Canossa

Castello di Canossa
Canossa

Canossa, resti del castello. Fototeca IBC,
Canossa, fonte battesimale scolpita. Museo del castello. Fototeca IBC.
S.P.73
loc. Canossa Castello
Canossa (RE)
tel 0522 877104 -366 8969303 (Ass.Matilde di Canossa)
Nell’appennino reggiano al confine con il parmense, la bianca rupe di Canossa domina da quasi seicento metri di altezza le valli tra il Crostolo e l’Enza.

Un centro politico per lo scacchiere canossiano
Il primo nucleo del castello venne edificato attorno al 940 dal capostipite del casato dei Canossa Adalberto Atto su un suo fondo allodiale, nel quadro di un’accorta politica di consolidamento politico, ampliamento e fortificazione dei beni acquisiti al di là del crinale appenninico dal padre Sigifredo, radicato a Lucca.
Fin dalla sua fondazione Canossa fu al centro dei maggiori eventi politici dell’epoca. Già nel 950 tra le sue mura trovò rifugio la vedova del re d’Italia Lotario, Adelaide, in fuga dal marchese d’Ivrea Berengario II, che intendendo sposarla al figlio assediò a lungo e senza esito il castello; Adelaide avrebbe in seguito sposato il re di Germania Ottone I, protettore di Atto Adalberto, che ne premiò la fedeltà facendolo conte di Reggio, Modena e Mantova e poi marchese.
La struttura in origine comprendeva probabilmente solo una piccola residenza fortificata e la chiesa di Sant'Apollonio, citata dal 975 ed edificata anch’essa da Atto. All’epoca della sua pronipote, la grancontessa Matilde, la fortificazione, grandemente ampliata, si articolava su diversi livelli compartimentati e murati che seguivano la conformazione della rupe. Sulla sommità era un primo recinto difensivo con il mastio, affiancato da un comparto con la residenza signorile fortificata; separato da una cortina difensiva, a una quota inferiore, un secondo recinto racchiudeva la chiesa e il suo monastero, affidato dal 1088 ai monaci benedettini. Ancora più in basso, esterne al complesso fortificato e anch’esse protette da mura che dalla base della rupe si raccordavano a nord con la sommità, erano le aree destinate alle abitazioni dei militari e dei servi, e il borgo.
In stretta connessione con il castello di Rossena, preposto al controllo militare, Canossa costituì il centro geografico, politico e amministrativo della potente rete fortificata impiantata dai Canossa sui rilievi appenninici tra l’Enza e il Secchia, imperniata su postazioni a livelli diversi di altitudine e di funzionalità difensiva, tra loro collegate visivamente. A difesa degli immensi possedimenti canossiani, che all’epoca di Matilde - figlia di Bonifacio e di Beatrice di Lorena - si estendevano dalla Lombardia alla Toscana, lo scacchiere presidiava le vie di comunicazione dal Po ai passi appenninici, e in particolare gli antichi percorsi che da Parma o da Reggio giungevano in Lunigiana e in Garfagnana.
Fama imperitura venne a Canossa dall’umiliazione qui imposta nel 1077, durante la lotta per le investiture, da papa Gregorio VII, alleato di Matilde, all’imperatore Enrico IV, che dovette attendere tre giorni in penitenza, nella neve, fuori dal castello prima di essere ricevuto dal papa grazie alla mediazione della grancontessa, e assolto dalla scomunica che lo aveva colpito. La lunga guerra che ne seguì, mettendo a dura prova la resistenza dello scacchiere canossiano, portò nel 1092 l’imperatore a scontrarsi con le truppe della cugina, nell'inutile tentativo di espugnare la fortificazione.

Dai signori 'di Canossa' agli Este
Morta Matilde senza discendenza nel 1115, la contesa per la sua eredità tra il papato e l’impero vide protagonisti anche i signori locali e i nascenti comuni che cercavano di imporre il loro controllo sul territorio. Nel 1185 il castello venne così infeudato dall’imperatore, con Bianello e Gesso, alla famiglia detta ‘di Canossa’ - appartenente al consorzio signorile della ‘domus matildica’ - che forse lo deteneva già dal 1160.
Distrutta dalle truppe reggiane nel 1255 durante le lotte fazionarie che infiammarono a lungo la città, la fortificazione fu subito ricostruita dai suoi signori nonostante le frane che iniziavano allora ad intaccare la rupe, e che a metà del Trecento distrussero parzialmente la chiesa di sant’Apollonio, costringendo i monaci ad abbandonarla.
Dopo un secolo di lotte contro i Gonzaga e I Visconti, nel 1409 gli Este riconquistarono la signoria di Reggio ottenendo anche la sottomissione dei da Canossa, che mantennero però il controllo del castello. Nel 1449 la fortificazione - che era stata nuovamente distrutta dalle truppe reggiane nel 1412 - venne conquistata da Lionello d’Este, e ristrutturata tre anni dopo sotto il suo successore Borso.

