Noceto

Castello di Noceto
Noceto

Castello di Noceto,
Castello di Noceto,
Castello di Noceto,
Castello di Noceto,
Castello di Noceto,
Castello di Noceto,
Interno del Castello di Noceto,
Interno del Castello di Noceto,
Interno del Castello di Noceto,
Interno del Castello di Noceto
piazza Garibaldi, 1
Noceto (PR)
tel 0521823978, 0521622134
Sui primi rilievi dell’appennino parmense, Noceto è situato sulla riva sinistra del Taro, a poca distanza dalla via Emilia, tra il capoluogo e Fidenza.

Il dominio pallavicino
L’importanza strategica di Noceto fu a lungo legata alla sua posizione, a controllo dello sbocco in pianura della valle del Taro - storica via di comunicazione tra la pianura padana e il litorale tirrenico attraverso il passo della Cisa - e in prossimità della tratta principale della via Francigena, che a Fidenza abbandonava la via Emilia per dirigersi in appennino.
Nell’anno 835 la regina Cunegonda, vedova di re Bernardo, donò i suoi beni in Noceto al monastero benedettino di Sant’Alessandro da lei fondato a Parma. All’inizio del secolo XII queste terre furono cedute con altre dagli Este ai Pallavicino – ramo al loro pari dell’antico casato obertengo – titolari di ampi possedimenti nel parmense e nel piacentino, concentrati in particolare tra Borgo San Donnino, oggi Fidenza, e Fiorenzuola d’Arda.
Risale probabilmente a questa epoca la prima fortificazione di Noceto nell’ambito del sistema difensivo pallavicino, a opera di Oberto I. Nel 1145 questi consolidò la sua alleanza con Piacenza cedendo al comune, in lotta con Parma per il controllo di queste zone di confine, tutti i suoi beni allodiali e feudali sulla riva sinistra del Taro afferenti alla diocesi parmense – compresi Noceto, Fidenza, Soragna, Varano – che gli vennero al contempo concessi in feudo.
Le lotte tra le due città continuarono a lungo, intrecciandosi alle contese tra fazioni: occupato nel 1247 dai guelfi parmensi in lotta con Federico di Svevia, il castello venne presto restituito con l’investitura imperiale a Oberto II Pallavicino, subendo però vent’anni dopo un nuovo attacco di Parma che ne danneggiò pesantemente le difese.

I Sanvitale
Nel 1345 i Pallavicino persero Noceto a opera dei Visconti, che da Milano stavano ampliando la loro sfera di influenza nella pianura padana, e che assegnarono la rocca ai Sanvitale, famiglia parmense di parte guelfa. Grazie all’alleanza con i Visconti questi ultimi poterono ampliare in quei decenni i propri possessi dalla vicina val Baganza, dove erano da tempo radicati, alla valle del Taro, dall’appennino alla pianura, ponendosi in concorrenza con i potenti Rossi, loro avversari anche nelle lotte fazionarie cittadine.
Nonostante il loro tormentato rapporto con i signori di Milano – che portò a ripetute distruzioni e ricostruzioni della rocca, una prima volta nel 1370, e a più riprese in pochi anni all’inizio Quattrocento - nel 1407 Giberto Sanvitale e il fratello riuscirono a ottenere dai Visconti la contea di Fontanellato, Noceto e Oriano e la conferma di quella più antica di Belforte.
La loro ondivaga fedeltà venne confermata due anni dopo dall’appoggio fornito al breve ritorno degli Este alla signoria parmense; nel 1416 Filippo Maria Visconti tolse così Noceto ai Sanvitale, compensati di questa perdita dagli Este con Castelguelfo. Ristabilita l'egemonia milanese, essi poterono recuperare la rocca, subendo però un parziale ridimensionamento del loro potere con la perdita di alcuni feudi a seguito di un processo per usurpazione di diritti giurisdizionali.

