Castello e Raccolta Archeologica
Ceramiche
Reperti metallici
Rilevante, nella decorazione della Camera di Mezzo, l'Annunciazione affrescata nella strombatura di una finestra aperta sul loggiato. Attribuito nel 1945 dalla Ghidiglia Quintavalle all'ambito pisanelliano, il dipinto, esito del tenace tardogotico lombardo di Michelino da Besozzo, presenta elementi di pregio, ravvisabili nell'elegante campitura delle immagini entro edicole scorciate, seduta su di un trono ligneo cuspidato la Vergine, impreziosita dalla policromia del piumaggio la figura dell'Arcangelo Gabriele. La datazione di questo importante episodio pittorico può essere situata intorno agli anni quaranta del XV secolo, non soltanto in base allo stile ma anche per via di considerazioni di ordine cronologico, in quanto fu nel 1428, in seguito all'acquisizione del titolo comitale, che Guido il Grande, della casata dei Torelli legata alla corte milanese, avviò la ricostruzione della Rocca. Nel corso dello stesso cantiere venne probabilmente realizzata la decorazione del loggiato sul quale si aprono gli ambienti. Sostenuto da robusti beccatelli in pietra e coperto da tetto ad una falda con travetti lignei ornati, il loggiato poggia su colonnine in arenaria poggiate sul parapetto. Sulla parete sud e sul parapetto si conserva l'originaria ornamentazione araldica, testimonianza di decoro “cortese” organizzato su di un diffuso schema tre-quattrocentesco a graticolo, caro all'architettura signorile lombarda. Le pitture sono da riferirsi alla stessa committenza dell'Annunciazione, come testimonia la sigla “GT” (Guido Torelli) rivenuta sotto gli intonaci a seguito dei restauri. Ricorre, nella parete sud del vano, la vipera viscontea presente sul documento relativo alla concessione del titolo, un emblema del quale Guido da quel momento si poté fregiare. Alternata all'immagine dello sparviero, sacro a Marte e simbolo di vittoria, la “bissa” si ripete entro una struttura a losanghe, dove ricorre il cartiglio con il motto in caratteri gotici “IN HOFFEN”, posto a segnare le partiture geometriche dell'ornato. Derivata da “ICH HOFF” (io spero), l'iscrizione rimanda all'impresa araldica del condottiero Gian Carlo Visconti, nipote di Bernabò e signore di Milano; una divisa congeniale a Guido Torelli, in quanto affine all'impresa gentilizia “SPES” documentata nell'araldica della sua famiglia. Nonostante la povertà della materia pittorica, consueta in questi casi, la decorazione del loggiato raggiunge esiti pregevoli nella raffigurazione naturalistica dei volatili e nella stilizzazione della vipera viscontea.
I graffitti e le decorazioni della Loggia Belvedere sono stati oggetto di intervento conservativo da parte dell'Istituto per i Beni Culturali secondo quanto stabilito dalla L.R. n. 18/2000.
Cattani R., Colla S., Il castello di Montechiarugolo...fortissima e inespugnabile fabbrica, Parma, Monte Università di Parma, 2006
Fiorini F., All'ombra di un castello: Montechiarugolo attraverso i secoli, S. l., s. n., 1985.
Montechiarugolo (PR)
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