Vignola

Rocca di Vignola
Vignola

Vignola, il castello. Fototeca IBC,
Vignola, veduta aerea del castello e del centro storico. Foto di Augusto Arienti. Fototeca IBC, 1981
piazza dei Contrari, 4
Vignola (MO)
tel 059 775246
Ai piedi delle prime colline modenesi, Vignola è situata sulla riva sinistra del Panaro, tra Modena e Bologna.

Dall'abbazia di Nonantola alla Chiesa di Modena
Dell’anno 826 è la prima citazione della località come proprietà dell’abbazia di Nonantola, titolare di numerosi beni nell’area, che secondo la tradizione vi avrebbe fondato una struttura fortificata a guardia del Panaro.
Il sito era collocato in posizione strategica all’intersezione tra la via Claudia, antico collegamento pedemontano tra Bologna e Parma, e la Romea Nonantolana che congiungeva il Brennero a Roma, unendo lungo il fiume il centro abbaziale di pianura al ’gemello’ appenninico di Fanano.
Nel secolo X il castello era sottoposto alla chiesa di Modena, a lungo in conflitto con gli abati per il controllo del territorio, e già tanto importante da essere coinvolto nelle guerre per il regno d’Italia.

Tra Modena e Bologna
Parte degli immensi territori sottoposti ai Canossa, il castello ospitò la grancontessa Matilde nel 1109, sei anni prima della sua morte; la lotta per la sua eredità sfociò nella lunga contesa tra i comuni di Modena e Bologna per le rispettive sfere di influenza nell’area tra Panaro e Samoggia, che andò intrecciandosi allo scontro tra fazioni pro e anti-imperiali.
Nel corso del conflitto Vignola – la cui potestà temporale era stata ceduta nel 1227 dal vescovo modenese al comune cittadino – fu assalita dai Bolognesi nel 1228 e nel 1239, poi occupata dai fuoriusciti guelfi di Modena loro alleati e data alle fiamme dagli imperiali nel 1247, due anni prima della decisiva battaglia della Fossalta che avrebbe sancito la vittoria di Bologna.
Fu allora uno dei guelfi modenesi già esiliati, Gherardo de' Grassoni, a ricostruire il castello vignolese - protetto da cinta murarie e da un fossato a nord e a ovest, e sugli altri lati dallo strapiombo naturale sul Panaro - ampliandolo con una estensione ad uso residenziale e rafforzandolo con un più alto giro di mura e tre torri angolari che si aggiunsero alla preesistente ‘nonantolana’.
Tra la seconda metà del Duecento e i primi decenni del Trecento anche Vignola venne coinvolta nelle lotte tra fazioni e tra le nascenti signorie per il controllo di Modena, e più volte assalita. Solo nel 1336 gli Este, ottenuto il vicariato imperiale di Modena, poterono consolidare il loro dominio anche sul castello istituendovi una podesteria; senza esito fu il tentativo dei Grassoni di contrastarli, appoggiando prima il tentativo visconteo di espansione nel Modenese, e a fine secolo il breve dominio su Vignola di Giovanni da Barbiano.

I Contrari: dalla rocca al palazzo signorile
Nel 1401 Nicolò d’Este concesse Vignola in feudo a Uguccione Contrari, di illustre e ricchissima famiglia ferrarese, suo amico di infanzia e consigliere politico, che avrebbe poi ottenuto da lui anche l’ampio territorio adiacente a quello vignolese, comprendente Savignano, Montorsello, Montebonello, Montombraro, Montecorone e Monfestino.
A partire dal 1410 il nuovo signore promosse importanti lavori di ampliamento della rocca, che interessarono l’intero spiazzo di fronte ai fossati, trasformando nel giro di dieci anni l’edificio difensivo in una dimora signorile fortificata, riccamente decorata. Qui Uguccione ospitò nei periodi estivi Nicolò d’Este, facendone negli anni Quaranta, dopo la morte del suo protettore, la propria residenza principale.
I suoi successori - che nel 1453 ottennero l’erezione di Vignola in contea con Savignano e Monfestino - avviarono la costruzione della nuova cinta muraria, completata nella seconda metà del secolo. Rafforzata con torri, fosse e un terrapieno interno, la cinta venne estesa verso nord ovest a ricomprendere il borgo, creando il cosiddetto Castelnuovo a forma di diamante e spingendo in posizione decentrata il più antico insediamento imperniato sulla rocca, denominato ora Castelvecchio.
A partire dal 1560 Ercole il Vecchio trasformò la rocca in uno splendido palazzo residenziale, su progetto di Giacomo Barozzi detto il Vignola, massimo teorico della prospettiva nato qui a inizio secolo. A loro si deve, negli stessi anni, anche il palazzo poi denominato Contrari-Boncompagni, realizzato abbattendo numerose case nella piazza di fronte alla rocca e caratterizzato da un’originale scala a chiocciola a pianta ovale.

