituto Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia Romagna, 2006, p. 33.

Rimini Imperiale: (II - III secolo), Musei Comunali Rimini, Rimini 2003.

Foschi P.L. (a cura di), Museo della citta, Rimini, Centro regionale per il catalogo e la documentazione, Regione Emilia-Romagna - Istituto per i beni artistici, culturali e naturali, Bologna, 2000.

Piraccini O., Museo della Città, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, pp. 190-192, n.12.

Pasini P.G., Museo della Città, Verucchio 1995.

Giovagnetti C., Rimini, musei comunali: il lapidario romano, in Cicala V. (a cura di), Segni delle pietre. Scritture e lapidari in Emilia-Romagna, "IBC informazioni", 6, 1989, pp. 9-11.

Tripponi A., Rimini: il lapidario romano tre anni dopo, in Il Museo Epigrafico, Faenza 1984.

Pasini P.G., La Pinacoteca di Rimini, Milano 1983.

Donati A., Rimini antica. Il lapidario romano, Rimini 1981.
Convento dei Gesuiti
Via L. Tonini, 1 (Domus del Chirurgo - piazza Ferrari)
Rimini (RN)
Misto
Archeologia preistorica/paletnologia
Archeologia protostorica
Archeologia classica
Arte moderna (XVI-XIX secolo)
Arti applicate
Scultura
Lapidaria
Arte medievale (XI-XV secolo)
Arte contemporanea storica (1900-1950)
Arte contemporanea attuale (1950 ad oggi)
Arte figurativa
Arte astratta
Arte concettuale
Arte oggettuale
Fulcro dell'insieme delle istituzioni culturali riminesi, il museo è stato istituito nel 1990 accorpandovi le collezioni civiche già esistenti a Rimini: la raccolta archeologica, sistemata da Luigi Tassini nel 1844, e la pinacoteca, fondata nel 1924. Dotato di moderni servizi didattici ed informativi, il museo custodisce materiali provenienti da scavi e ritrovamenti archeologici, edifici demoliti, depositi e donazioni che documentano la storia di Rimini e del suo territorio.

Primo nucleo delle civiche raccolte fu il lapidario, sistemato nel 1981 nel cortile interno del collegio per cura di Giancarlo Susini e Angela Donati. Si tratta di 68 iscrizioni dal I secolo a.C. al IV d.C. Oltre ad importanti stele funerarie e basi onorarie vi figurano frammenti architettonici ed elementi di notevole interesse edilizio, come nel caso dell'iscrizione riguardante la lastricatura delle strade riminesi promossa da Gaio Cesare.

La sezione archeologica si snoda a partire dai sotterranei del Collegio dei Gesuiti, ove in una quarantina di sale viene rivisitata l’intera storia di Rimini, dalle prime testimonianze di Homo erecus rinvenute sul colle di Covignano, sino alla fondazione di Ariminum nel 268 a.C. da parte dei Romani e lo sviluppo della città in età repubblicana e medio-imperiale. Il percorso prosegue poi con un approfondito sguardo sul divenire storico di Rimini in epoca imperiale, durante il II e III sec. d.C. Alla variegata e bellissima serie dei mosaici romani, fra cui il celebre mosaico "delle barche" dalla domus di Palazzo Diotallevi e il mosaico "di Anubi", si uniscono il rarissimo quadro in pasta vitrea policroma raffigurante pesci e il più ricco corredo chirurgico dell'antichità, scoperti entrambi nella vicina Domus del Chirurgo che, recentemente musealizzata, costituisce il naturale proseguimento esterno dell'itinerario museale.

Il percorso museale si dipana in una settantina di sale dislocate su tre piani. La sezione storico-artistica, con circa cinquecento opere esposte, consente di visitare compiutamente il cammino artistico riminese dal XIV al XIX secolo, che si apre con la celebre scuola del Trecento rappresentata da Giuliano e Giovanni da Rimini e dei loro allievi.

Alla stagione malatestiana rimandano la celebre Pietà di Giovanni Bellini (1460) e l'altrettanto nota pala di S. Vincenzo Ferreri del Ghirlandaio (1494), cui fanno seguito opere di Benedetto e Bartolomeo Coda, (come la pala di Benedetto Coda Madonna col Bambino e Santi, e L'Ultima cena di Bartolomeo Coda) Bagnacavallo, Mastelletta, Salvator Rosa, Guercino, Cagnacci, Maffei, Piazzetta, Marchetti, Pittoni e Bigari.

Una sezione è dedicata al pittore riminese dell'ottocento Guglielmo Bilancioni; due sale sono invece riservate ai disegni, ai dipinti e alle opere grafiche di René Gruau, artista che ha lavorato con i più grandi sarti tra cui Dior, Chanel, Givenchy e Balenciaga.

Tra le testimonianze della storia locale si segnalano inoltre i nove arazzi che ornavano le sale comunali, tessuti ad Anversa nel XVIII secolo su cartoni di A. van Diepenberk; il celebre "saracino" utilizzato nelle giostre del Seicento e la serie degli stemmi (secc. XVI-XVII) provenienti dai più importanti palazzi cittadini insieme ad altri frammenti lapidei.

L'importanza della città di Ariminum, la più precoce delle fondazioni romane dell'Emilia-Romagna, è perfettamente sottolineata nella sezione archeologica da un succedersi di temi che costituiscono una completa presentazione della città, dei suoi rapporti con la madre-patria Roma, della sua organizzazione politico-sociale, della sua fiorente economia e delle altrettanto fiorenti attività produttive.

