Agazzano

Castello Scotti Anguissola
Agazzano

via del Castello, 4
Agazzano (PC)
tel 0523 325667/339 1265217
Sui primi rilievi della val Luretta a sud di Gazzola, nel piacentino occidentale, Agazzano è situato sulla riva sinistra del fiume, sulla sponda opposta a Lisignano.

Dalle lotte fazionarie agli Scotti
Allo sbocco a valle di percorsi appenninici minori provenienti dal Genovese, tra val Trebbia e val Tidone, il territorio di Agazzano – forse il fondo Acutianus della tavola alimentare traianea – fu teatro con quelli vicini della battaglia della Trebbia tra le truppe romane e quelle di Annibale.
Parte della rete di presidi collinari che circondava Piacenza, il castello, edificato in epoca incerta, divenne nel corso del Duecento centro dei possedimenti dei guelfi Scotti, facoltosa famiglia di mercanti attivi a Genova e in Oriente, e nel 1244 venne devastato con Lisignano nel corso della scorreria lanciata dal vicario dell’imperatore Federico II contro i presidi guelfi nelle valli del Luretta e del Tidone.
A fine secolo gli Scotti conquistarono con Alberto I la signoria di Piacenza, estendendo la loro influenza dalla val d’Arda fino a Bergamo e Tortona, e strappando per breve tempo ai Visconti la stessa Milano. Dopo la sconfitta subita da Alberto nel 1317 a opera di Galeazzo I Visconti, gli Scotti, venuti a patti con i signori di Milano divenuti egemoni anche nel Piacentino, ottennero da loro la concessione di tenere mercato ad Agazzano, e nel 1404 la contea di Vigoleno e Agazzano.

Il Quattrocento: la nuova rocca
Nel 1412 Agazzano fu sottratto ai suoi signori, entrando a far parte con la val Luretta della vasta contea di Valtidone creata dal nuovo duca di Milano Filippo Maria Visconti per il suo alleato Filippo Arcelli, che solo tre anni dopo però, insignoritosi di Piacenza, perse il favore ducale subendo il bando e la confisca dei beni.
Nel 1414 Alberto II aveva intanto ottenuto dall’imperatore - con il cognome Douglas, in riferimento a una leggendaria ascendenza scozzese del casato - la conferma di Vigoleno e Agazzano e i diritti su Castell’Arquato e Fiorenzuola, integrandoli nel 1441 con la contea viscontea di Carpaneto, comprendente Sarmato e Chero.
Alla morte di Alberto il casato si divise nei due rami di Sarmato e di Vigoleno-Agazzano. A partire dal 1475 questi ultimi ricostruirono la rocca di Agazzano, che era andata distrutta in un incendio, conferendole funzioni insieme difensive e residenziali, tradotte nello splendido loggiato, negli appartamenti signorili, nei giardini pensili e nelle decorazioni, comprendenti gli stemmi dei Gonzaga di Novellara a loro uniti per matrimonio in quegli anni.
Nel 1521 Agazzano venne conquistato e depredato da Pier Maria Scotti ‘il Buso’, che passato alla fazione ghibellina aveva lanciato una serie di scorrerie nel territorio piacentino, e che venne poi qui ucciso e gettato nel fossato del castello dal suo ex alleato Astorre Visconti.

Il Settecento: il palazzo degli Anguissola Scotti
Più volte confermati nel loro possesso dai Farnese, gli Scotti avrebbero conservato Agazzano fino al 1741, quando con l’estinzione del casato il castello pervenne per matrimonio al ramo di Podenzano degli Anguissola, che assunse il cognome Anguissola Scotti.
Nella seconda metà del secolo furono intrapresi importanti interventi che affiancarono alla rocca un palazzo signorile di gusto francese edificato su parte delle antiche fortificazioni, arricchito da un giardino progettato da Luigi Villoresi, autore della sistemazione del verde della villa Reale di Monza, della villa Melzi d'Eril di Bellagio e della villa Reale di Milano.
Passato dopo la morte dell’ultima Anguissola Scotti ai suoi eredi Gonzaga, il castello è aperto alle visite su prenotazione e all’organizzazione di eventi.

