Canossa

Castello di Rossena
Canossa

Castello di Rossena e Torre di Rossenella. Foto di Marco Ravenna. Fototeca IBC, 1991
località Rossena, 27
loc. Rossena
Canossa (RE)
tel 0522 877104 - 366 8969303 (Ass.Matilde di Canossa)
Nell’appennino reggiano al confine con il parmense, tra Ciano d’Enza e Canossa, la rupe di Rossena domina la valle dell’Enza.

Un centro militare per lo scacchiere canossiano
Il castello fu forse fondato con Canossa e Rossenella tra il 940 e il 950 dal capostipite del casato dei Canossa Adalberto Atto o dal nipote Bonifacio marchese di Toscana, che a metà del secolo successivo lo concesse al vescovo di Reggio a compenso dei tanti beni del territorio ricevuti in enfiteusi, mantenendone però il controllo.
Posto a presidio delle vie di comunicazione provenienti dalla val d’Enza, Rossena costituì con l’avamposto di Rossenella il principale baluardo difensivo del castello di Canossa, sede del controllo politico e amministrativo del territorio. Le due fortificazioni formarono così il nucleo centrale medio-collinare della potente rete fortificata impiantata dai Canossa sui rilievi appenninici tra l’Enza e il Secchia a difesa dei loro immensi possedimenti, che all’epoca di Matilde - figlia di Bonifacio e di Beatrice di Lorena - si estendevano dalla Lombardia alla Toscana. Integrato da una rete di case a torre e di punti di avvistamento collegati visivamente tra di loro, lo scacchiere canossiano consentiva di controllare gli antichi percorsi che da Reggio o da Parma giungevano attraverso il valico del Lagastrello in Garfagnana e in Lunigiana.
Morta Matilde senza discendenza nel 1115, Rossena fu uno dei beni della sua eredità contesi tra il papa e l’imperatore, che nel 1193 ne confermò il possesso – con la sua corte e la cappella di san Matteo - alla diocesi reggiana.
In origine comprendente solo il mastio recintato sulla sommità della rupe, la struttura fu ampliata e fortificata con una seconda cinta muraria, probabilmente nel corso del Duecento, quando il castello – divenuto rifugio dei fuoriusciti guelfi di Reggio – venne attaccato dalle truppe comunali alleate a Federico II, che lo presero nel 1246, danneggiandolo pesantemente.

Il castello dei Correggio
Nel corso del Trecento la posizione al confine tra i territori reggiani e parmensi conferì nuova importanza strategica a Rossena, entrato alla fine del secolo precedente nei possedimenti dei da Correggio, signori dell’omonimo centro di pianura, che ripararono i danni subiti dalla struttura, rafforzandola e ampliandola.
Nel 1341 il castello ospitò il Petrarca, amico di Azzo da Correggio e suo compagno nel trionfo che lo aveva appena celebrato signore di Parma; cinque anni dopo però la fortificazione veniva occupata dai Visconti, intesi a vendicarsi del tradimento di Azzo che in segreto aveva venduto la città, a loro promessa, a Obizzo d’Este. Restituito ad Azzo nel 1357, alla sua morte, avvenuta pochi anni dopo, il castello - dotato di turribus, domibus, palatijs et fortilitijs - dominava un ampio territorio comprendente Rossenella, Gombia, Ciano, Scaluppia e Sassedolo presso Ceredolo.
Nel 1402 il duca di Milano, ancora signore di Parma, tolse nuovamente il castello ai Correggio per infeudarlo con le sue dipendenze a Ottobuono Terzi. L’alleanza con gli Este, divenuti signori di Reggio nel 1409, consentì ai Correggio di rientrare in possesso di Rossena, ottenendone poi l’investitura imperiale, confermata nel 1452 insieme alla concessione del titolo comitale di Correggio e Brescello.
Tra questo e il secolo successivo risale la realizzazione di un palazzo ‘nuovo’ e la costruzione attorno all’area dell’antica chiesa di san Matteo di una terza cerchia di mura oblunghe, dotate di cortine più basse e scarpate e di un bastione semicircolare in punta, funzionali alla difesa dalle artiglierie. Furono però proprio i colpi dell’artiglieria estense, e lo scoppio del magazzino delle polveri, a causare nel 1558 la distruzione del castello, nel corso del conflitto scoppiato tra Alfonso d'Este e il duca di Parma Ottavio Farnese, a cui si era legato Girolamo I da Correggio; nuovi interventi di restauro si resero perciò necessari a cavallo del nuovo secolo.