Dai Contrari ai Boncompagni
Dopo il terribile terremoto del 1570 che aveva distrutto il suo palazzo di Ferrara, la rocca vignolese fu il rifugio di Ercole il Giovane, titolare di ricchi terreni e feudi, capitano della guardia ducale e amico di Torquato Tasso. Con il suo assassinio - ordinato nel 1575 dallo stesso Alfonso II d’Este che lo aveva appena fatto marchese - si estinse il casato dei Contrari: mentre il patrimonio di famiglia andava ai Pepoli, il feudo di Vignola, tornato insieme agli altri alla camera ducale, venne venduto due anni dopo con il marchesato a Giacomo Boncompagni, figlio del papa.
I Boncompagni affidarono Vignola a un amministratore, abitando nelle loro rare visite il palazzo Contrari, da loro completato e detto ora Boncompagni. Sotto il loro dominio la rocca non subì per lungo tempo importanti mutamenti: tra il 1588 e il 1620 vennero promossi interventi di restauro dei cicli pittorici quattrocenteschi, mentre le difese cittadine, che avevano ceduto alle truppe papali durante la guerra di Castro, furono rafforzate nel 1643 dal generale imperiale Raimondo Montecuccoli. Solo a partire dal 1743 si procedette a restaurare le strutture della rocca, minacciate dal dissesto idrogeologico e dai ripetuti acquartieramenti di truppe straniere.
L’abolizione dei feudi imposta dal governo filofrancese a fine secolo sottrasse l’edificio ai Boncompagni, che poterono recuperarlo in un secondo tempo solo come proprietà privata, mentre Vignola passava con la Restaurazione sotto il dominio diretto del Ducato modenese.

Dall’Otto al Novecento: la rocca sede istituzionale e monumento italiano
Dopo l’Unità d’Italia la rocca ospitò diverse istituzioni cittadine: la neonata Cassa di Risparmio nel 1874, e nel primo decennio del Novecento il comune e la Pretura.
Ai primi del Novecento risale anche la rivalutazione dell’importanza storico-artistica dell’edificio, pubblicato nell’importante opera sui castelli italiani di Bodo Ebhardt, architetto dell’imperatore tedesco, e inserito nell’elenco nazionale degli edifici monumentali. Del 1907 è la scoperta degli affreschi delle sale e della cappella, che vennero subito sottoposti ai primi restauri.
Tra le due guerre mondiali la rocca ospitò truppe e famiglie senza tetto, e fu poi prigione politica, prima dei partigiani poi dei gerarchi fascisti.
Negli anni Sessanta, la stagione che diede l’avvio al recupero e alla valorizzazione dei beni culturali, la rocca venne acquisita dalla Cassa di Risparmio di Vignola e ceduta nel 1998 alla Fondazione di Vignola, deputata per statuto a curarne la gestione e valorizzazione, che ha promosso lo studio e un importante restauro delle strutture e delle decorazioni dell’edificio.


