Correggio
insediamento
insediamento sparso
ambito culturale romano
secc. II a.C./ VI d.C.
Posto sulla sponda sinistra del torrente Tresinaro, che costituiva il naturale confine fra i territori amministrati da Regium Lepidi e da Mutina, il territorio correggese ha in età romana un accentuato carattere di ruralità e le testimonianze relative a questo periodo storico non sembrano disegnare significativi aggregati abitativi.
Ciò non esclude che l’attuale cittadina possa essere stata sede di un vicus, al quale dovrebbero rapportarsi alcune epigrafi funerarie ed altri materiali rinvenuti nell'area urbana.


Numerose altre tracce disseminate nel comprensorio di Correggio fanno riferimento ad insediamenti sparsi, talora di una qualche ampiezza. La zona di Rio Saliceto ospitava una villa, alla quale si possono ricollegare il leone funerario (ora presso il Palazzo dei Principi) e la targa iscritta reperiti agli inizi del Seicento ed appartenenti ad un grande e articolato monumento sepolcrale. Questo, forse del tipo a recinto, doveva essere composto da una cassa di marmo, quattro leoni a grandezza naturale e due urne. Sono sopravvissuti solamente la lapide, menzionante il defunto C. Fuficius Hilario, e uno dei felini collocabile, per l’accostamento tipologico con altri analoghi elementi scultorei del territorio modenese, nella prima metà del I sec. d.C.

Da Lemizzone proviene una lapide della famiglia degli Antiistii (seconda metà I sec. a.C.); ad un altro sepolcreto non localizzato va attribuito il cippo confinario, stabilente le dimensioni di un'area cimiteriale privata, poi portato a Fosdondo.
Reperti di probabile origine funeraria sono segnalati anche a Villa S. Martino e Villa Budrio.
Forse a Mandriolo è stata recuperata la lapide della liberta Aninia Ge.

Complessi architettonici di maggiore estensione e di più elevato livello costruttivo sono stati individuati a Villa Fazzano, loc. Imbreto, dove sorgeva un complesso rustico perdurato sino alla tarda età imperiale (III sec. d.C.), e nella Cava Unieco sita in frazione S. Prospero. Si tratta di un’ampia azienda fondiaria, caratterizzata da diverse attività produttive, il cui arco di vita copre vari secoli (I-VI sec. d.C.). L’emergenza archeologica è stata fatta oggetto di alcune campagne di scavo anche per l’eccezionale interesse derivante dall'ottimo stato di conservazione di alcuni elementi strutturali deperibili come travi lignee, alzati e pavimentazioni.