Noceto nello ‘stato’ dei Rossi
Attorno a metà Quattrocento una serie di guerre locali contro i casati avversari – favorita dalla crisi politica seguita alla morte di Filippo Maria Visconti - consentì al celebre condottiero Pier Maria Rossi di consolidare i propri domini nel parmense. Il maggior esito dell’offensiva fu la conquista di Noceto, la cui rocca venne rafforzata contestualmente alle splendide fortezze di Torrechiara e Roccabianca, divenendo sede di una delle podesterie dello ‘stato’ rossiano, nonostante i tentativi di rivalsa dei Sanvitale che vedevano così interrotta la continuità territoriale dei loro domini.
Il controllo di Noceto fu tra le cause che portarono nel 1481 allo scontro tra Pier Maria e il nuovo duca Ludovico ‘il Moro’, spalleggiato dalle famiglie parmensi tra le quali spiccavano i Sanvitale e i Pallavicino. Come le altre rocche rossiane, anche Noceto venne pesantemente bombardata, riuscendo però a resistere all’attacco grazie alle difese approntate.
La definitiva sconfitta dei Rossi nel 1483 consentì al Moro di restituire la rocca – che Pier Maria aveva comunque destinato alla figlia Donella, moglie di Giberto III del ramo di Sala - ai Sanvitale. Questi ne mantennero il possesso anche sotto i successivi governi della Francia e della Chiesa, nonostante il tentativo di due rami tra loro contrapposti dei Rossi di riprendere possesso dei loro domini.

Il ducato Farnese
Nel 1551, durante la guerra di Parma che oppose il neonato ducato Farnese all’impero, la rocca di Noceto subì di nuovo l'attacco e l'occupazione da parte delle truppe nemiche, tornando ai Sanvitale solo dopo la pace di Cateau Cambresis, che impose però la demilitarizzazione dei castelli dell'area.
Il ridimensionamento delle funzioni militari dell’edificio venne accelerata, qui come altrove, dalla politica di controllo dei poteri feudali attuata dai Farnese, che nel 1574 confermarono comunque Noceto e il suo territorio ai suoi signori.
Nel 1612 la congiura di un gruppo di nobili parmensi guidati dai Sanvitale e dai Sanseverino contro la politica accentratrice di Ranuccio Farnese terminò con la morte dei congiurati e la confisca dei loro beni. Parte del feudo di Noceto venne così ceduta dalla camera ducale ai marchesi Dalla Rosa, lasciando la quota residua ai Sanvitale. Solo nel 1733 questi riuscirono a ricostituire l’integrità del loro feudo, riottenendo dai Dalla Rosa le terre nocetane in cambio del feudo di Belforte.

L’Otto e il Novecento
A inizio Ottocento i decreti napoleonici di soppressione dei feudi tolsero ai Sanvitale le loro giurisdizioni. Confiscata e ceduta a privati, la rocca venne poi acquisita dal demanio ai primi del Novecento. Nel 1938 l’edificio passò al comune, che l’adibì a sede del municipio e a varie attività, che nel dopoguerra compresero l’impianto di una balera nel parco interno.
A partire dal 1998 l’amministrazione ha promosso un importante intervento che ha consentito il recupero del parco e degli spazi della rocca. Nel 2005 il complesso, ribattezzato castello della Musica, è stato aperto al pubblico e destinato ad attività e istituti culturali musicali.
Al suo interno hanno oggi sede il museo del disco, il museo della liuteria e la scuola internazionale di liuteria, tra le maggiori a livello internazionale, fondata nel 1975 dal conservatorio di Parma e gestita dall’Associazione Liuteria Parmense.

VISITA
Posta al centro dell’abitato, la rocca a pianta trapezoidale era in origine circondata da un doppio fossato, oggi colmato, attraversato da un ponte levatoio di cui rimangono i segni degli innesti. La struttura riflette in gran parte gli interventi promossi da Pier Maria Rossi nella seconda metà del Quattrocento, con evidenti richiami allo stile di Torrechiara nella cortina muraria in laterizio raccordata da torri circolari agli angoli, dalla quale emerge il possente mastio rivolto a oriente.
L’ampia corte interna è occupata dal parco ricco di latifoglie e sempreverdi, dominato da un ippocastano secolare; da qui una passerella consente di accedere alle sale al piano terra del palazzo, che oggi ospitano mostre e convegni e la sede dell’associazione di liuteria, mentre al piano nobile sono allestiti i musei del disco e della liuteria.
Il mastio a due corpi sovrapposti ospita la scuola di liuteria nella ampie sale caratterizzate da volte a botte e a crociera, e da finestre profondamente strombate nelle muraglie. Attraverso una scala a chiocciola a sezione quadrata si giunge alla cima della torre, dalla quale si apre una vista panoramica sulla valle.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Taro,
via Romea Francigena | Cisa
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Pallavicino,
Sanvitale,
Rossi
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Parma 1611-1612: la congiura dei nobili
Bibliografia
piazza Garibaldi, 1
Noceto (PR)
tel 0521823978, 0521622134
Sui primi rilievi dell’appennino parmense, Noceto è situato sulla riva sinistra del Taro, a poca distanza dalla via Emilia, tra il capoluogo e Fidenza.