Dal ducato di Parma al ducato di Modena e Reggio
Il dominio dei da Correggio su Rossena ebbe termine nel 1612, quando il duca di Parma Ranuccio Farnese confiscò tutti i beni di Girolamo II, coinvolto in una congiura contro la sua persona, che venne imprigionato a Rossena prima di essere tradotto a Parma e condannato a morte.
Il castello rimase soggetto con investitura imperiale al ducato parmense - sotto i Farnese prima e dal 1731 i Borbone Parma - e progressivamente convertito a funzioni residenziali, specie nella seconda metà del Settecento. Nel 1809 le truppe francesi qui accampate ne saccheggiarono la fornita armeria. Tornato con la Restaurazione al ducato parmense, il castello – che era stato pesantemente danneggiato dal terremoto del 1832 - alla morte della duchessa Maria Luigia nel 1847 fu annesso al ducato estense di Modena e Reggio.

Otto e Novecento: dai restauri al Giubileo del 2000
Con l’Unità d’Italia il castello passò al regio demanio, che attorno al 1870 lo vendette ai conti Opizzoni Ratti; i nuovi proprietari promossero una serie di interventi di consolidamento e restauro dell’edificio, proseguiti negli anni Venti del Novecento. Nel 1938 il castello fu acquistato dall’ingegnere-architetto conte Guido Tirelli, protagonista del liberty e del neo-ecclettismo reggiano e nazionale, che avviò una serie di studi storici sulla rocca propedeutici a un progetto di restauro, interrotti dalla sua tragica morte.
Tornato dopo secoli di proprietà della Chiesa reggiana nel 1940, nel 1951 il castello ospitò l’incontro nel corso del quale don Giuseppe Dossetti annunciò il suo ritiro dalla vita politica; nel 1979 l’edificio venne concesso all’Istituto superiore di Studi Matildici che ne fece la sede della sua accademia estiva.
In vista del Giubileo del 2000 il castello è stato oggetto di un ampio intervento finalizzato alla sua destinazione a ostello, oltre che a sede di convegni, seminari e cerimonie. L’intervento di restauro, curato dall’architetto Fausto Bisi, ha consentito di reperire importanti testimonianze delle più antiche strutture, compresa la cappella, e diversi affreschi risalenti agli interventi settecenteschi.

VISITA
L’imponente complesso si eleva sulla rupe rossastra di roccia vulcanica dominante l’abitato che ha dato il nome al luogo.
La prima e più antica delle tre cerche difensive racchiude il mastio a pianta quadrata, simile nella struttura a quello vicino di Rossenella. La seconda cerchia poligonale, probabilmente duecentesca, caratterizzata da alte mura e forse un tempo dotata di torri, ospita il massiccio e articolato corpo centrale della fortificazione, modificato nel Settecento in funzione residenziale, a cui si contrappone una corte aperta. La cinta quattro-cinquecentesca di forma allungata, con cortine più basse e scarpate e un bastione semicircolare sulla punta, racchiude un ampio spazio verde con l’antica chiesa di san Matteo, ricostruita alla fine del XVIII secolo.
La visita guidata consente di percorrere alcuni ambienti, che conservano tracce degli interventi succedutisi nei secoli, come gli affreschi settecenteschi e i fregi ottocenteschi in ceramica ispirati all’arte olandese. Dal castello si apre un ampio panorama che si estende dai primi rilievi appenninici alla pianura padana.
Alla base dello sperone roccioso, il borgo di Rossena, che si snoda con una doppia fila di edifici lungo la strada, conserva una casa torre capitozzata e una corte rurale.
Poco distante, in direzione sud, un altro sperone vulcanico dominante l'oasi di Campotrera ospita la torre di Rossenella o Guardiola, restaurata nel 2007, anch’essa a pianta quadrata e un tempo dotata di mura.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Enza,
via Garfagnana-Lunigiana
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Canossa,
Correggio (da)
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Scacchiere canossiano: Livello 2
Bibliografia
località Rossena, 27
loc. Rossena
Canossa (RE)
tel 0522 877104 - 366 8969303 (Ass.Matilde di Canossa)
Nell’appennino reggiano al confine con il parmense, tra Ciano d’Enza e Canossa, la rupe di Rossena domina la valle dell’Enza.

