Regio VIII. Luoghi, uomini, percorsi dell'età romana in Emilia-Romagna
San Giovanni in Persiceto
Aspasia
2006
pp. 426-428
Reggio Emilia
Musei Civici di Reggio Emilia
1997
Insediamento storico e beni culturali. Alta pianura e collina reggiana. Comuni di Albinea, Bibbiano, Casalgrande, Castellarano, Cavriago, Montecchio Emilia, Quattro Castella, Rubiera, S. Polo d'Enza, Scandiano, Vezzano sul Crostolo
Reggio Emilia
Amm.ne Provinciale di Reggio Emilia
1988
Reggio Emilia
A.G.E.
1981
Reggio Emilia
A.G.E.
1981
Parma
L. Battei
1976
Reggio Emilia
Tecnograf
1966
1961
insediamento sparso
secc. I a.C./ V d.C.
La romanizzazione del distretto montecchiese data, a giudicare dai materiali archeologici e dall'iscrizione funeraria di Statius Alfius rinvenuta nei pressi della Rocca, al I sec. a.C. e investe un ambito dai connotati prettamente rurali, il cui il tessuto insediativo si compone di ville e fattorie che fanno dell’attività agricola la loro pricipale occupazione economica, integrata dalla produzione di ceramiche e laterizi destinati al consumo locale e realizzata in fornaci spesso al servizio stesso dei complessi abitativi.
Sorti in età imperiale e talora ancora attivi in epoca tarda, gli impianti insediativi sono l'immediato riflesso, dal punto di vista topografico, della rete viaria principale e secondaria, che ha uno dei suoi punti di forza nella direttrice lungo la sponda destra dell’Enza. Attraverso questo tracciato si realizzava il collegamento tra Brescello e Tanneto e da qui, transitando per Montecchio, si poteva raggiungere il centro di Luceria nella prima fascia appenninica.
Il progressivo declino di Tannetum a partire dalla tarda età imperiale ha evidenti riflessi anche sul territorio circostante, ove si accentuano i fenomeni di ruralizzazione e di insorgenza di nuovi punti insediativi, spesso autosufficienti, il cui cuore è costituito da grandi ville o insiemi di abitazioni. E’ questo il caso del Podere Fontana, a nord del paese, dove nel 1981 è stata rintracciata, a seguito di lavori agricoli, una delle più significative emergenze archeologiche montecchiesi. L'estensione del sito, la rilevanza dei resti strutturali e la ricchezza del materiale ceramico orientano ad interpretare il complesso come una villa o un vicus, del quale doveva far parte anche un edificio di culto a cella quadrata attorniata da un portico, individuato da Gaetano Chierici nel 1855 e riconosciuto nella sua funzione di larario grazie alla presenza di bronzetti votivi effigianti diverse divinità.
Il rinvenimento di una necropoli tardo-antica, composta da sepolture in cassa laterizia con copertura alla cappuccina, è indizio della vitalità dell'abitato di Montecchio, il cui ruolo sarò destinato ad accrescersi nel quadro del popolamento della successiva età altomedievale.