Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
ambito bolognese
corno da caccia

corno,
cuoio/ rilievo/ bulinatura,
ottone
mm
lunghezza 505//diametro della cameratura all'ingresso 13, al punto più stretto 7,6, all'uscita (leggermente ovale) 54-56
secc. XV/ XVI (1495 - 1500)
n. 1774
Lo strumento ha un'imboccatura interna non separata conica rovescia a mo’ d'imbuto all'ingresso, il quale in origine era munito d'una ghiera di metallo, ora mancante, con un occhiello per attaccare la correggia o la cordellina. Vicino all’uscita v'è ancora un occhiello, bislungo, di ottone, attaccato direttamente al tubo.
Lo strumento è coperto di cuoio lavorato a rilievo e a bulino. Dall'ingresso all'uscita vi sono i seguenti medaglioni:
1. stemma della famiglia Ranuzzi;
2. pera con due foglie;
3. (secondo Boccia) un braccio che tiene una veste femminile;
4. melograno con due foglie;
5. aquila ad ali aperte;
6. (secondo Boccia) una lingua di fuoco che attraversa le nubi;
7. stemma della famiglia Bentivoglio.
Tra i medaglioni il cuoio è lavorato a tralci. Tra i medaglioni 6 e 7 v'è una fascia larga di rombi.

I corni e le trombe formano un gruppo di strumenti aerofoni, in cui la generazione della vibrazione e quindi del suono viene causata dalle labbra del suonatore, tese con una certa elasticità, per cui il flusso d'aria proveniente dai polmoni del suonatore è fatto entrare nella cameratura con impulsi periodici. Basta che le labbra del suonatore vengano premute contro l'estremità iniziale della cameratura, quindi senza bocchino. Normalmente gli strumenti appartenenti a questa categoria, però, sono suonati con un bocchino che dà supporto alle labbra e che dirige il flusso d'aria nella cameratura. La forma di tale bocchino può essere tra quella d'un bacino piatto e quella d'un imbuto profondo. Questo gruppo di strumenti comprende i corni in genere (corni da caccia e da orchestra, tube, cornetti, serpentoni ecc.) e le trombe in genere (trombe in senso stretto, tromboni ecc.).
E’ difficile fare una netta distinzione tra corni e trombe. Ripetiamo qui l’ipotesi formulata nel 1979 (van der Meer 1979): un aerofono è un corno quando è storicamente riducibile a uno strumento aerofono fatto di materiale animale: corno di mammifero unghiato, dente (canino di elefante o narvalo) o conchiglia elicoidale di gasteropode marino. Invece un aerofono è una tromba quando è storicamente riducibile a uno strumento aerofono fatto di materiale vegetale, generalmente un tronco scavato.
I corni d’origine animale formano il prototipo del corno in generale. Furono usati soltanto come strumenti da segnali, dapprima anche negli eserciti, ma dopo l’introduzione delle trombe islamiche come strumenti militari del secolo XI, quasi unicamente come strumenti per cacciatori, pastori e torrigiani. I cacciatori usarono i corni di materiale d’origine animale perlomeno sino alla fine del secolo XVIII. L’unico corno di questo tipo ancora in oggi in uso e lo shofar degli ebrei, suonato nelle sinagoghe in occasione del rosh hashana, il capodanno ebraico.
I corni dei cacciatori sono fatti generalmente con corni di buoi o bufali; i pastori usano anche corni di vacca, di capra e di montone. Lo shofar è nella maggior parte dei casi fatto di corno di montone. I corni di materiale d’origine animale erano cotti e poi piegati nella forma definitiva. Esistono corni leggermente curvati, semicircolari e anche diritti. Lo shofar ha la forma diritta con la terminazione curvata a mo’ di mazza.
La cameratura è conica e relativamente larga, e permette la produzione d’un unico suono o al massimo di due. I corni primitivi hanno un’imboccatura che consiste in un allargamento conico dell’ingresso del tubo. Nei corni alquanto più sviluppati l’ingresso del tubo è scavato per permettere l’introduzione d’un bocchino separato. I corni di materiale d’origine animale di questa collezione sono tutti strumenti da caccia semicircolari.
Gli stemmi delle famiglie Bentivoglio e Ranuzzi dimostrano che il corno fu il dono di un Bentivoglio a un Ranuzzi (Boccia). Il corno "bentivolesco" passò poi al Museo di Ferdinando Cospi nel ’600, quindi alle collezione universitarie. Si ignora come lo strumento giungesse al Liceo Musicale (n. 31); passò infine dal Liceo Musicale al Museo Civico Medievale.