Montecchio Emilia
insediamento
insediamento sparso
ambito culturale romano
secc. I a.C./ V d.C.
La prossimità con il centro di Tannetum ha fatto ritenere che il territorio di Montecchio rientrasse in età romana nella sua giurisdizione amministrativa e facesse quindi parte dell'agro centuriato lungo l'Enza attribuito, per il suo disallineamento rispetto a quello di Regium Lepidi, al piccolo centro coloniale sulla via Emilia.

La romanizzazione del distretto montecchiese data, a giudicare dai materiali archeologici e dall'iscrizione funeraria di Statius Alfius rinvenuta nei pressi della Rocca, al I sec. a.C. e investe un ambito dai connotati prettamente rurali, il cui il tessuto insediativo si compone di ville e fattorie che fanno dell’attività agricola la loro pricipale occupazione economica, integrata dalla produzione di ceramiche e laterizi destinati al consumo locale e realizzata in fornaci spesso al servizio stesso dei complessi abitativi.


Sorti in età imperiale e talora ancora attivi in epoca tarda, gli impianti insediativi sono l'immediato riflesso, dal punto di vista topografico, della rete viaria principale e secondaria, che ha uno dei suoi punti di forza nella direttrice lungo la sponda destra dell’Enza. Attraverso questo tracciato si realizzava il collegamento tra Brescello e Tanneto e da qui, transitando per Montecchio, si poteva raggiungere il centro di Luceria nella prima fascia appenninica.

Il progressivo declino di Tannetum a partire dalla tarda età imperiale ha evidenti riflessi anche sul territorio circostante, ove si accentuano i fenomeni di ruralizzazione e di insorgenza di nuovi punti insediativi, spesso autosufficienti, il cui cuore è costituito da grandi ville o insiemi di abitazioni. E’ questo il caso del Podere Fontana, a nord del paese, dove nel 1981 è stata rintracciata, a seguito di lavori agricoli, una delle più significative emergenze archeologiche montecchiesi. L'estensione del sito, la rilevanza dei resti strutturali e la ricchezza del materiale ceramico orientano ad interpretare il complesso come una villa o un vicus, del quale doveva far parte anche un edificio di culto a cella quadrata attorniata da un portico, individuato da Gaetano Chierici nel 1855 e riconosciuto nella sua funzione di larario grazie alla presenza di bronzetti votivi effigianti diverse divinità.

Il rinvenimento di una necropoli tardo-antica, composta da sepolture in cassa laterizia con copertura alla cappuccina, è indizio della vitalità dell'abitato di Montecchio, il cui ruolo sarò destinato ad accrescersi nel quadro del popolamento della successiva età altomedievale.