Rimini
sito pluristratificato
area urbana
ambito culturale romano e tardoantico
secc. III a.C./ VI d.C.
Già meta di insediamenti umani fin dalla preistoria, Rimini diventa una città grazie ai Romani, che tra le foci del Marecchia e dell'Ausa deducono una colonia nel 268 a.C. Per quasi un secolo rappresenta un importante baluardo romano contro i Galli insediati nella regione in questo ruolo si distingue per la sua costante lealtà a Roma, sopraggiunto nei frangenti più delicati come durante la presenza in Italia di Annibale.

Tra il III e il II secolo a.C. Rimini rappresenta anche un caposaldo dell'espansione commerciale romana, suggellata dalla realizzazione delle vie consolari Flaminia (nel 220 a.C.) e Emilia (nel 187 a.C.).

Fedele alle proprie origini popolari, Rimini nelle lotte civili del I secolo a.C. si schiera con Mario e successivamente con Cesare così, dopo le guerre civili, godrà del favore della dinastia Giulio-Claudia, come dimostrato da importanti lavori pubblici e da monumenti, alcuni dei quali ancora esistenti come l'Arco d'Augusto e il Ponte di Tiberio.

Durante i secoli dell'alto impero godrà di un lungo periodo di benessere interrotto, durante il terzo secolo, dalle incursioni barbariche.

Rimini vivrà un nuovo periodo di prosperità nel tardo impero, dapprima in senso commerciale (testimoniato dalla scelta della città come sede di un Concilio nel 359 d.C.), poi anche politico dopo la scelta di Ravenna come sede imperiale nel 402 d.C.

Nonostante l'importanza rivestita anche durante il periodo esarcale (sarà capo del ducato bizantino della Pentapoli), Rimini vivrà la decadenza che coinvolge tutta Italia.


La città romana nasce già secondo lo schema tipico delle colonie: un insediamento a maglie ortogonali incentrato su un foro, corrispondente all'odierna piazza Tre Martiri, che fa da raccordo ad un cardo e a un decumano, corrispondenti, grossomodo, alle odierne vie Garibaldi e IV Novembre, dalle quali si dipartivano le varie vie che formavano le insulae, gli isolati, non completamente uniformi a Rimini, anche a causa dei limiti naturali imposti dai fiumi Ariminus (Marecchia) e Apusa (Ausa). Essi erano usati anche come difese assieme ad una prima cerchia di mura, i cui resti sono visibili ai lati dell'Arco d'Augusto, mentre al di fuori rimaneva l'altro limite naturale, il mare Adriatico, su cui si affacciava l'importante porto sul Marecchia.

Tra il III e il II secolo a.C. Rimini fu la base dell'espansione romana nella pianura Padana, come ben dimostrano le tre strade consolari che la collegavano da una parte a Roma, e dall'altra a capisaldi di romanizzazione come Piacenza (con la via Emilia, 187 a.C.) e Altino, attraverso Adria e Ravenna (con la via Popilia, 132 a.C.).

Durante il I secolo a.C. la città conobbe una progressiva monumentalizzazione testimoniata ancora oggi dalla Porta Montanara, che costituiva l'ingresso occidentale della città e il fulcro dell'ultima cortina muraria di età repubblicana, realizzata al tempo delle guerre tra Romani e Italici - della porta civica di età sillana è superstite un fornice - e dagli imponenti ritrovamenti di S. Lorenzo in Monte. Qui si ubicava un edificio di culto, generalmente attribuito all'età repubblicana, che si aggiungeva al tradizionale luogo “sacrale” riminese, il Colle di Covignano, intensamente frequentato già nel periodo preromano. Oggetto di indagini e scavi, secondo alcuni studiosi l'edificio, di cui sono visibili nelle fondamenta della chiesa grandi rocchi di colonne, potrebbe addirittura risalire ad epoca preromana/greca. Sulla sommità di S. Lorenzo in Monte (cima “Paradiso”) inoltre sgorga la sorgente di acqua minerale naturale della Galvanina, di cui è certamente testimoniato l’utilizzo da parte dei Romani.

Il processo di monumentalizzazione troverà compimento nel periodo augusteo quando, ospitata nel 42 a.C. una colonia augustea di veterani, la città riceverà significativi interventi nel quadro della risistemazione e monumentalizzazione della penisola. L'arco d'Augusto, la lastricatura delle strade, la costruzione del teatro, l'inizio dei lavori per il ponte sul Marecchia, si collegano ai rifacimenti delle vie Flaminia ed Emilia a testimoniare un fervore che copre quasi mezzo secolo di interventi senza soluzione di continuità, e dai quali uscirà la Rimini romana che ancora oggi si può ammirare e che affiora un po' dovunque nell'odierno tessuto cittadino.

Anche i successivi interventi, in epoca imperiale, non sono però stati da meno: certo significativo doveva essere l'acquedotto realizzato sotto Domiziano; così ancora si intuisce l'importanza dell'anfiteatro, realizzato nel II secolo.

In quest'epoca in città iniziano a diffondersi quelle domus che hanno restituito le testimonianze più vive dei riminesi imperiali: mentre quella di Palazzo Massani (Domus Praefecti), ancora di epoca tardo-repubblicana, ci fa vedere una pianta essenziale con vani di servizio e botteghe verso l'esterno e quelle trovate a ridosso dell'Arco si presentano piuttosto come luoghi pubblici o al massima di rappresentanza privata, le tre domus affiancate dell'ex Vescovado, quella dell'ex convento di S. Francesco e di Palazzo Gioia, di II secolo d.C., presentano una pianta già complessa e con poche aperture verso l'esterno. Ancora più esplicite la domus del Chirurgo, in piazza Ferrari, e quella di Palazzo Diotallevi, dove la parte residenziale si affianca senza soluzione di continuità a quella pubblica, che fosse di lavoro o solo di rappresentanza.

Col III secolo e le invasioni Rimini vedrà un profondo mutamento e ne è prova il rovinoso incendio che ha distrutto la domus-ambulatorio del Chirurgo. Oltre a quest’ultima, negli incendi avvenuti verso la metà dello stesso secolo in seguito alle scorrerie degli Alamanni e di altri, va distrutta la domus di Palazzo Diotallevi. Rimini comincia a presentare profondi vuoti all'interno delle nuove mura volute da Gallieno o da Aureliano - le cui tracce sono state individuate all'interni di Castel Sismondo.
La crisi, profonda, colpirà tutta Italia, e in questo quadro Rimini rimane un punto di riferimento come dimostra la scelta della città come sede per il Concilio del 359. Con l'arrivo della corte imperiale a Ravenna nel 402, inoltre, anche Rimini godrà della vicinanza al centro del potere: lo testimonia l'ultima fase abitativa della domus di Palazzo Palloni, la quale, con i suoi pavimenti utilizzati senza interruzione dall'epoca repubblica, dice anche della duratura e profonda vitalità di Rimini lungo tutto l'arco della storia romana.