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Un centro militare per lo scacchiere canossiano
Il castello fu forse fondato con Canossa e Rossenella tra il 940 e il 950 dal capostipite del casato dei Canossa Adalberto Atto o dal nipote Bonifacio marchese di Toscana, che a metà del secolo successivo lo concesse al vescovo di Reggio a compenso dei tanti beni del territorio ricevuti in enfiteusi, mantenendone però il controllo.
Posto a presidio delle vie di comunicazione provenienti dalla val d’Enza, Rossena costituì con l’avamposto di Rossenella il principale baluardo difensivo del castello di Canossa, sede del controllo politico e amministrativo del territorio. Le due fortificazioni formarono così il nucleo centrale medio-collinare della potente rete fortificata impiantata dai Canossa sui rilievi appenninici tra l’Enza e il Secchia a difesa dei loro immensi possedimenti, che all’epoca di Matilde - figlia di Bonifacio e di Beatrice di Lorena - si estendevano dalla Lombardia alla Toscana. Integrato da una rete di case a torre e di punti di avvistamento collegati visivamente tra di loro, lo scacchiere canossiano consentiva di controllare gli antichi percorsi che da Reggio o da Parma giungevano attraverso il valico del Lagastrello in Garfagnana e in Lunigiana.
Morta Matilde senza discendenza nel 1115, Rossena fu uno dei beni della sua eredità contesi tra il papa e l’imperatore, che nel 1193 ne confermò il possesso – con la sua corte e la cappella di san Matteo - alla diocesi reggiana.
In origine comprendente solo il mastio recintato sulla sommità della rupe, la struttura fu ampliata e fortificata con una seconda cinta muraria, probabilmente nel corso del Duecento, quando il castello – divenuto rifugio dei fuoriusciti guelfi di Reggio – venne attaccato dalle truppe comunali alleate a Federico II, che lo presero nel 1246, danneggiandolo pesantemente.

Il castello dei Correggio
Nel corso del Trecento la posizione al confine tra i territori reggiani e parmensi conferì nuova importanza strategica a Rossena, entrato alla fine del secolo precedente nei possedimenti dei da Correggio, signori dell’omonimo centro di pianura, che ripararono i danni subiti dalla struttura, rafforzandola e ampliandola.
Nel 1341 il castello ospitò il Petrarca, amico di Azzo da Correggio e suo compagno nel trionfo che lo aveva appena celebrato signore di Parma; cinque anni dopo però la fortificazione veniva occupata dai Visconti, intesi a vendicarsi del tradimento di Azzo che in segreto aveva venduto la città, a loro promessa, a Obizzo d’Este. Restituito ad Azzo nel 1357, alla sua morte, avvenuta pochi anni dopo, il castello - dotato di turribus, domibus, palatijs et fortilitijs - dominava un ampio territorio comprendente Rossenella, Gombia, Ciano, Scaluppia e Sassedolo presso Ceredolo.
Nel 1402 il duca di Milano, ancora signore di Parma, tolse nuovamente il castello ai Correggio per infeudarlo con le sue dipendenze a Ottobuono Terzi. L’alleanza con gli Este, divenuti signori di Reggio nel 1409, consentì ai Correggio di rientrare in possesso di Rossena, ottenendone poi l’investitura imperiale, confermata nel 1452 insieme alla concessione del titolo comitale di Correggio e Brescello.
Tra questo e il secolo successivo risale la realizzazione di un palazzo ‘nuovo’ e la costruzione attorno all’area dell’antica chiesa di san Matteo di una terza cerchia di mura oblunghe, dotate di cortine più basse e scarpate e di un bastione semicircolare in punta, funzionali alla difesa dalle artiglierie. Furono però proprio i colpi dell’artiglieria estense, e lo scoppio del magazzino delle polveri, a causare nel 1558 la distruzione del castello, nel corso del conflitto scoppiato tra Alfonso d'Este e il duca di Parma Ottavio Farnese, a cui si era legato Girolamo I da Correggio; nuovi interventi di restauro si resero perciò necessari a cavallo del nuovo secolo.