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Il dominio pallavicino
L’importanza strategica di Noceto fu a lungo legata alla sua posizione, a controllo dello sbocco in pianura della valle del Taro - storica via di comunicazione tra la pianura padana e il litorale tirrenico attraverso il passo della Cisa - e in prossimità della tratta principale della via Francigena, che a Fidenza abbandonava la via Emilia per dirigersi in appennino.
Nell’anno 835 la regina Cunegonda, vedova di re Bernardo, donò i suoi beni in Noceto al monastero benedettino di Sant’Alessandro da lei fondato a Parma. All’inizio del secolo XII queste terre furono cedute con altre dagli Este ai Pallavicino – ramo al loro pari dell’antico casato obertengo – titolari di ampi possedimenti nel parmense e nel piacentino, concentrati in particolare tra Borgo San Donnino, oggi Fidenza, e Fiorenzuola d’Arda.
Risale probabilmente a questa epoca la prima fortificazione di Noceto nell’ambito del sistema difensivo pallavicino, a opera di Oberto I. Nel 1145 questi consolidò la sua alleanza con Piacenza cedendo al comune, in lotta con Parma per il controllo di queste zone di confine, tutti i suoi beni allodiali e feudali sulla riva sinistra del Taro afferenti alla diocesi parmense – compresi Noceto, Fidenza, Soragna, Varano – che gli vennero al contempo concessi in feudo.
Le lotte tra le due città continuarono a lungo, intrecciandosi alle contese tra fazioni: occupato nel 1247 dai guelfi parmensi in lotta con Federico di Svevia, il castello venne presto restituito con l’investitura imperiale a Oberto II Pallavicino, subendo però vent’anni dopo un nuovo attacco di Parma che ne danneggiò pesantemente le difese.

I Sanvitale
Nel 1345 i Pallavicino persero Noceto a opera dei Visconti, che da Milano stavano ampliando la loro sfera di influenza nella pianura padana, e che assegnarono la rocca ai Sanvitale, famiglia parmense di parte guelfa. Grazie all’alleanza con i Visconti questi ultimi poterono ampliare in quei decenni i propri possessi dalla vicina val Baganza, dove erano da tempo radicati, alla valle del Taro, dall’appennino alla pianura, ponendosi in concorrenza con i potenti Rossi, loro avversari anche nelle lotte fazionarie cittadine.
Nonostante il loro tormentato rapporto con i signori di Milano – che portò a ripetute distruzioni e ricostruzioni della rocca, una prima volta nel 1370, e a più riprese in pochi anni all’inizio Quattrocento - nel 1407 Giberto Sanvitale e il fratello riuscirono a ottenere dai Visconti la contea di Fontanellato, Noceto e Oriano e la conferma di quella più antica di Belforte.
La loro ondivaga fedeltà venne confermata due anni dopo dall’appoggio fornito al breve ritorno degli Este alla signoria parmense; nel 1416 Filippo Maria Visconti tolse così Noceto ai Sanvitale, compensati di questa perdita dagli Este con Castelguelfo. Ristabilita l'egemonia milanese, essi poterono recuperare la rocca, subendo però un parziale ridimensionamento del loro potere con la perdita di alcuni feudi a seguito di un processo per usurpazione di diritti giurisdizionali.