VISITA
Il complesso formato dalla rocca duecentesca ricostruita nel 1475 e dall’adiacente palazzo settecentesco delimita la porzione orientale del borgo di Agazzano con la grande piazza mercatale.
La rocca, ricompresa tra il prato a colmatura del fossato e il giardino, presenta una pianta rettangolare con torri angolari cilindriche sul lato sud e due rivellini d’accesso sul lato opposto. Le mura esterne a scarpa sono delimitate lungo tutto il loro perimetro da un cordolo; in alto alcune aperture ad arco ribassato hanno sostituito la merlatura originaria.
Dal rivellino meridionale, un tempo munito di ponte levatoio, un ponte in pietra conduce all’ingresso, sormontato da una torre quadrata, a cui si affiancano sui due lati della facciata le due torri cilindriche. La corte è chiusa dal corpo di fabbrica tardo rinascimentale, percorso in alto su tre lati da una loggia ad archi raggiungibile da due opposte rampe di scale, completamente aperte sul cortile. Il pozzo è ornato dagli stemmi di Giovanni Maria Scotti e della moglie Luigia Gonzaga di Novellara. Al piano terra è la cucina dotata di un forno cinquecentesco, mentre una delle torri ospita al pianterreno una prigione, mentre il piano superiore è occupato da una sala di rappresentanza e da due giardini pensili sovrastanti il fossato che un tempo separava la rocca dal palazzo residenziale.
Separato dalla rocca dal giardino, il palazzo è frutto della ricostruzione operata nel secondo Settecento sulle fondamenta dell’antico castello, di cui rimane traccia nella torre quadrangolare sull’angolo nord. L’edificio è caratterizzato da un’ampia corte rettangolare aperta a occidente verso il borgo e delimitata da una cancellata. Arredati con mobili tra Sei e Ottocento e preziose collezioni di ceramiche, gli ambienti interni sono decorati con pitture tra le quali spicca un ‘Apollo e Marsia’ del 1565 del genovese Luca Cambiaso e il notevole salone affrescato “a paese”, con paesaggi e alberi svettanti .
L’ampio giardino settecentesco è composto da una parte a parco con importanti alberature e una parte a giardino alla francese, dotata di statue e di una fontana. Sorge negli spazi un tempo occupati dal fossato esterno della rocca e da una vigna, della quale rimane un’ampia porzione ancor oggi coltivata per la produzione di vini che vengono poi invecchiati nelle cantine del palazzo.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Luretta
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Scotti,
Arcelli,
Anguissola Scotti
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Rinascimento e Manierismo,
Barocco e Rococò
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Giardini dipinti
Bibliografia
via del Castello, 4
Agazzano (PC)
tel 0523 325667/339 1265217
Sui primi rilievi della val Luretta a sud di Gazzola, nel piacentino occidentale, Agazzano è situato sulla riva sinistra del fiume, sulla sponda opposta a Lisignano.

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Dalle lotte fazionarie agli Scotti
Allo sbocco a valle di percorsi appenninici minori provenienti dal Genovese, tra val Trebbia e val Tidone, il territorio di Agazzano – forse il fondo Acutianus della tavola alimentare traianea – fu teatro con quelli vicini della battaglia della Trebbia tra le truppe romane e quelle di Annibale.
Parte della rete di presidi collinari che circondava Piacenza, il castello, edificato in epoca incerta, divenne nel corso del Duecento centro dei possedimenti dei guelfi Scotti, facoltosa famiglia di mercanti attivi a Genova e in Oriente, e nel 1244 venne devastato con Lisignano nel corso della scorreria lanciata dal vicario dell’imperatore Federico II contro i presidi guelfi nelle valli del Luretta e del Tidone.
A fine secolo gli Scotti conquistarono con Alberto I la signoria di Piacenza, estendendo la loro influenza dalla val d’Arda fino a Bergamo e Tortona, e strappando per breve tempo ai Visconti la stessa Milano. Dopo la sconfitta subita da Alberto nel 1317 a opera di Galeazzo I Visconti, gli Scotti, venuti a patti con i signori di Milano divenuti egemoni anche nel Piacentino, ottennero da loro la concessione di tenere mercato ad Agazzano, e nel 1404 la contea di Vigoleno e Agazzano.