VISITA
Posta su una roccia calcarea affacciata sul Panaro, la rocca è situata all’estremità del centro storico, dove confluisce la strada pedecollinare proveniente da Bologna. L’imponente edificio a pianta quadrangolare è caratterizzato agli angoli da tre torri quadrate e da un bastione rotondo; le mura sono orlate da beccatelli e merlature.
L’ingresso, un tempo difeso da un fossato con due ponti levatoi, conduce al cortile dominato dalla torre Nonantolana, dal quale si accede al palazzo dislocato su cinque piani.
Nei sotterranei, le sale Contrari e Grassoni sono oggi dedicate a convegni, conferenze e concerti. Gli ambienti al piano terra, con le sale di rappresentanza, e al primo, con gli appartamenti privati, sono decorati da affreschi quattrocenteschi che celebrano il casato Contrari e il suo legame con gli Este.
Tra tutti spicca la splendida Cappella Contrari, commissionata dal primo signore Uguccione e decorata attorno al 1425, esempio insigne di arte tardogotica di ambito estense; sovrastate da una vela stellata, le lunette sono affrescate con scene che illustrano la Pentecoste, la Resurrezione e Discesa al Limbo del Cristo, l’Ascensione e l’Assunzione della Vergine. La sala del Padiglione è dominata dall’affresco di una grande tenda con i lembi aperti, sullo sfondo di mura merlate e di un giardino pensile con melograni e piante ornamentali, all’interno della quale si stagliano i profili di Ambrogio Contrari e Battistina Campofregoso, uniti in matrimonio nel 1461.
Al piano superiore sono gli ambienti riservati alla servitù e alle truppe e i locali di servizio. Dal cassero si apre un’ampia vista sulla piazza con il palazzo Boncompagni e su tutto il Castelvecchio; è possibile percorrere anche i camminamenti di ronda che collegano le torri. All’interno della torre di guardia si trova l'Oratorio di Santa Maria fuori Porta Posterla che ospitava il tondo in gesso dorato con la Madonna col Bambino ora trasferito nella rocca.
Lungo le mura settentrionali dell'antico castello, in via Soli, è visibile dall’esterno il giardino pensile di casa Galvani, realizzato all’inizio del Quattrocento da una nobile famiglia ferrarese insediatasi a Vignola al seguito dei Contrari. Nato come orto-giardino attorno a una torre del sistema difensivo castellare custodita dalla famiglia, all’inizio dell’Ottocento venne trasformato in stile neoclassico con un giardino all’italiana arricchito da un padiglione, una passeggiata panoramica, collezioni botaniche ed un belvedere con telescopio.


Valli e Strade storiche

Ambiti territoriali presidiati dal castello:

valle Panaro,
via Romea Nonantolana,
via Pedemontana occidentale (Claudia o Pedrosa)
Casati e istituzioni

Signori del castello tra medioevo e età moderna:

Canossa,
Comune di Modena,
Este,
Contrari,
Boncompagni
Arte e Architettura

Stili architettonici e decorativi nel castello:

Tardogotico,
Rinascimento e Manierismo
Storie e Percorsi

Itinerari tematici e storici tra i castelli:

Tra Modena e Bologna: un confine conteso,
Giardini dipinti
Bibliografia
piazza dei Contrari, 4
Vignola (MO)
tel 059 775246
Ai piedi delle prime colline modenesi, Vignola è situata sulla riva sinistra del Panaro, tra Modena e Bologna.

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Dall'abbazia di Nonantola alla Chiesa di Modena
Dell’anno 826 è la prima citazione della località come proprietà dell’abbazia di Nonantola, titolare di numerosi beni nell’area, che secondo la tradizione vi avrebbe fondato una struttura fortificata a guardia del Panaro.
Il sito era collocato in posizione strategica all’intersezione tra la via Claudia, antico collegamento pedemontano tra Bologna e Parma, e la Romea Nonantolana che congiungeva il Brennero a Roma, unendo lungo il fiume il centro abbaziale di pianura al ’gemello’ appenninico di Fanano.
Nel secolo X il castello era sottoposto alla chiesa di Modena, a lungo in conflitto con gli abati per il controllo del territorio, e già tanto importante da essere coinvolto nelle guerre per il regno d’Italia.