Noceto nello ‘stato’ dei Rossi
Attorno a metà Quattrocento una serie di guerre locali contro i casati avversari – favorita dalla crisi politica seguita alla morte di Filippo Maria Visconti - consentì al celebre condottiero Pier Maria Rossi di consolidare i propri domini nel parmense. Il maggior esito dell’offensiva fu la conquista di Noceto, la cui rocca venne rafforzata contestualmente alle splendide fortezze di Torrechiara e Roccabianca, divenendo sede di una delle podesterie dello ‘stato’ rossiano, nonostante i tentativi di rivalsa dei Sanvitale che vedevano così interrotta la continuità territoriale dei loro domini.
Il controllo di Noceto fu tra le cause che portarono nel 1481 allo scontro tra Pier Maria e il nuovo duca Ludovico ‘il Moro’, spalleggiato dalle famiglie parmensi tra le quali spiccavano i Sanvitale e i Pallavicino. Come le altre rocche rossiane, anche Noceto venne pesantemente bombardata, riuscendo però a resistere all’attacco grazie alle difese approntate.
La definitiva sconfitta dei Rossi nel 1483 consentì al Moro di restituire la rocca – che Pier Maria aveva comunque destinato alla figlia Donella, moglie di Giberto III del ramo di Sala - ai Sanvitale. Questi ne mantennero il possesso anche sotto i successivi governi della Francia e della Chiesa, nonostante il tentativo di due rami tra loro contrapposti dei Rossi di riprendere possesso dei loro domini.

Il ducato Farnese
Nel 1551, durante la guerra di Parma che oppose il neonato ducato Farnese all’impero, la rocca di Noceto subì di nuovo l'attacco e l'occupazione da parte delle truppe nemiche, tornando ai Sanvitale solo dopo la pace di Cateau Cambresis, che impose però la demilitarizzazione dei castelli dell'area.
Il ridimensionamento delle funzioni militari dell’edificio venne accelerata, qui come altrove, dalla politica di controllo dei poteri feudali attuata dai Farnese, che nel 1574 confermarono comunque Noceto e il suo territorio ai suoi signori.
Nel 1612 la congiura di un gruppo di nobili parmensi guidati dai Sanvitale e dai Sanseverino contro la politica accentratrice di Ranuccio Farnese terminò con la morte dei congiurati e la confisca dei loro beni. Parte del feudo di Noceto venne così ceduta dalla camera ducale ai marchesi Dalla Rosa, lasciando la quota residua ai Sanvitale. Solo nel 1733 questi riuscirono a ricostituire l’integrità del loro feudo, riottenendo dai Dalla Rosa le terre nocetane in cambio del feudo di Belforte.

L’Otto e il Novecento
A inizio Ottocento i decreti napoleonici di soppressione dei feudi tolsero ai Sanvitale le loro giurisdizioni. Confiscata e ceduta a privati, la rocca venne poi acquisita dal demanio ai primi del Novecento. Nel 1938 l’edificio passò al comune, che l’adibì a sede del municipio e a varie attività, che nel dopoguerra compresero l’impianto di una balera nel parco interno.
A partire dal 1998 l’amministrazione ha promosso un importante intervento che ha consentito il recupero del parco e degli spazi della rocca. Nel 2005 il complesso, ribattezzato castello della Musica, è stato aperto al pubblico e destinato ad attività e istituti culturali musicali.
Al suo interno hanno oggi sede il museo del disco, il museo della liuteria e la scuola internazionale di liuteria, tra le maggiori a livello internazionale, fondata nel 1975 dal conservatorio di Parma e gestita dall’Associazione Liuteria Parmense.

VISITA
Posta al centro dell’abitato, la rocca a pianta trapezoidale era in origine circondata da un doppio fossato, oggi colmato, attraversato da un ponte levatoio di cui rimangono i segni degli innesti. La struttura riflette in gran parte gli interventi promossi da Pier Maria Rossi nella seconda metà del Quattrocento, con evidenti richiami allo stile di Torrechiara nella cortina muraria in laterizio raccordata da torri circolari agli angoli, dalla quale emerge il possente mastio rivolto a oriente.
L’ampia corte interna è occupata dal parco ricco di latifoglie e sempreverdi, dominato da un ippocastano secolare; da qui una passerella consente di accedere alle sale al piano terra del palazzo, che oggi ospitano mostre e convegni e la sede dell’associazione di liuteria, mentre al piano nobile sono allestiti i musei del disco e della liuteria.
Il mastio a due corpi sovrapposti ospita la scuola di liuteria nella ampie sale caratterizzate da volte a botte e a crociera, e da finestre profondamente strombate nelle muraglie. Attraverso una scala a chiocciola a sezione quadrata si giunge alla cima della torre, dalla quale si apre una vista panoramica sulla valle.


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