Da presidio militare a residenza signorile
Massimo esempio di fortificazione medievale - ispiratrice della rocca d’acciaio di Atlante evocata nell’Orlando Furioso da Ludovico Ariosto, comandante del locale presidio estense all’inizio del Cinquecento - Canossa venne presa nel 1557 a colpi di artiglieria dalle truppe di Ottavio Farnese, nel corso della breve guerra contro Alfonso d’Este che lo aveva portato a superare l’Enza minacciando perfino Scandiano.
Questo evento segnò il declino definitivo della funzione militare del castello, declino che venne accelerato - come per tante altre rocche emiliane - dai mutamenti delle tecniche belliche e dai nuovi assetti politici imposti dalla pace di Cateau Cambresis, ma qui anche dalla crescente erosione della rupe.
Le famiglie che da allora si succedettero nel feudo avrebbero utilizzato il castello principalmente come residenza, a partire dai Ruggeri, insediati nel 1570, che ristrutturarono parte della struttura trasformandola in una dimora signorile, seguiti dai Rondinelli nel 1593 e dai modenesi Valentini nel 1642. Questi ultimi, perso il feudo nel 1796 a seguito dei decreti napoleonici, riebbero poi il castello in proprietà privata dopo la Restaurazione.

Un monumento nazionale: indagini archeologiche, restauro, valorizzazione
Nel 1878 i Valentini vendettero il castello allo Stato, che lo dichiarò monumento nazionale. Un anno prima erano iniziati, su iniziativa della neonata sezione CAI dell’Enza, gli scavi delle strutture ormai in rovina sotto la direzione dell'insigne paletnologo Gaetano Chierici, promotore della tecnica stratigrafica e delle comparazioni etnografiche nell’indagine archeologica, e proseguiti da Naborre Campanini. Le testimonianze raccolte nel corso delle indagini vennero raccolte nel piccolo museo inaugurato nel 1893 in una struttura situata nei pressi delle antiche mura.
La rupe è oggetto di continui interventi di consolidamento, svolti sotto la direzione delle competenti Soprintendenze parallelamente al restauro delle strutture castellane e a nuove indagini archeologiche.
Tra il 1998 e il 2000 il progetto di recupero dell’edificio del museo, firmato dagli architetti Walter Baricchi e Paolo Soragni, ha consentito il rinvenimento delle murature del palazzo feudale e il riallestimento del museo, curato dalla Società Reggiana di Archeologia e imperniato su una ipotesi ricostruttiva della struttura originaria della fortezza. Le indagini effettuate dal CAI a partire dal 2008 hanno consentito tra l’altro di individuare, nel 2011, l’area dell’antico borgo castellano e una scala scavata nella roccia che da qui dava accesso al castello, probabilmente la stessa percorsa da Enrico IV; le ricerche sono poi continuate con la collaborazione delle Università di Bologna e di Verona.
Nel IX centenario della morte di Matilde di Canossa, nel 2015, in occasione di un importante convegno scientifico sul castello, è stato inaugurato il Sentiero Natura Rupe di Canossa, che si affianca al percorso escursionistico della via Matildica del Volto Santo lungo i possedimenti canossiani da Mantova a Lucca.

VISITA
In un ambiente di grande fascino, aperto con ampie vedute sulle vallate sottostanti con le rocche di Rossena e di Rossenella, la rupe di arenaria bianca, erosa dalle frane, ospita sulla sua sommità gli imponenti ruderi del castello, tra cui emergono le rovine del palazzo cinquecentesco e della cripta della chiesa.
Nel museo - accanto ai materiali didattici che ricostruiscono la forma del castello e l’articolazione dello scacchiere canossiano - sono conservati i reperti degli scavi, a partire da quelli pionieristici del 1877; di grande interesse è il fonte battesimale romanico dell’inizio del XII secolo ricavato da un monolite in arenaria, scolpito con i simboli degli Evangelisti.
Nell’abitato ai piedi della rupe si trova un complesso rustico in pietra sormontato da una torre.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Enza,
via Garfagnana-Lunigiana
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Canossa,
Canossa (da)
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Scacchiere canossiano: Livello 2
Bibliografia
S.P.73
loc. Canossa Castello
Canossa (RE)
tel 0522 877104 -366 8969303 (Ass.Matilde di Canossa)
Nell’appennino reggiano al confine con il parmense, la bianca rupe di Canossa domina da quasi seicento metri di altezza le valli tra il Crostolo e l’Enza.