Tra Modena e Bologna
Parte degli immensi territori sottoposti ai Canossa, il castello ospitò la grancontessa Matilde nel 1109, sei anni prima della sua morte; la lotta per la sua eredità sfociò nella lunga contesa tra i comuni di Modena e Bologna per le rispettive sfere di influenza nell’area tra Panaro e Samoggia, che andò intrecciandosi allo scontro tra fazioni pro e anti-imperiali.
Nel corso del conflitto Vignola – la cui potestà temporale era stata ceduta nel 1227 dal vescovo modenese al comune cittadino – fu assalita dai Bolognesi nel 1228 e nel 1239, poi occupata dai fuoriusciti guelfi di Modena loro alleati e data alle fiamme dagli imperiali nel 1247, due anni prima della decisiva battaglia della Fossalta che avrebbe sancito la vittoria di Bologna.
Fu allora uno dei guelfi modenesi già esiliati, Gherardo de' Grassoni, a ricostruire il castello vignolese - protetto da cinta murarie e da un fossato a nord e a ovest, e sugli altri lati dallo strapiombo naturale sul Panaro - ampliandolo con una estensione ad uso residenziale e rafforzandolo con un più alto giro di mura e tre torri angolari che si aggiunsero alla preesistente ‘nonantolana’.
Tra la seconda metà del Duecento e i primi decenni del Trecento anche Vignola venne coinvolta nelle lotte tra fazioni e tra le nascenti signorie per il controllo di Modena, e più volte assalita. Solo nel 1336 gli Este, ottenuto il vicariato imperiale di Modena, poterono consolidare il loro dominio anche sul castello istituendovi una podesteria; senza esito fu il tentativo dei Grassoni di contrastarli, appoggiando prima il tentativo visconteo di espansione nel Modenese, e a fine secolo il breve dominio su Vignola di Giovanni da Barbiano.

I Contrari: dalla rocca al palazzo signorile
Nel 1401 Nicolò d’Este concesse Vignola in feudo a Uguccione Contrari, di illustre e ricchissima famiglia ferrarese, suo amico di infanzia e consigliere politico, che avrebbe poi ottenuto da lui anche l’ampio territorio adiacente a quello vignolese, comprendente Savignano, Montorsello, Montebonello, Montombraro, Montecorone e Monfestino.
A partire dal 1410 il nuovo signore promosse importanti lavori di ampliamento della rocca, che interessarono l’intero spiazzo di fronte ai fossati, trasformando nel giro di dieci anni l’edificio difensivo in una dimora signorile fortificata, riccamente decorata. Qui Uguccione ospitò nei periodi estivi Nicolò d’Este, facendone negli anni Quaranta, dopo la morte del suo protettore, la propria residenza principale.
I suoi successori - che nel 1453 ottennero l’erezione di Vignola in contea con Savignano e Monfestino - avviarono la costruzione della nuova cinta muraria, completata nella seconda metà del secolo. Rafforzata con torri, fosse e un terrapieno interno, la cinta venne estesa verso nord ovest a ricomprendere il borgo, creando il cosiddetto Castelnuovo a forma di diamante e spingendo in posizione decentrata il più antico insediamento imperniato sulla rocca, denominato ora Castelvecchio.
A partire dal 1560 Ercole il Vecchio trasformò la rocca in uno splendido palazzo residenziale, su progetto di Giacomo Barozzi detto il Vignola, massimo teorico della prospettiva nato qui a inizio secolo. A loro si deve, negli stessi anni, anche il palazzo poi denominato Contrari-Boncompagni, realizzato abbattendo numerose case nella piazza di fronte alla rocca e caratterizzato da un’originale scala a chiocciola a pianta ovale.

Dai Contrari ai Boncompagni
Dopo il terribile terremoto del 1570 che aveva distrutto il suo palazzo di Ferrara, la rocca vignolese fu il rifugio di Ercole il Giovane, titolare di ricchi terreni e feudi, capitano della guardia ducale e amico di Torquato Tasso. Con il suo assassinio - ordinato nel 1575 dallo stesso Alfonso II d’Este che lo aveva appena fatto marchese - si estinse il casato dei Contrari: mentre il patrimonio di famiglia andava ai Pepoli, il feudo di Vignola, tornato insieme agli altri alla camera ducale, venne venduto due anni dopo con il marchesato a Giacomo Boncompagni, figlio del papa.
I Boncompagni affidarono Vignola a un amministratore, abitando nelle loro rare visite il palazzo Contrari, da loro completato e detto ora Boncompagni. Sotto il loro dominio la rocca non subì per lungo tempo importanti mutamenti: tra il 1588 e il 1620 vennero promossi interventi di restauro dei cicli pittorici quattrocenteschi, mentre le difese cittadine, che avevano ceduto alle truppe papali durante la guerra di Castro, furono rafforzate nel 1643 dal generale imperiale Raimondo Montecuccoli. Solo a partire dal 1743 si procedette a restaurare le strutture della rocca, minacciate dal dissesto idrogeologico e dai ripetuti acquartieramenti di truppe straniere.
L’abolizione dei feudi imposta dal governo filofrancese a fine secolo sottrasse l’edificio ai Boncompagni, che poterono recuperarlo in un secondo tempo solo come proprietà privata, mentre Vignola passava con la Restaurazione sotto il dominio diretto del Ducato modenese.