Dal ducato di Parma al ducato di Modena e Reggio
Il dominio dei da Correggio su Rossena ebbe termine nel 1612, quando il duca di Parma Ranuccio Farnese confiscò tutti i beni di Girolamo II, coinvolto in una congiura contro la sua persona, che venne imprigionato a Rossena prima di essere tradotto a Parma e condannato a morte.
Il castello rimase soggetto con investitura imperiale al ducato parmense - sotto i Farnese prima e dal 1731 i Borbone Parma - e progressivamente convertito a funzioni residenziali, specie nella seconda metà del Settecento. Nel 1809 le truppe francesi qui accampate ne saccheggiarono la fornita armeria. Tornato con la Restaurazione al ducato parmense, il castello – che era stato pesantemente danneggiato dal terremoto del 1832 - alla morte della duchessa Maria Luigia nel 1847 fu annesso al ducato estense di Modena e Reggio.

Otto e Novecento: dai restauri al Giubileo del 2000
Con l’Unità d’Italia il castello passò al regio demanio, che attorno al 1870 lo vendette ai conti Opizzoni Ratti; i nuovi proprietari promossero una serie di interventi di consolidamento e restauro dell’edificio, proseguiti negli anni Venti del Novecento. Nel 1938 il castello fu acquistato dall’ingegnere-architetto conte Guido Tirelli, protagonista del liberty e del neo-ecclettismo reggiano e nazionale, che avviò una serie di studi storici sulla rocca propedeutici a un progetto di restauro, interrotti dalla sua tragica morte.
Tornato dopo secoli di proprietà della Chiesa reggiana nel 1940, nel 1951 il castello ospitò l’incontro nel corso del quale don Giuseppe Dossetti annunciò il suo ritiro dalla vita politica; nel 1979 l’edificio venne concesso all’Istituto superiore di Studi Matildici che ne fece la sede della sua accademia estiva.
In vista del Giubileo del 2000 il castello è stato oggetto di un ampio intervento finalizzato alla sua destinazione a ostello, oltre che a sede di convegni, seminari e cerimonie. L’intervento di restauro, curato dall’architetto Fausto Bisi, ha consentito di reperire importanti testimonianze delle più antiche strutture, compresa la cappella, e diversi affreschi risalenti agli interventi settecenteschi.

VISITA
L’imponente complesso si eleva sulla rupe rossastra di roccia vulcanica dominante l’abitato che ha dato il nome al luogo.
La prima e più antica delle tre cerche difensive racchiude il mastio a pianta quadrata, simile nella struttura a quello vicino di Rossenella. La seconda cerchia poligonale, probabilmente duecentesca, caratterizzata da alte mura e forse un tempo dotata di torri, ospita il massiccio e articolato corpo centrale della fortificazione, modificato nel Settecento in funzione residenziale, a cui si contrappone una corte aperta. La cinta quattro-cinquecentesca di forma allungata, con cortine più basse e scarpate e un bastione semicircolare sulla punta, racchiude un ampio spazio verde con l’antica chiesa di san Matteo, ricostruita alla fine del XVIII secolo.
La visita guidata consente di percorrere alcuni ambienti, che conservano tracce degli interventi succedutisi nei secoli, come gli affreschi settecenteschi e i fregi ottocenteschi in ceramica ispirati all’arte olandese. Dal castello si apre un ampio panorama che si estende dai primi rilievi appenninici alla pianura padana.
Alla base dello sperone roccioso, il borgo di Rossena, che si snoda con una doppia fila di edifici lungo la strada, conserva una casa torre capitozzata e una corte rurale.
Poco distante, in direzione sud, un altro sperone vulcanico dominante l'oasi di Campotrera ospita la torre di Rossenella o Guardiola, restaurata nel 2007, anch’essa a pianta quadrata e un tempo dotata di mura.


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