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Un centro politico per lo scacchiere canossiano
Il primo nucleo del castello venne edificato attorno al 940 dal capostipite del casato dei Canossa Adalberto Atto su un suo fondo allodiale, nel quadro di un’accorta politica di consolidamento politico, ampliamento e fortificazione dei beni acquisiti al di là del crinale appenninico dal padre Sigifredo, radicato a Lucca.
Fin dalla sua fondazione Canossa fu al centro dei maggiori eventi politici dell’epoca. Già nel 950 tra le sue mura trovò rifugio la vedova del re d’Italia Lotario, Adelaide, in fuga dal marchese d’Ivrea Berengario II, che intendendo sposarla al figlio assediò a lungo e senza esito il castello; Adelaide avrebbe in seguito sposato il re di Germania Ottone I, protettore di Atto Adalberto, che ne premiò la fedeltà facendolo conte di Reggio, Modena e Mantova e poi marchese.
La struttura in origine comprendeva probabilmente solo una piccola residenza fortificata e la chiesa di Sant'Apollonio, citata dal 975 ed edificata anch’essa da Atto. All’epoca della sua pronipote, la grancontessa Matilde, la fortificazione, grandemente ampliata, si articolava su diversi livelli compartimentati e murati che seguivano la conformazione della rupe. Sulla sommità era un primo recinto difensivo con il mastio, affiancato da un comparto con la residenza signorile fortificata; separato da una cortina difensiva, a una quota inferiore, un secondo recinto racchiudeva la chiesa e il suo monastero, affidato dal 1088 ai monaci benedettini. Ancora più in basso, esterne al complesso fortificato e anch’esse protette da mura che dalla base della rupe si raccordavano a nord con la sommità, erano le aree destinate alle abitazioni dei militari e dei servi, e il borgo.
In stretta connessione con il castello di Rossena, preposto al controllo militare, Canossa costituì il centro geografico, politico e amministrativo della potente rete fortificata impiantata dai Canossa sui rilievi appenninici tra l’Enza e il Secchia, imperniata su postazioni a livelli diversi di altitudine e di funzionalità difensiva, tra loro collegate visivamente. A difesa degli immensi possedimenti canossiani, che all’epoca di Matilde - figlia di Bonifacio e di Beatrice di Lorena - si estendevano dalla Lombardia alla Toscana, lo scacchiere presidiava le vie di comunicazione dal Po ai passi appenninici, e in particolare gli antichi percorsi che da Parma o da Reggio giungevano in Lunigiana e in Garfagnana.
Fama imperitura venne a Canossa dall’umiliazione qui imposta nel 1077, durante la lotta per le investiture, da papa Gregorio VII, alleato di Matilde, all’imperatore Enrico IV, che dovette attendere tre giorni in penitenza, nella neve, fuori dal castello prima di essere ricevuto dal papa grazie alla mediazione della grancontessa, e assolto dalla scomunica che lo aveva colpito. La lunga guerra che ne seguì, mettendo a dura prova la resistenza dello scacchiere canossiano, portò nel 1092 l’imperatore a scontrarsi con le truppe della cugina, nell'inutile tentativo di espugnare la fortificazione.

Dai signori 'di Canossa' agli Este
Morta Matilde senza discendenza nel 1115, la contesa per la sua eredità tra il papato e l’impero vide protagonisti anche i signori locali e i nascenti comuni che cercavano di imporre il loro controllo sul territorio. Nel 1185 il castello venne così infeudato dall’imperatore, con Bianello e Gesso, alla famiglia detta ‘di Canossa’ - appartenente al consorzio signorile della ‘domus matildica’ - che forse lo deteneva già dal 1160.
Distrutta dalle truppe reggiane nel 1255 durante le lotte fazionarie che infiammarono a lungo la città, la fortificazione fu subito ricostruita dai suoi signori nonostante le frane che iniziavano allora ad intaccare la rupe, e che a metà del Trecento distrussero parzialmente la chiesa di sant’Apollonio, costringendo i monaci ad abbandonarla.
Dopo un secolo di lotte contro i Gonzaga e I Visconti, nel 1409 gli Este riconquistarono la signoria di Reggio ottenendo anche la sottomissione dei da Canossa, che mantennero però il controllo del castello. Nel 1449 la fortificazione - che era stata nuovamente distrutta dalle truppe reggiane nel 1412 - venne conquistata da Lionello d’Este, e ristrutturata tre anni dopo sotto il suo successore Borso.