Dall’Otto al Novecento: la rocca sede istituzionale e monumento italiano
Dopo l’Unità d’Italia la rocca ospitò diverse istituzioni cittadine: la neonata Cassa di Risparmio nel 1874, e nel primo decennio del Novecento il comune e la Pretura.
Ai primi del Novecento risale anche la rivalutazione dell’importanza storico-artistica dell’edificio, pubblicato nell’importante opera sui castelli italiani di Bodo Ebhardt, architetto dell’imperatore tedesco, e inserito nell’elenco nazionale degli edifici monumentali. Del 1907 è la scoperta degli affreschi delle sale e della cappella, che vennero subito sottoposti ai primi restauri.
Tra le due guerre mondiali la rocca ospitò truppe e famiglie senza tetto, e fu poi prigione politica, prima dei partigiani poi dei gerarchi fascisti.
Negli anni Sessanta, la stagione che diede l’avvio al recupero e alla valorizzazione dei beni culturali, la rocca venne acquisita dalla Cassa di Risparmio di Vignola e ceduta nel 1998 alla Fondazione di Vignola, deputata per statuto a curarne la gestione e valorizzazione, che ha promosso lo studio e un importante restauro delle strutture e delle decorazioni dell’edificio.


VISITA
Posta su una roccia calcarea affacciata sul Panaro, la rocca è situata all’estremità del centro storico, dove confluisce la strada pedecollinare proveniente da Bologna. L’imponente edificio a pianta quadrangolare è caratterizzato agli angoli da tre torri quadrate e da un bastione rotondo; le mura sono orlate da beccatelli e merlature.
L’ingresso, un tempo difeso da un fossato con due ponti levatoi, conduce al cortile dominato dalla torre Nonantolana, dal quale si accede al palazzo dislocato su cinque piani.
Nei sotterranei, le sale Contrari e Grassoni sono oggi dedicate a convegni, conferenze e concerti. Gli ambienti al piano terra, con le sale di rappresentanza, e al primo, con gli appartamenti privati, sono decorati da affreschi quattrocenteschi che celebrano il casato Contrari e il suo legame con gli Este.
Tra tutti spicca la splendida Cappella Contrari, commissionata dal primo signore Uguccione e decorata attorno al 1425, esempio insigne di arte tardogotica di ambito estense; sovrastate da una vela stellata, le lunette sono affrescate con scene che illustrano la Pentecoste, la Resurrezione e Discesa al Limbo del Cristo, l’Ascensione e l’Assunzione della Vergine. La sala del Padiglione è dominata dall’affresco di una grande tenda con i lembi aperti, sullo sfondo di mura merlate e di un giardino pensile con melograni e piante ornamentali, all’interno della quale si stagliano i profili di Ambrogio Contrari e Battistina Campofregoso, uniti in matrimonio nel 1461.
Al piano superiore sono gli ambienti riservati alla servitù e alle truppe e i locali di servizio. Dal cassero si apre un’ampia vista sulla piazza con il palazzo Boncompagni e su tutto il Castelvecchio; è possibile percorrere anche i camminamenti di ronda che collegano le torri. All’interno della torre di guardia si trova l'Oratorio di Santa Maria fuori Porta Posterla che ospitava il tondo in gesso dorato con la Madonna col Bambino ora trasferito nella rocca.
Lungo le mura settentrionali dell'antico castello, in via Soli, è visibile dall’esterno il giardino pensile di casa Galvani, realizzato all’inizio del Quattrocento da una nobile famiglia ferrarese insediatasi a Vignola al seguito dei Contrari. Nato come orto-giardino attorno a una torre del sistema difensivo castellare custodita dalla famiglia, all’inizio dell’Ottocento venne trasformato in stile neoclassico con un giardino all’italiana arricchito da un padiglione, una passeggiata panoramica, collezioni botaniche ed un belvedere con telescopio.


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