Una straordinaria selezione di materiali ne documenta le forme di artigianato, rievoca gli ambienti domestici con i relativi arredi, attrezzature e suppelletti preziose riproposti attraverso gli oggetti provenienti dalle ricche domus cittadine, esalta i rapporti intrattenuti dalla città portuale con il mare e i traffici intercorrenti con l'Oriente e l'Africa, ricostruisce le forme di culto pubblico e privato, presenta alcune grandi evidenze architettoniche urbane come l'anfiteatro.

Un posto di rilievo assoluto meritano le ricostruzioni relative alla Domus del Chirurgo, della quale si presentano al pubblico il facsimile di alcune stanze: lo studio medico, la stanza da letto, la sala da pranzo con la mobilia, le pavimentazioni, le decorazioni, le suppellettili accertate nel corso dello scavo archeologico. La domus era infatti dotata di preziosi apparati quali mosaici, intonaci e decorazioni parietali variopinte e preziose.

Come è noto, le indagini ivi condotte hanno permesso anche il recupero del corredo professionale del chirurgo quasi completo, il quale rappresenta una fondamentale testimonianza materiale e culturale della pratica medica nell'antichità. Nel suo insieme la domus costituisce un raro caso di complesso ambulatoriale che alla residenza del medico unisce ambienti destinati al ricevimento, alla visita e alla cura dei pazienti, nonché spazi utilizzati per la preparazione dei medicinali.

The Museum is the centrepiece of Rimini’s cultural institutions. It was instituted in 1990 to house Rimini’s civic collections: the archaeological collection, which was put in order by Luigi Tassini in 1844, and the Art Gallery, founded in 1924. The Museum features modern information and education services, and it holds material documenting the history of Rimini and nearby areas, originating from archaeological digs, demolished buildings, deposits, and donations.
The civic collections began with the lapidarium, which Giancarlo Susini and Angela Donati put together in the interior courtyard of the Jesuit college. It includes 68 inscriptions from the 1st century B.C. to the 4th century A.D. Along with valuable funeral steles and bases of funeral monuments, the lapidarium also contains architectural fragments and other interesting elements, such as an inscription on the efforts to pave Rimini’s roads promoted by Gaius Caesar.
The visit to the archaeological section begins from the basement of the Jesuit College, where the whole history of Rimini has been retraced, from the first evidences of homo erectus on Covignano hill to the foundation of Ariminum by the Romans in 268 b.C. and its development in republican and imperial age, particularly during the 2nd and 3rd centuries A.D. Its most noteworthy items include a varied, beautiful series of Roman mosaics, including the “boats” mosaic from the domus at Palazzo Diotallevi and the “Anubi” mosaic, an extremely rare polychrome glass painting of fishes and the largest set of surgical tools from antiquity, both discovered in the nearby Surgeon’s Domus, which has recently been converted into a museum and is the ideal continuation of a visit to the City Museum.

The exhibition is housed in about seventy rooms over three floors. The Fine Art section, with about 500 items on display, provides a complete overview of art in Rimini between the 13th and 19th centuries, and begins with the famous 14th century Rimini school as represented by Giuliano and Giovanni da Rimini and their followers.
Giovanni Bellini’s famous Pietà (1460) and Ghirlandaio’s equally renowned altarpiece Saint Vincent Ferrer (1494) are from the time when Rimini was ruled by the House of Malatesta. They are followed by works by Benedetto and Bartolomeo Coda (such as Benedetto Coda’s altarpiece Madonna with Child and Saints, Bartolomeo Coda’s Last Supper) Bagnacavallo, Mastelletta, Salvator Rosa, Guercino, Cagnacci, Maffei, Piazzetta, Marchetti, Pittoni and Bigari.
There is a section on the 19th century painter from Rimini Guglielmo Bilancioni; two rooms are dedicated to the drawings, paintings, and graphic art of René Gruau, an artist who worked with the world’s leading fashion designers, including Dior, Chanel, Givenchy, and Balenciaga.
Other local historical artefacts include the nine tapestries that once decorated town hall, designed by A. van Diepenberk and woven in Antwerp in the 18th century; the famous “Saracen" used during 17th century jousts, and a series of coats of arms (16th and 17th centuries) from the city’s main palaces, along with other architectural fragments.
The importance of Ariminum, one of the earliest cities founded by the Romans in Emilia-Romagna, is perfectly highlighted in the archaeological section, which presents the city in all its aspects, including its relationship to Rome, its political and social organization, and its flourishing economy and manufacturing activities.
An extraordinary selection of material documents its arts and crafts; re-creates household interiors and furniture – including valuable ornaments from the city’s well-furnished Roman homes; highlights Rimini’s relationship with the sea and its trade with Asia and Africa; describes its public and private forms of worship; and showcases some of its main architectural features, such as the amphitheatre.
The reconstruction of the Surgeon’s Domus is undoubtedly one of the Museum’s highlights. Visitors can view reconstructions of several rooms: the medical studio, the bedroom, and the dining room with all its furniture, along with the flooring, decorations, and ornaments as ascertained during archaeological digs. Indeed, the domus had valuable furnishings such as mosaics, plaster, and colourful wall decorations.
The archaeological digs also recovered a nearly complete set of surgical tools, providing fundamental cultural and material insight on how medicine was practiced in the Roman era. The domus was a rare case of a doctor’s home which included a medical office complete with reception and treatment facilities, as well as an area used for preparing medicines.

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