Nuova ala - Monumento funerario di Rufus, seconda metà I sec. a.C. (foto Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna)
Sala VI - Statua di Attis proveniente dal santuario delle divinità orientali, II sec. d.C. (foto Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna)
Mosaico policromo con trionfo di Dioniso (foto Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna)
Sarsina

Museo Archeologico Nazionale di Sarsina

Orari e Tariffe
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Accessibile
Servizi
Tipologia Collezioni
Pubblicazioni e Cataloghi
Guarnieri C. (a cura di), Sarsina: percorsi di storia fuori e dentro il museo, Museo Archeologico Nazionale di Sarsina / MIBAC, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, Cesena, Il Vicolo, 2009. .

Pellicioni M.T., Guarnieri C., Ortalli J., Museo Archeologico Nazionale di Sarsina: apparato didattico, Sarsina, Museo Archeologico Nazionale, 2004?.

Lenzi F., Museo Archeologico Nazionale Sarsinate, in Musei in Emilia Romagna, Bologna, Compositori, 2000, p. 182, n. 34.

Susini G., Documenti epigrafici di storia sarsinate, <Rendiconti dell'Accademia dei Lincei>, VIII, 10, 1995, pp. 235-286.

Ortalli J., Il Lapidario di Sarsina: memorie romane tra epigrafia e archeologia, in Cicala V. (a cura di), Segni dalle pietre. Scritture e lapidari in Emilia-Romagna, inserto di <IBC informazioni>, 6, 1989.

Ortalli J., Museo Archeologico Sarsinate, <Emilia Preromana>, 9-10, 1981-82, pp. 325-328.

Gentili G.V., Mansuelli A., Susini G., Veggiani A., Sarsina. La città romana. Il Museo Archeologico, Faenza, 1967.

Susini G., Scrittura e produzione culturale: dal dossier romano di Sarsina, in Cultura epigrafica dell'Appennino. Sarsina, Mevaniola e altri studi, Faenza, pp. 71-139.
Via Cesio Sabino, 39
Sarsina (FC)
Tel: 0547 946 41
Archeologia
Archeologia classica
Geologia
Paleontologia
La raccolta di interesse eminentemente epigrafico riunita agli inizi del Seicento dall'erudito sarsinate Filippo Antonini può considerarsi il nucleo originale del museo, la cui istituzione da parte del Comune di Sarsina si data all'ultimo decennio dell'Ottocento, quando l'archeologo forlivese Antonio Santarelli riceve l'incarico di procedere ad un primo ordinamento delle vestigia archeologiche provenienti dall'antica città romana. L'importanza e l'ampiezza delle collezioni museali, alle quali con il tempo si sono aggiunti i materiali della necropoli romana di Pian di Bezzo ed altri reperti frutto di numerose campagne di scavo in ambiente urbano ne hanno determinato in seguito l'acquisizione da parte dello Stato. La documentazione archeologica relativa all'intero arco di vita del centro umbro e romano copre quindi uno spazio temporale di diversi lustri dal IV sec. a.C. al II sec. d.C., testimoniando la floridezza di cui la città ha goduto specialmente fra il periodo tardo repubblicano e l'epoca imperiale, momento nel quale si raggiunge il livello più alto di monumentalizzazione e di organizzazione urbanistica.