Da presidio militare a residenza signorile
Massimo esempio di fortificazione medievale - ispiratrice della rocca d’acciaio di Atlante evocata nell’Orlando Furioso da Ludovico Ariosto, comandante del locale presidio estense all’inizio del Cinquecento - Canossa venne presa nel 1557 a colpi di artiglieria dalle truppe di Ottavio Farnese, nel corso della breve guerra contro Alfonso d’Este che lo aveva portato a superare l’Enza minacciando perfino Scandiano.
Questo evento segnò il declino definitivo della funzione militare del castello, declino che venne accelerato - come per tante altre rocche emiliane - dai mutamenti delle tecniche belliche e dai nuovi assetti politici imposti dalla pace di Cateau Cambresis, ma qui anche dalla crescente erosione della rupe.
Le famiglie che da allora si succedettero nel feudo avrebbero utilizzato il castello principalmente come residenza, a partire dai Ruggeri, insediati nel 1570, che ristrutturarono parte della struttura trasformandola in una dimora signorile, seguiti dai Rondinelli nel 1593 e dai modenesi Valentini nel 1642. Questi ultimi, perso il feudo nel 1796 a seguito dei decreti napoleonici, riebbero poi il castello in proprietà privata dopo la Restaurazione.

Un monumento nazionale: indagini archeologiche, restauro, valorizzazione
Nel 1878 i Valentini vendettero il castello allo Stato, che lo dichiarò monumento nazionale. Un anno prima erano iniziati, su iniziativa della neonata sezione CAI dell’Enza, gli scavi delle strutture ormai in rovina sotto la direzione dell'insigne paletnologo Gaetano Chierici, promotore della tecnica stratigrafica e delle comparazioni etnografiche nell’indagine archeologica, e proseguiti da Naborre Campanini. Le testimonianze raccolte nel corso delle indagini vennero raccolte nel piccolo museo inaugurato nel 1893 in una struttura situata nei pressi delle antiche mura.
La rupe è oggetto di continui interventi di consolidamento, svolti sotto la direzione delle competenti Soprintendenze parallelamente al restauro delle strutture castellane e a nuove indagini archeologiche.
Tra il 1998 e il 2000 il progetto di recupero dell’edificio del museo, firmato dagli architetti Walter Baricchi e Paolo Soragni, ha consentito il rinvenimento delle murature del palazzo feudale e il riallestimento del museo, curato dalla Società Reggiana di Archeologia e imperniato su una ipotesi ricostruttiva della struttura originaria della fortezza. Le indagini effettuate dal CAI a partire dal 2008 hanno consentito tra l’altro di individuare, nel 2011, l’area dell’antico borgo castellano e una scala scavata nella roccia che da qui dava accesso al castello, probabilmente la stessa percorsa da Enrico IV; le ricerche sono poi continuate con la collaborazione delle Università di Bologna e di Verona.
Nel IX centenario della morte di Matilde di Canossa, nel 2015, in occasione di un importante convegno scientifico sul castello, è stato inaugurato il Sentiero Natura Rupe di Canossa, che si affianca al percorso escursionistico della via Matildica del Volto Santo lungo i possedimenti canossiani da Mantova a Lucca.

VISITA
In un ambiente di grande fascino, aperto con ampie vedute sulle vallate sottostanti con le rocche di Rossena e di Rossenella, la rupe di arenaria bianca, erosa dalle frane, ospita sulla sua sommità gli imponenti ruderi del castello, tra cui emergono le rovine del palazzo cinquecentesco e della cripta della chiesa.
Nel museo - accanto ai materiali didattici che ricostruiscono la forma del castello e l’articolazione dello scacchiere canossiano - sono conservati i reperti degli scavi, a partire da quelli pionieristici del 1877; di grande interesse è il fonte battesimale romanico dell’inizio del XII secolo ricavato da un monolite in arenaria, scolpito con i simboli degli Evangelisti.
Nell’abitato ai piedi della rupe si trova un complesso rustico in pietra sormontato da una torre.


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