Il Quattrocento: la nuova rocca
Nel 1412 Agazzano fu sottratto ai suoi signori, entrando a far parte con la val Luretta della vasta contea di Valtidone creata dal nuovo duca di Milano Filippo Maria Visconti per il suo alleato Filippo Arcelli, che solo tre anni dopo però, insignoritosi di Piacenza, perse il favore ducale subendo il bando e la confisca dei beni.
Nel 1414 Alberto II aveva intanto ottenuto dall’imperatore - con il cognome Douglas, in riferimento a una leggendaria ascendenza scozzese del casato - la conferma di Vigoleno e Agazzano e i diritti su Castell’Arquato e Fiorenzuola, integrandoli nel 1441 con la contea viscontea di Carpaneto, comprendente Sarmato e Chero.
Alla morte di Alberto il casato si divise nei due rami di Sarmato e di Vigoleno-Agazzano. A partire dal 1475 questi ultimi ricostruirono la rocca di Agazzano, che era andata distrutta in un incendio, conferendole funzioni insieme difensive e residenziali, tradotte nello splendido loggiato, negli appartamenti signorili, nei giardini pensili e nelle decorazioni, comprendenti gli stemmi dei Gonzaga di Novellara a loro uniti per matrimonio in quegli anni.
Nel 1521 Agazzano venne conquistato e depredato da Pier Maria Scotti ‘il Buso’, che passato alla fazione ghibellina aveva lanciato una serie di scorrerie nel territorio piacentino, e che venne poi qui ucciso e gettato nel fossato del castello dal suo ex alleato Astorre Visconti.

Il Settecento: il palazzo degli Anguissola Scotti
Più volte confermati nel loro possesso dai Farnese, gli Scotti avrebbero conservato Agazzano fino al 1741, quando con l’estinzione del casato il castello pervenne per matrimonio al ramo di Podenzano degli Anguissola, che assunse il cognome Anguissola Scotti.
Nella seconda metà del secolo furono intrapresi importanti interventi che affiancarono alla rocca un palazzo signorile di gusto francese edificato su parte delle antiche fortificazioni, arricchito da un giardino progettato da Luigi Villoresi, autore della sistemazione del verde della villa Reale di Monza, della villa Melzi d'Eril di Bellagio e della villa Reale di Milano.
Passato dopo la morte dell’ultima Anguissola Scotti ai suoi eredi Gonzaga, il castello è aperto alle visite su prenotazione e all’organizzazione di eventi.

VISITA
Il complesso formato dalla rocca duecentesca ricostruita nel 1475 e dall’adiacente palazzo settecentesco delimita la porzione orientale del borgo di Agazzano con la grande piazza mercatale.
La rocca, ricompresa tra il prato a colmatura del fossato e il giardino, presenta una pianta rettangolare con torri angolari cilindriche sul lato sud e due rivellini d’accesso sul lato opposto. Le mura esterne a scarpa sono delimitate lungo tutto il loro perimetro da un cordolo; in alto alcune aperture ad arco ribassato hanno sostituito la merlatura originaria.
Dal rivellino meridionale, un tempo munito di ponte levatoio, un ponte in pietra conduce all’ingresso, sormontato da una torre quadrata, a cui si affiancano sui due lati della facciata le due torri cilindriche. La corte è chiusa dal corpo di fabbrica tardo rinascimentale, percorso in alto su tre lati da una loggia ad archi raggiungibile da due opposte rampe di scale, completamente aperte sul cortile. Il pozzo è ornato dagli stemmi di Giovanni Maria Scotti e della moglie Luigia Gonzaga di Novellara. Al piano terra è la cucina dotata di un forno cinquecentesco, mentre una delle torri ospita al pianterreno una prigione, mentre il piano superiore è occupato da una sala di rappresentanza e da due giardini pensili sovrastanti il fossato che un tempo separava la rocca dal palazzo residenziale.
Separato dalla rocca dal giardino, il palazzo è frutto della ricostruzione operata nel secondo Settecento sulle fondamenta dell’antico castello, di cui rimane traccia nella torre quadrangolare sull’angolo nord. L’edificio è caratterizzato da un’ampia corte rettangolare aperta a occidente verso il borgo e delimitata da una cancellata. Arredati con mobili tra Sei e Ottocento e preziose collezioni di ceramiche, gli ambienti interni sono decorati con pitture tra le quali spicca un ‘Apollo e Marsia’ del 1565 del genovese Luca Cambiaso e il notevole salone affrescato “a paese”, con paesaggi e alberi svettanti .
L’ampio giardino settecentesco è composto da una parte a parco con importanti alberature e una parte a giardino alla francese, dotata di statue e di una fontana. Sorge negli spazi un tempo occupati dal fossato esterno della rocca e da una vigna, della quale rimane un’ampia porzione ancor oggi coltivata per la produzione di vini che vengono poi invecchiati nelle cantine del palazzo.


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