Non sono molti i ruderi del 'municipium' romano ancora visibili entro l'odierna Sarsina, ma fra essi risalta in particolar modo per la sua eleganza il mausoleo di Aulo Murcio Obulacco ricostruito, con l'aggiunta di elementi integrativi moderni, presso il Parco delle Rimembranze, proprio all'ingresso del paese. Si tratta di un singolare monumento funerario ad edicola terminante con un'alta guglia a forma di cuspide e volute a riccio che originariamente si elevava all'interno della necropoli di Pian di Bezzo, ubicata nel fondovalle a sud del colle Calbano su cui è arroccata la città. Dal punto di vista archeologico questa area cimiteriale rappresenta una vera rarità poiché il suo precoce interramento dovuto a cause naturali l'ha preservata nel suo primitivo assetto sino ai giorni nostri, consentendone lo scavo e lo studio integrale. Allineata lungo i margini della strada che conduceva alla volta di Cesena, la necropoli costituisce, infatti, una sorta di compendio di tutti monumenti sepolcrali di tipologia conosciuta in ambito regionale, primi fra tutti i monumenti lapidei a cuspide dei Murcii, il grande mausoleo pure ad edicola cuspidata con statue di defunti negli intercolumni di Rufo e la tomba a dado con fregio dorico di Publio Verginio Peto. I monumenti di questi due esponenti delle famiglie magnatizie sarsinati si conservano oggi presso il Museo Nazionale, dove sono stati sottoposti ad importanti interventi di restauro e di integrazione in occasione dell'ultimo aggiornamento espositivo.
Il museo occupa una dozzina di ambienti all'interno di un antico edificio nel centro storico sarsinate. Al piano terreno è ospitato il lapidario con l'ampia documentazione relativa agli aspetti architettonici ed artistici della città. Vi sono esposte le iscrizioni dei 'Sassinates' illustri, le epigrafi civili, comprese quelle menzionanti l'erezione delle mura urbiche in età repubblicana, i documenti di carattere religioso con i resti dell'edificio di culto voluto da Cesio Sabino, personaggio illustre ricordato anche dal poeta Marziale. Seguono altre testimonianze iscritte e pietre funerarie di varia forma e tipologia provenienti dalla necropoli di Pian di Bezzo. Nel padiglione appositamente realizzato, contiguo alla sala V, è stata operata l'anastilosi del mausoleo funerario di Asfionio Rufo. Fra i molti materiali che illustrano l'edilizia pubblica e civile, sono di rilievo, per la loro qualità artistica, il complesso mosaico pavimentale a tessere policrome con scena centrale del 'Trionfo di Dioniso', recuperato durante l'esplorazione di una importante dimora privata cittadina, e una serie di statue di culto raffiguranti divinità orientali, tra le quali spicca, per bellezza, quella di Attis. Il percorso museale si conclude al piano superiore ancora con materiali ricollegabili ai diversi aspetti della città e della necropoli, mentre la presenza di reperti naturalistici ed oggetti della fase preromana forniscono al visitatore una sintesi della realtà storico-ambientale della vallata del Savio, documentando ciò che le indagini archeologiche hanno sinora posto in luce della Sarsina umbra.

The collection of epigraphs put together by the Sarsina-born scholar Filippo Antonini in the early 17th century forms the original core of the holdings of the museum, which was instituted by the Municipality of Sarsina in the 1890s, when the Forlì-born archaeologist Antonio Santarelli was entrusted with sorting out the archaeological material from the ancient Roman city. The breadth and scope of the museum’s collections, which acquired over time material from the Roman necropolis at Pian di Bezzo and other items from numerous urban digs, led to it being purchased by the Italian state. The archaeological documentation on the evolution of the ancient Umbrian and Roman town covers a timeframe between the 4th century BC and the 2nd century AD, testifying to the town’s prosperity, especially between the late Roman Republic and the early days of the Roman Empire, when monument building and urban planning efforts were at their peak.

Very little of the Roman ‘municipium’ remains visible today in Sarsina. Of what little does remain, the most noteworthy is the elegant mausoleum of Aulus Murcious Olubaccus, which was rebuilt with additional modern elements in the Parco delle Rimembrance right at the entrance to the town. This unique burial shrine is topped with a tended roof and decorated with volutes. It was originally located in the necropolis of Pian di Bezzo, at the bottom of the valley to the south of Calbano hill, where the town itself stands. This burial site is a true archaeological rarity: having been filled in prematurely due to natural causes, its original aspect has been preserved to this day, making it possible for archaeologists to dig it out and study it in full. Located along the margins of the road that led to Cesena, the necropolis is a sort of compendium of every type of burial monument known from Emilia Romagna, foremost among them the tended roof burial monuments of the Murcii, the large tended roof shrine to Asfionius Rufus with statues of the date in the intercolumniation, and Publis Verginius Petus’ tomb, carved out of a large block of tuff and decorated with a Doric frieze. The burial monuments of these two important figures of Sarsina’s noble families are now held in the National Museum, where they underwent major restoration and renovation efforts during the latest upgrading of the exhibition.
The museum takes up about a dozen room in a historic building in Sarsinate’s historic town centre. The ground floor houses the lapidarium, with extensive documentation on the city’s architecture and artistic patrimony. It displays inscriptions by illustrious inhabitants of Sarsinate during the Roman era, civil epigraphs – including those that mention the erection of the city’s wall during the Roman Republic – religious documents, and the remains of the place of worship commissioned by Cesius Sabinus, an illustrious figure mentioned by the poet Martial. There are also numerous other inscriptions and gravestones of many shapes and types from the necropolis of Pian di Bezzo. An ad hoc pavillion adjacent to Room V houses an anastylosos of Asfionius Rufus’ burial shrine. There is extensive material on public and civic architecture, the most noteworthy of which – due to its artistic quality – includes the complex polychrome floor mosaic with a central scene depicting the “Triumph of Dyonisius”, which was found during research in the private home of a local notable, and a series of cult statues depicting Greek divinities, among which the statue of Attis stands out for its beauty. The museum exhibits end on the first floor with material related to different aspects of the city and its necropolis, while natural history specimens and items from the pre-Roman era give the visitor an overview of the historic and environmental context of the Savio valley, and document the results of archaeological research on Umbrian Sarsina.

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