Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
Sthoas Giorgio

notizie sec. XVII, prima metà
liuto contralto

legno di acero,
legno di conifera,
legno di tasso,
legno di noce,
legno di albero da frutta,
legno di ebano,
avorio
mm
Misure delle parti originali: lunghezza del guscio 443//lunghezza della tavola 430//distanza tra l'estremità superiore della tavola e il centro della rosetta 176, il bordo anteriore del ponticello 352 (continua in OSS)
sec. XVII, sec. XIX (1600 - 1650)
n. 2808
Le parti originali di questo strumento sono la cassa, probabilmente col ponticello, e il manico. La cassa è piuttosto tondeggiante (lunghezza = circa 1,42 volte la larghezza massima), ed è assai piatta (altezza = approssimativamente 0,39 volte la larghezza massima).
Il guscio è composto di 31 [recte: 27] doghe di tasso, separate da filetti di acero. La calotta consta di tre doghe di tasso separate da filetti di acero. Nella calotta c'è un foro, in origine per un bottone oppure un anello.
La tavola è di conifera. Una rosetta con tralci e un'aquila bicipite è ritagliata nella tavola. Non c'è continuazione della tavola sul manico. La disposizione delle catene è finora sconosciuta.
Il ponticello di legno d'albero da frutta con baffi - probabilmente originale - ha fori per 11 ordini doppi.
Il manico è di noce con 16 filetti di avorio sul retro. La tastiera separata, piatta, è di ebano. Il manico e la tastiera danno posto a sette legacci. È possibile che in origine fosse più lungo di 40 mm o più.
Le altre parti dello strumento sono assai grossolane e sono del secolo XIX. Un pezzo di legno d'albero da frutta col cavigliere per gli ordini tastabili con una tratta corta è incollato al manico di dietro. Un secondo pezzo dello stesso legno col cavigliere per i bordoni è incollato alla tratta davanti e fermato dietro con una vite. Mancano i capotasti. Il cavigliere per le corde tastabili dà posto a 6 ordini doppi, quello per i bordoni a 5. Ci sono otto piroli di legno d'albero da frutta con teste ovali e un bottoncino in cima.

Le cetre in senso generico sono cordofoni semplici. Le altre categorie dei cordofoni sono tutte in qualche maniera composite. Una di queste categorie è formata dai liuti in senso generico, i quali, oltre la cassa, hanno per lo meno un manico. Le corde si trovano a breve distanza dalla cassa e dal manico e corrono parallele a questi. Strumenti appartenenti a questa categoria sono ad esempio il violino, la chitarra, il mandolino napoletano.
Sul manico le corde possono essere raccorciate anche senza una tastiera speciale, ma in tal caso è difficile raccorciarle oltre il manico sulla tavola armonica della cassa. In certi casi le corde vengono raccorciate anche oltre il manico, sulla tavola armonica della cassa. In questi casi è sovrapposta al manico una tastiera che si estende sopra la tavola della cassa. Si pensi alle chitarre e ai mandolini dal secolo XIX in poi, alle cetere, e a quasi tutti gli strumenti ad archetto (le pochettes, le lire da braccio e da gamba, le viole da gamba, le viole d'amore e le viole da braccio, tra cui è noto soprattutto il violino). Un caso intermedio è da registrare ad esempio in molti liuti anche senza tastiera speciale. Tali strumenti possono avere alcuni tasti fissi (si veda sotto) oltre il manico sulla tavola armonica.
Dove devono essere raccorciate le corde sul manico o sulla tastiera per ottenere determinate note? In certi casi non c'è sul manico o sulla tastiera alcuna indicazione di dove raccorciare, ed è la pratica del suonatore che gli fa mettere le dita nelle posizioni giuste. Tali casi sono ad esempio la viola d'amore e il violino. In altri casi le posizioni in cui le corde devono essere raccorciate per la produzione di determinate note sono indicati sul manico o sulla tastiera per mezzo di tasti. Questi possono essere di minugia e in tal caso legati attorno al manico o alla tastiera. Allora si chiamano legacci, che incontriamo ad esempio nei liuti, nella maggior parte dei mandolini del vecchio tipo, nelle chitarre prima della seconda metà del secolo XVIII, nelle lire da gamba, nelle viole da gamba. I tasti possono anche essere d'un materiale poco elastico (metallo, legno, avorio), e allora essere inseriti nel manico o nella tastiera, come nelle chitarre più recenti, nelle chitarre battenti, nei mandolini napoletani, nelle cetere.
La tastiera è un elemento che s'incontra anche nelle cetre in senso generico (monocordi, cetre in senso specifico), ma in tali casi si tratta sempre dell'adozione d'un elemento di per sé tipico per i liuti in senso generico.
Sino al tardo Medioevo non è sempre possibile distinguere nettamente tra strumenti a corde pizzicate, e strumenti a corde strofinate. A partire dal secolo XVI si sviluppano tipi specifici nel quadro delle due categorie. Pertanto facciamo qui la distinzione netta tra:
1. liuti in senso generico a corde pizzicate;
2. liuti in senso generico a corde strofinate.
Nella categoria dei liuti in senso generico a corde pizzicate sono da distinguere per lo meno nove tipi. In questa sede trascuriamo gli strumenti assai rari che ad ogni modo non sono rappresentati in questa collezione (la pandora, il penorcon, l'orpharion, il colascione) e ci limitiamo a trattare i gruppi seguenti:
- liuti in senso specifico;
- mandolini del vecchio tipo,
- chitarre e le chitarre battenti;
- mandolini napoletani;
- cetere.
I liuti in senso specifico almeno per due secoli e mezzo sono stati strumenti di assai grande importanza, persino gli strumenti a pizzico più importanti e usati. Nel corso di questo periodo (i secoli XVI, XVII e la prima metà del secolo XVIII) risulta una differenziazione molto ramificata, ma generalmente tutti questi differenziati strumenti hanno due caratteristiche in comune: sono composti d'un guscio e d'un manico con cavigliere, e hanno corde attaccate al ponticello. In casi molto rari si trovano liuti in senso specifico con corde attaccate all'estremità inferiore della cassa, e liuti senza guscio con elementi della kithàra.
Circa la trattazione dei liuti in senso specifico con guscio e con corde attaccate al ponticello si rinvia al paragrafo 3.1.2.1.1.1. del catalogo di van der Meer (pp. 95- 99).
Niente è conosciuto su un liutaio Sthoas a Bologna. Le parti originali di questo liuto suggeriscono che lo strumento risale alla prima metà del secolo XVII.